Torna la nostra rubrica letteraria per guidare i vostri acquisti in libreria, a tema musicale e non. Oggi parliamo di Genesis, Ivan Graziani, punk e molto altro.
DONATO ZOPPO
La filosofia dei Genesis
2015, Mimesis, pp. 116, 8 €
Tranquilli, “filosofia” è intesa come “senso”: e insomma, si domanda Donato Zoppo, qual è il senso della specificità dei Genesis come band? Tra le due o tre chiavi di lettura possibili, Zoppo ne sceglie una poco indagata: quella del teatro rock messo in atto dal cantante Peter Gabriel, che prima non sapeva come ovviare alle lunghe pause tra un brano e l’altro necessarie ai suoi compagni e poi alle accuse della stampa che rimproverava ai Genesis una certa noia e cerebralità. Il saggio, agile, semplice, accorto nello spiegare pian pianino e per filo e per segno (senza mai essere pedante) evoluzione e senso del teatro rock dei Genesis anche ai non addetti ai lavori e ai non superfans (e fa bene: bisogna scrivere per tutti), è ottimo anche per l’inquadramento che dà dello specifico teatrale di Gabriel nel contesto del teatro rock dell’epoca (dagli Who a Bowie, per citare solo i due nomi più famosi paragonati a Gabriel) e per l’opera di sintesi dei tanti tasselli sparsi nelle molto opere scritte sulla prog band inglese. Consigliatissimo. E si legge pure in un’oretta. // Renzo Stefanel
IGORT
Quaderni Giapponesi
2015, Coconino Press, 184 pp., 19 €
Una lunga lettera d'amore al Giappone, quella che il disegnatore Igort fa con questo libro. Che mescola ricordi autobiografici del tempo in cui ci ha vissuto (metà anni '90) e lavorato (ideando e realizzando con grande successo il manga Yuri), racconti sulle tradizione e sul disegno, tra le più importanti fonti d'ispirazione del fumettista italiano, tavole ad acquarello, spezzoni di manga, foto, riproduzioni di opere degli autori più cari. Come Hokusai, Tesuka, Sharaku, Tsuge, di cui vengono raccontate da vicino le vite e le opere, accanto a quelle dei cineasti Miyakazi, Kitano, Takahata, Suzuki Seijun, e inframmezzate a quelle dei lottatori di sumo, della casta dei burakumin, di Abe Sada. E a quelle dello stesso Igort che, pur rispettato e onorato dai colleghi orientali, viene sottoposto ai loro stessi ritmi di lavoro, decisamente più industriali che artistici, che finiscono per metterlo a dura prova. Tutto il libro (definirlo graphic novel è improprio, visto il suo carattere meticcio: racconto, disegno e frammento si cedono continuamente il passo) è pervaso da un sentimento misto di malinconia e affetto, unito a tutta l'ammirazione per un paese che sembra sfuggire alla mano occidentale persino mentre lo sta stringendo. E al contempo riesce a comunicare con noi in modo più profondo. Come scrive Igort: "In Giappone sembravo ritrovare me stesso, quell’arcipelago parlava all’isola della mia anima. Con le parole semplici del pescatore, di chi è nato vicino all’acqua." // Silvio Bernardi
PAOLO TALANCA
Ivan Graziani. Il primo cantautore rock
2015, Crac edizioni, 87 pp., 12 €
Qual è stato lo specifico di Ivan Graziani, catalogato ora come cantautore ora come rocker (peraltro malvezzo tutto italiano, definire cantautore un rocker che si scrive da solo i suoi brani)? Talanca, uno che di canzone d’autore ne sa a pacchi (è direttore di redazione al Premio Lunezia e fa parte della giuria del Premio Tenco), ma non è affatto digiuno di rock, tenta con questo agile librettino (si legge in mezzoretta) l’inquadramento critico che tutt’oggi manca. Il vero Graziani non sarebbe quello dei suoi grandi successi (“Lugano Addio”, “Firenze canzone Triste”, “Agnese”), ma quello dei brani davvero rock, come “Pigro”, “Monna Lisa”, “Taglia la testa al gallo”, “Il chitarrista” e “Fuoco sulla collina”. Proprio a quest’ultima è dedicato il cuore del libro: un’analisi che in poche pagine tenta di spiegare anche a chi è digiuno di musica (quindi usando un linguaggio volutamente poco esatto e poco preciso, ma comprensibile ai più, con lodevole sforzo di volgarizzamento) la particolarità di Graziani. Che sta nell’unire lo specifico del rock (il riff) a quello della canzone d’autore (il “parolare” la musica, ridotta a mero accompagnamento del testo): ciò porta a una modificazione tanto della ritmica rock, costretta ad adattarsi all’accentazione dell’italiano, quanto del testo, costretto a cercare una ritmicità diversa da quella della tradizione melodica europea. Libro interessante, prefazione di Andrea Scanzi. // Renzo Stefanel
BATTA & MATTHEW
ZippoCity 5 - Una storia un po' punk
2015, Graphic Artworks, 100 pp., 12 €
Profonda provincia, primi anni '90: Zippo, postino punk e un po' perdigiorno si arrabatta tra l'odiato lavoro, i sogni di rock'n'roll con la sua band, gli Acne, e l'infatuazione per Ewelina, tanto conturbante quanto inguaribile gattamorta. Accanto a lui il flippato chitarrista-negoziante di dischi Brown, lo sboccatissimo ma fedele batterista-meccanico Manzo e l'improbabile vegliardo-manager Emilio, che tra un giro di ginger e uno di sanguinella riesce a procurare le prime date al power trio. Per un giro strano di eventi, una di queste sarà addirittura in apertura ai Ramones, idoli di sempre degli Acne, anche se questi dovranno condividere il palco con gli odiati rivali Maalox e la sanità mentale di Zippo sarà messa a dura prova dalle bizze di Ewelina. Riuscirà la band a ricomporsi in tempo per suonare prima dei (non) fratelli più famosi del punk rock? La risposta si trova in questo delirante e godibilissimo fumetto realizzato in puro stile DIY dai cremaschi Batta & Matthew (al secolo Ermanno Battaglino e Mattia Stringhi), che cita a piene mani i comics underground e i supereroi più sgangherati, e pesca dallo stesso retroterra del Pazienza di Zanardi guardando però ai protagonisti con un po' più di affetto. Stesso affetto che prova il lettore nel seguire le loro peripezie, che siano in sella a una Vespa sgangherata, nei campi della bassa Padana o sul palco di un localaccio da quattro soldi, a suonare per una birra e una pacca sulla spalla, o anche solo per poter gridare di fronte a qualcuno: Kick out the jams, motherfuckers!!! // Silvio Bernardi
MAURIZIO FANTONI MINNELLA
La musica che abbiamo attraversato
2015, Editori Riuniti, pp. 428, 33 €
Ponderosissimo saggio, che racconta la musica del Novecento tutta dal punto di vista di un ascoltatore, per quanto particolare (Maurizio Fantoni Minnella è scrittore, pubblicista, saggista cinematografico, documentarista e studioso di letteratura in lingua spagnola), “La musica che abbiamo attraversato” è volume che merita attenzione e snocciola giudizi che sanno di essere provocatori. La tesi di fondo è che non esiste una musica del Novecento, ma tante musiche del Novecento che Minnella passa in rassegna evidenziando la sua enorme cultura. Su questa condivisibilissima base, si innestano le provocazioni di Minnella, cui non è questa la sede per replicare: l’esaurirsi del rock nell’esperienza del progressive anni ’70; la mancata considerazione del fatto che ad ogni musica corrisponde una determinata caratterizzazione sociale dei suoi ascoltatori; che questa ha radici nella condizione economica e lavorativa delle singole persone, per cui è impensabile che un operaio, un operatore di call center o un commesso, dopo una giornata lavorativa di quel genere, concepiscano la musica come esperienza intellettuale al punto da ascoltarsi la sera un’opera di musica concreta (cioè che riproduce i rumori); la demolizione del Miles Davis post-“In A Silent Way” e di Franco Battiato; eccetera. Rimane comunque opera valida, interessante, che apre mondi sconosciuti, di facile lettura (eccettuata l’introduzione) e quindi assolutamente consigliata. // Renzo Stefanel
FRANCESCO CARRÀ E MARCELLO ZUCCOTTI
Come nascono i comici - Dal Derby allo Zelig
2016, Hans & Alice Zevi Editions, 400 pp., 18 €
Nato quasi per scherzo come jazz club in cui ai numeri musicali venivano alternati sketch surreali e umoristici, in poco tempo il Derby Club rivoluzionò la vita notturna milanese e anche il modo italiano di intendere la comicità: non è un caso che dalle sue quinte siano passati praticamente tutti i nomi più importanti del cabaret italiano degli anni '60, '70 e '80, poi impostisi a livello nazionale grazie alla televisione e al cinema. Artisti come Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, a cui gli autori del libro fanno raccontare con interviste o stralci di autobiografie la nascita e la storia del club; senza dimenticare il suo lato musicale, con la figura fondamentale di Jannacci nelle vesti di direttore/talent scout, e le partecipazioni di Franco Cerri, Enrico Intra, Nanni Svampa, Ornella Vanoni e Bruno Lauzi. Fino ad arrivare, seguendo l'evoluzione, agli anni dello Zelig, in qualche modo erede della tradizione del Derby. Il tutto raccontato con dovizia di particolari e foto, in un lavoro di documentazione tanto paziente quanto sentimentale, anche nel raccogliere le testimonianze dei personaggi meno noti della vicenda: chi non ce l'ha fatta o chi per sua volontà si è smarcato o è rimasto nell'ombra non è nel racconto meno importante di chi invece ha fatto fortuna e magari ha anche vinto l'Oscar. Fanno tutti parte dell'incredibile storia del Derby, che Carrà e Zuccotti hanno ottimamente riassunto in questo pregevole saggio, corredato nel finale da alcuni racconti ispirati alla medesima tematica. // Silvio Bernardi
GIORDANO CASIRAGHI
Che musica a Milano
2014, Zona editrice, 326 pp., 20 €
Opera enciclopedica e meritoria, questa di Casiraghi si candida ad essere un must per tutti gli studiosi di storia della musica italiana. Chi si è trovato a ricostruire le vicende di questo o quell’artista italiano degli ultimi 60 anni, si è spesso trovato a confrontarsi col milieu musicale di città come Roma, Genova e, naturalmente, Milano, da sempre capitale delle discografia nostrana e quindi polo di attrazione, nel 1950 come oggi, per voglia diventare musicista professionista. Le vicende di tantissimi e disparati artisti si sono incrociate così a quelle dei tanti locali delle tre città, dei quali rimangono spesso solo i nomi, più o meno leggendari. Se le ricostruzioni dei milieu di Genova e Roma attendono ancora i loro storici, Milano l’ha trovato in Casiraghi, che cataloga locali storici (come Arethusa, Piper, Voom Voom…), Cabaret (Derby, Nebbia Club…), locali notturni e night club (Astoria, Embassy…), alternativi (Arcibellezza, Leoncavallo, Macondo, Zelig…), sale di registrazione (Fonorama, Fonoroma, Sax Studio…), palchi a cielo aperto (Parco Lambro, San Siro…), teatri (Cristallo, Dal Verme, Arcimboldi…), grandi eventi (Cage, Hendrix, Beatles…), palazzetti (Palalido, Palatrussardi…), fuori dal mucchio (Rolling Stone, Magazzini Generali…), locali fuori città (Bloom, Capannina…), storie (la Milano dei Gufi). Opera imprescindibile, ricchissima di ricordi dei protagonisti, anche se poco organici, a carattere enciclopedico e quindi agevole per la consultazione ma di non agile lettura. E però preziossissima. Semplicemente grazie. //Renzo Stefanel
AA. VV. (a cura di MANUEL GRAZIANI e MAXIMILIANO BIANCHI)
Andare in cascetta
2015, A morte libri, 80 pp., 8 €
"Philips, Sony, Maxell, TDK, BASF. Normal position, type I, type II, type III, type IV. Metallo, ferro, cromo, ferrocromo. Da trenta, sessanta, settanta, novanta, centoventi, settantaquattro, quarantasei". Se avete più di ventisette anni, questo non vi sembrerà arabo. Perché anche voi, in gioventù e magari anche dopo, vi facevate le "cassettine", proprio come gli autori di questa raccolta di racconti a tema, curata da Manuel Graziani e Maximiliano Bianchi. Scrittori e giornalisti come Maurizio Blatto, Matteo Di Giulio, Andrea Valentini, Gianni Miraglia e Vittorio Bongiorno prendono spunto dai mitici nastri magnetici (ora rispolverati da una certa moda hipster, ma questa è un'altra storia) per tredici storie in cui la cassetta è solo un pretesto per parlare di rock, di ragazze, di incontri improbabili ma anche di guerra, di lutto, di tradimento. Il tutto sempre con lo stesso piglio disincantato e generazionale, con lo stesso trasporto al limite della monomania per la musica, con la stessa urgenza punk, che fa da collante ai vari racconti. In cui fanno capolino, tra gli altri, Mike Patton e Henry Rollins, Claudio Lolli e Guccini, gli Stooges e Jonathan Richman, e non solo dalle casse degli autoradio. Una raccolta che si legge tutta d'un fiato, neanche il tempo di suonare i due lati di una C60. E non c'è neppure bisogno di riavvolgerla, una volta finita. // Silvio Bernardi
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L'articolo Bookit #32, i nostri consigli per le vostre letture a tema musicale di Renzo Stefanel e Silvio Bernardi è apparso su Rockit.it il 2016-03-08 12:06:00
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