Dente con un disco in uscita. Cosa puoi dirci?
Ho voluto incontrarvi per raccontarvi come è stato realizzato questo disco, perché è stato fatto in un modo diverso dal solito. Ecco, finito. (si alza e fa per andarsene, risate NdR). No, ok: per fare il disco sono stato due mesi a Busseto, in provincia di Parma, dove abitano i miei musicisti e dove ho sempre fatto le prove, anche ai tempi della Spina, negli anni '90. Abbiamo mandato una lettera al Comune e abbiamo chiesto se avevano degli spazi da darci per un paio di mesi, dove allestire lo studio perché volevo registrare lì, in quella terra lì. In questo modo potevo dare ai miei musicisti la possibilità di lavorare senza troppi sbattimenti. Io potevo permettermi di stare due mesi là, via da Milano. Ho affittato un appartamento in centro a Busseto e mi sono trasferito. Il Comune ci ha dato questa scuola elementare che non usano più a Sant'Andrea di Busseto, una frazione del paese.
Quindi tu sei andato direttamente dal Comune, dalla Pro Loco.
Sono andato direttamente da Giuseppe Verdi, dal momento che è nato lì. (ride, NdR). In realtà lì è pieno di scuole dei piccoli paesini, che una volta si usavano e poi sono state vendute a privati oppure non sono più usate. Nello spazio che ci hanno dato c'era al piano terra un bar, dove c'erano gli anziani che bevevano e giocavano a carte: una cosa molto Emilia-oriented. Abbiamo fatto gli operai per un paio di giorni, abbiamo allestito lo studio con Tommaso Colliva, che ha microfonato tutto e ha fatto in modo che potessimo registrare in autonomia.
Lui non era presente alle registrazioni?
Lui è venuto, ha montato e ha controllato che potessimo registrare.
Come mai avete fatto così?
"Io tra di noi", il mio disco precedente, l'avevamo registrato con Tommaso Colliva a Lari in una modalità del tipo "andiamo in studio, suoniamo al meglio possibile e la registriamo". Con i tempi dello studio: alle 9e30 arrivi, pausa pranzo, alle otto a casa. A me questa cosa stava un po' stretta: ho cercato di fare una cosa più libera. E così è stato: ci sono state alcune volte in cui mi veniva voglia a mezzanotte di registrare delle voci, partivo e andavo. O alle sette di mattina, per i fatti miei. E poi volevo tornare a occuparmi della produzione artistica. "Io tra di noi" è un disco di cui sono contento, mi piace, ma è quello che sento meno mio.
Se tu potessi ti faresti uno studio personale o preferiresti comunque ragionare in questo modo, allestendo lo studio in posti sempre diversi?
Mi piace molto questa modalità da studio mobile, che non è poi una novità, l'hanno fatto anche i CCCP negli anni '80. È un modo molto bello, completamente diverso dal fatto di andare in studio. Non c'è una regia, non c'è uno dietro al vetro che ti guarda. E poi ho fatto tutto come volevo io: anche le voci le facevo e le rifacevo finché non ero soddisfatto. Non avevo qualcuno che mi ascoltava mentre lo facevo, mi sentivo meno osservato.
Non hai bisogno di qualcuno che ti dia dei limiti, che ti dica quando ti stai incaponendo su una stronzata?
Ho la testa talmente dura che quando una cosa mi piace, alla fine sono contento.
Nella scuola/studio di registrazione siete rimasti due mesi?
Abbiamo fatto tutto luglio di prove. Con la sala già allestita, io e la mia band abbiamo provato a dare forma alle canzoni e agli arrangiamenti. Poi tutto agosto abbiamo registrato, quindi grandi rec, abbiamo preso le take migliori e poi le abbiamo rivisitate, abbiamo fatto sovraincisioni, perché non è stato registrato in diretta. L'abbiamo fatto con grande libertà e senza l'ansia degli orari e dei soldi che se ne vanno per pagare lo studio.
Certe idee sono uscite direttamente in studio?
Di scrittura no. Avevo già quindici pezzi pronti, ne abbiamo fatti dodici. Ad alcuni non siamo riusciti a dare una forma adatta e allora ne ho tirato fuori un altro che non avevo finito e che ho terminato lì.
Quindi gli strumenti saranno principalmente quattro?
Gli strumenti sono tastiere, pianoforti, chitarra, batteria, basso e contrabbasso - c'è molto contrabbasso. Poi ci sono anche fiati e archi: li abbiamo arrangiati noi, abbiamo scritto le parti e poi sono arrivati Enrico Gabrielli e altri due musicisti a fare i fiati e Rodrigo D'Erasmo a suonare il violino.
Ci sono altre collaborazioni?
No, solo queste.
Titolo?
Titolo mi manca, ne ho già scartati tanti.
Qualche esempio?
Non ve li dico, se li ho scartati vuol dire che non sono belli.
Quando uscirà e per chi uscirà?
Gennaio. L'etichetta non la so ancora, sto valutando tante cose, tra cui anche l'autoproduzione.
Si sono fatte vive anche le major?
Ci sono stato ieri. Ti ripeto, non escludo l'autoproduzione.
Quali ascolti sono finiti in questo disco?
Qualcosa ci è finito, soprattutto musica brasiliana. Ne ascoltavo anche prima di andare in Brasile in tour con i Selton, ma là ho comprato tantissimi dischi. Quando avevo le canzoni pensavo che quegli ascolti non mi avrebbero influenzato, invece poi, ascoltando, qualcosa è finito dentro. Non c'è finito dentro il liscio, che comunque sto ascoltando per colpa di Gabrielli e della sua nuova Orchestrina di Molto Agevole. Mi piaceva già da prima, perché io comunque vengo da quelle parti là, dove il liscio ce l'hai in testa da quando sei bambino. Adesso mi sto comprando i dischi di liscio ed è molto figo.
I testi del liscio sono spesso molto volgari.
Dipende da quale liscio parli, quello tradizionale non è volgare. Secondo Casadei ha scritto delle cose bellissime e anche difficilissime. Da quando lo conosco, non ho mai sentito Gabrielli dire che un pezzo era difficile da suonare. Con il liscio invece è sempre lì che suda e si chiede come è possibile.
Il nuovo disco sarà più allegro o più triste dell'ultimo?
Triste è sempre triste (ride, NdR).
Ok, restando in quei livelli lì: è più o meno triste?
È diversamente triste.
"Due volte niente", il primo pezzo di "Io tra di noi" è uno dei pezzi più tristi del mondo.
Eh, abbastanza. Ma ce n'è una che forse la batte. Una cosa che invece non c'è rispetto agli altri dischi è una canzone solo chitarra e voce o piano e voce, è tutto fatto con la band.
Dovessi scegliere un'epoca per descriverlo?
Non saprei. Abbiamo cercato di registrarlo un po' alla vecchia maniera...
Non che gli altri sembrassero i Black Eyed Peas...
(ride, NdR) No, però abbiamo scelto ad esempio di microfonare poco la batteria, tutte cose così. Abbiamo cercato di avere un suono che ci piacesse già così, registrato nudo. Abbiamo scelto strumenti con suoni precisi, c'è anche un clavicembalo, che è uno strumento bellissimo e abbiamo usato in quattro pezzi. Ci sono le marimbe, ma non ci sono strumenti che avevo usato in "Io tra di noi", spinto anche da Tommaso Colliva, come la celeste. Il suono ce l'avevo in testa da tempo. All'inizio avrei voluto fare clavicembalo, contrabbasso e batteria, poi dopo invece è andata in un'altra direzione, ma un po' di clavicembalo è rimasto.
Hai portato a un livello ulteriore i giochi di parole stile "Cuore di pietra"?
Ci sono giochi di parole, ma non fini a se stessi come alcuni del disco precedente.
Il pezzo rap c'è?
Il pezzo rap c'è, con il clavicembalo (ride, NdR)
Ci sono tante donne nel disco?
Ci son canzoni che parlano delle solite cose, fondamentalmente. C'è una canzone con tante donne, ma non sono donne vere.
Come si scrive una bella canzone d'amore?
Non so
Non risponde mai nessuno a questa domanda.
Se anche lo sapessi non te lo direi
Oltre ai tour con i Selton hai fatto altre date all'estero. Come sono andate?
Sono andate molto bene. Ho suonato a Berlino, Parigi, Bruxelles e Lussemburgo e vorrei tornare a fare cose all'estero. A dire il vero vorrei fare un tour con dentro anche l'estero. C'è stata risposta, soprattutto di italiani, che è la cosa che mi interessa meno in realtà, ma non solo. Soprattutto a Parigi c'erano italiani e non, un teatro da 250 posti che abbiamo riempito quasi completamente. Lì c'erano anche francesi e anche a Bruxelles, dove ho suonato in un festival, in apertura a un gruppo locale. Lì c'erano stranieri, che hanno ascoltato e hanno anche comprato dei dischi.
Uno come te, che parla molto sul palco, come si pone di fronte a un pubblico che parla un'altra lingua?
In Brasile è stato difficile, ma sono riuscito a fare lo scemo anche in inglese e questo mi ha dato grandi soddisfazioni. Sono riuscito a fare giochi di parole in inglese improvvisati sul palco.
Probabilmente ti prendono in giro ancora adesso.
Esatto (ride, NdR)
Ti porto il Pantone dei colori, così ci dici di che colore è questo disco.
In realtà questo disco è fatto con tutti i colori Pantone.
È una risposta un po' paracula
No, ma è vero. Sto cercando idee per la copertina, ma l'unica cosa di cui sono sicuro è che voglio fare una copertina molto colorata.
Tu adesso quindi vai dal grafico e cosa gli dici? In che modo gli fai capire quello che vorresti avere in copertina?
Io ho un'idea di partenza e ho anche fatto delle prove, che un po' mi convincono e un po' no. In realtà questo del colore è un punto fisso. Poi magari uscirà la copertina in bianco e nero. Però ho fatto delle foto a un oggetto che fa effetti di colori psicadelici anni 60, con le bolle. In realtà non è un disco acido o psicadelico, però mi richiama un po' quel mondo lì. Non dico Devendra Banhart, però un po' in quella direzione visiva ce lo vedo, con cose un po' hippies. Però vediamo, magari viene fuori una copertina nera con scritto Dente e senza titolo perché non ce l'ho.
[GUARDA LE FOTO SCATTATE DURANTE LE REGISTRAZIONI]
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L'articolo Dente: "Vi presento il nuovo disco" di Sandro Giorello e Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2013-09-18 00:00:00
COMMENTI (6)
"triste è sempre triste" potrebbe essere un bel titolo
ma perchè "psicadelico"?
Cazzo, Dente da Baratta nella foto è da voto dieci.
capelli a cazzo per capelli a cazzo meglio dente di appino. (e parte la capello-war). ovviamente tutta invidia la mia, e sincera pure :D
@saggiofaggio AH aha hah... se vedi il mio capello adesso...
Chi è il parrucchiere di Dente?