Già da tempo, l'enorme banca dati di Spotify viene utlizzata per scopi molto diversi: individuare l'accordo più usato di sempre, oppure le playlist più suonate in ogni città. Matt Daniels di Poly-graph.co ha pubblicato un interessante articolo che vuole analizzare come una canzone riesca a superare l'epoca in cui è stata pubblicata diventando, così, un riferimento culturale per le future generazioni.
Daniels ha individuato, ad esempio, quali canzoni degli anni '90 sono state più suonate su Spotify nel 2014. In testa c'è “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana che ha collezionato 50.657.282 play, seguita da “Iris” dei Goo Goo Dolls (35.669.952), “Wonderwall” degli Oasis (34.352.877), “Under The Bridge” dei Red Hot Chili Peppers (33.625.240) e "No Diggity" dei Blackstreet (30.911.317). È stata proprio quest'ultima traccia a ispirare tutta la ricerca: stiamo parlando di un brano certamente noto ma lontano da essere definito il singolo hip hop più conosciuto in assoluto, più ancora di "Juicy" di Notorious B.I.G. (che ha totalizzato 25.275.630 play) o "Jump Around" degli House of Pain (19,794,409).
Questa anomalia è ancora più evidente se si prendono in considerazione altri periodi: la canzone più ascoltata degli anni '70, sempre nel 2014, è stata “Bohemian Rhapsody” dei Queen o per gli '80 "Don't Stop Believin" dei Journey. Si tratta di due titoli sicuramente molto conosciuti ma che, nella memoria collettiva, difficilmente rappresentano il brano più famoso di quella specifica decade.
Anche il successo commerciale di un brano è poco indicativo se si vuole capire come una canzone sia "senza tempo" per Spotify: “Smells Like Teen Spirit” non ha mai superato la sesta posizione nella classifica di Billboard dei singoli più venduti. Nel 1991, l'anno in cui è uscita, ben 41 canzoni erano considerate più popolari – ad esempio: "End Of The Road" dei Boyz II Men, "Baby Got Back" dei Sir Mix Alot, "I'm Too Sexy" dei Right Said Fred – ma poi sono finite più velocemente nel dimenticatoio.
Oggi con Spotify questo calo di interesse è misurabile. Nel grafico qui sotto trovate l'andamento degli ascolti di tre brani del 2013: "Get Lucky" dei Daft Punk, "Counting Star" degli One Republic e "Young and Beatiful" di Lana Del Rey.
Come vedete, la hit dei Daft Punk, probabilmente a causa della massiccia esposizione che ha ottenuto all'inizio, ha raggiunto più in fretta un punto di saturazione e ne è conseguita una discesa degli ascolti piuttosto ripida. Diverso è il caso degli One Republic che hanno avuto una crescita del tutto inaspettata o di Lana Del Rey che, invece, è riuscita a mantenere gli ascolti costanti per quasi l'intero anno.
Ovviamente l'analisi degli ascolti su Spotify non ci permette di definire un'unica regola che spieghi come una canzone rimanga di successo per così tanti anni fino a diventare un vero punto di riferimento per le future generazioni. Tuttavia la piattaforma mette a disposizione dei dati che risulteranno sempre più utili per analizzare il trend degli ascolti. Nell'articolo trovate molti grafici interattivi che vi permetteranno di mettere più canzoni a confronto e scoprire quali brani hanno più resistito al passare del tempo. Constaterete come, nella maggior parte dei casi, questi non siano i più fortunati a livello commerciale o quelli che hanno vinto più Grammy o altri tipi di premi.
C'è da tenere presente che non tutte le band sono presenti nell'archivio di Spotify (i Beatles o Taylor Swift, ad esempio) ma resta un esperimento molto interessante. Se volete approfondire l'argomento, qui trovate l'intero articolo.
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L'articolo Quali canzoni sono davvero senza tempo? Ce lo dice Spotify di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2015-08-24 11:59:00
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