C’è uno strano paradosso che accende gli animi nelle settimane precedenti il Festival di Sanremo: le critiche ad oltranza lo giudicano antiquato, farraginoso, variamente trash. Eppure il dato oggettivo è che nell’edizione 2015, ideata e condotta da Carlo Conti, anche quest’anno confermatissimo, ha avuto una share media del 48,6%. Quindi, di cosa stiamo parlando? Perché il “Sanremo percepito” è sempre più sfigato del “Sanremo reale”?
Il Festival della Canzone Italiana è di per sé uno show stagionato, conservatore, autocompiaciuto perché in questo modo riesce a raggiungere le più ampie fette di pubblico televisivo possibili, che in quelle qualità si rispecchiano. Ma non si possono negare alcune innovazioni degli ultimi anni: le edizioni “di sinistra” di Fabio Fazio hanno dato un po’ di scossoni al meccanismo della gara, mentre lo stesso Conti – conduttore modellato nella creta del pubblico di Rai1 – sembra aver ben assorbito la lezione dei talent internazionali (e soprattutto dell’X Factor nostrano – vedi i clip introduttivi dei cantanti andati in onda nel 2015).
Già leggendo i testi delle canzoni in gara dal 9 al 13 febbraio 2016 si capisce che non c'è niente di nuovo sotto il sole: amori persi, amori ritrovati eccetera. Anche i concorrenti sono suddivisi in quote abbastanza prevedibili, seppur frutto di un nuovo assetto musicale: oltre a quelli che vedi quasi solo all’Ariston (Ruggeri, Pravo, Arisa, Stadio, Irene Fornaciari, Zero Assoluto, Dolcenera) e al quasi obbligato tasso di musica “alternativa” (gli Elii, Bluvertigo, Neffa, Clementino, Rocco Hunt), il resto è tutto di provenienza talent. Dopo anni di snobismo via via scemato, porte aperte ai reduci di X Factor (Noemi, Lorenzo Fragola, Francesca Michielin) o di Amici (Annalisa, Scanu, Deborah Iurato con Caccamo, Dear Jack, Alessio Bernabei). Molti di questi nuovi artisti hanno orde di fan giovani e scatenatissimi, a pensarci bene non esattamente il solito zoccolo duro del pubblico sanremese.
Sembra essere questa stessa tensione continua e contraddittoria fra il vecchio e il nuovo a non mettere mai tutti d’accordo. Basta guardare le “vallette” (al fenomeno Virginia Raffaele si affianca la bellona d’ordinanza Madalina Ghenea e perfino il bellone Gabriel Garko, che fa contente le signore da casa) o il parterre degli ospiti annunciati, che va dai Pooh a Ellie Goulding. A forza di voler piacere a tutti, qualcuno resta sempre scontento. Ma non si possono negare i piccoli passi per togliersi la polvere di dosso (ammesso che la vittoria de Il Volo dell’anno scorso sia stata solo un incidente di percorso).
(Ellie Goulding, una delle ospiti internazionali di Sanremo 2016. Foto via livenation.com)
Ci sono pochi dubbi che anche questa edizione rastrellerà consensi e ascolti. Perché Sanremo è Sanremo. Ma soprattutto perché Sanremo non è più Sanremo: dall’epoca “classica” di Pippo Baudo (il suo ultimo Festival è del 2008), sono cambiati il mercato, i cantanti, i palinsesti, perfino la società. Una kermesse (“messa cantata”, in tedesco) del genere per non perdere il suo pubblico deve saper adattarsi ai suoi cambiamenti, anche se con doverosa gradualità. Uno dei possibili modelli di riferimento è l’Eurovision Song Contest (quest’anno trasmesso proprio da Rai1), nato nel 1956 sul modello di Sanremo ma nel frattempo divenuto uno show distante anni luce in termini di vivacità e appeal giovanile. Non è comunque difficile ipotizzare che fra un po’ di anni Sanremo sarà glamour quanto il nostro X Factor, magari sotto la guida di Alessandro Cattelan, sicuramente il conduttore più moderno che abbiamo.
Ma ci vorrà del tempo prima che i dj entrino a messa. Nel frattempo vanno bene anche le critiche.
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L'articolo Sanremo sta ringiovanendo? di Paolo Armelli è apparso su Rockit.it il 2016-02-03 14:15:00
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