Hai portato avanti questo tipo di operazione mettendo di mezzo la scienza, la matematica, la fisica, l’astronomia… mi hai fatto googlare cosa cazzo sia “Calabi Yau”, oltre che il titolo di un tuo nuovo pezzo. In un certo senso l’hai presa da molto lontano: cantare dell’umanità intera, dell’universo e delle sue leggi. Una cosa ambiziosa, se vuoi.
Quella è stata una riflessione a monte. Se io avessi deciso una cosa a tavolino, tipo evitare di parlare della mia città, se avessi già scritto tutte le canzoni e alla fine fossi andato a togliere i riferimenti a Roma sarebbe stato un po’ forzato. Per me non funziona così. Per me il tutto assomiglia più al pilotare una nave, è una cosa molto più lunga. C’erano cose dei dischi precedenti che mi sembrava avessero dei limiti che non si potevano spostare più in là di così. Così ho iniziato ad entrare in un ordine mentale del tipo “ok cerchiamo dei riferimenti altrove, cerchiamo un mondo che non è necessariamente quello romano, cerchiamo cos’altro mi interessa, cos’altro esiste”
... e a te interessa la matematica
(ride) Mi interessa la matematica, la fisica, ho un vago interesse per il Buddhismo, ma non mi avventuro oltre. Preferisco parlare di questo. Però sono sempre processi lunghi e poco pensati, non c’è mai stato il momento in cui ho deciso questa cosa qui. Quando avevo tutte le canzoni le ho riascoltate e ho detto “oh fico, non c’è la parola Pigneto, mai!” (ride). Ero contento di questo.
In “Non finirà” dici che le uniche cose che non finiranno mai sono il senso che la storia sta finendo, il senso che sia tutto un po’ già visto, il senso che stia per scadere il tempo...
È un po’ una follia dirlo, ma quello forse è il pezzo più politico de I Cani (ride) perché è un pezzo che parla del capitalismo, o meglio parla anche di quello. Mi sembra che ci sia qualcosa nel modo in cui viviamo da consumatori che ha molto a che fare con la ciclicità. C’è un grande scarto tra una ciclicità che esiste e la condizione, o meglio la sensazione, di essere alla fine di qualcosa, che è una convinzione anche un po’…
... grillina.
Sì, un po’ grillina ma anche un po’ vanitosa nel pensare di essere alla fine della storia. In realtà tutte le generazioni sono state convinte di vivere in un’epoca di decadenza. Adesso magari ci sembra di vivere in un mondo particolarmente pauroso e spaventoso perché succedono cose come gli attentati di Parigi, ma se pensi alla Guerra Fredda, se pensi alla Prima o alla Seconda Guerra Mondiale, se pensi alla Guerra dei Trent’anni, se pensi alle Invasioni Barbariche… abbiamo sempre avuto dei momenti in cui pensavamo di essere sull’orlo dell’estinzione. E questo secondo me ha molto a che vedere col mercato: come quando ricevo la mail di Apple che mi dice “arriva l’iPhone 6s, è cambiata solo una cosa. Tutto” e in realtà non è cambiato assolutamente nulla, perché questo telefono è identico a quello dell’anno scorso… però te lo compri lo stesso. Quella cosa ti colpisce, insomma ti piace pensare di essere nel presente
O ti piace pensare di non rimanere indietro
Esatto. Il futuro un po’ fa paura, ci mette ansia, ci sconvolge e ci mette terrore. Ma dall’altra ci diverte, ci fa provare un brivido, ed è la cosa che speravo di raccontare in quella canzone. Pensare al futuro è divertente ma anche inquietante
Parliamo invece di “Proto-bodhisattva”. Un titolo un po’ complicato...
Pure quello mi è venuto spontaneamente: avevo la linea melodica, stavo cantando e mi è venuto subito da dire quelle parole lì, “proto bodhisattva”…
...parole non così immediate, converrai con me
(ride) No, però in quel periodo stavo leggendo un po’ di cose sul Buddhismo e quindi la parola mi risuonava nella testa. Il bodhisattva è colui che è nel percorso per diventare Buddha. Nell’aggiungere quel “proto” invece mi riferisco ad una condizione ulteriore, perché come essere umano sento di non essere nemmeno un bodhisattva, sono sulla strada per diventarlo. Da occidentali siamo tutti un po’ attratti dal Buddhismo, secondo me. Viviamo nell’epoca del desiderio, giri per strada e sei pieno di immagini sessuali, cose che puoi avere, cose che puoi possedere. Il Buddhismo ti offre una grossa scappatoia. Io però mi sono sentito sempre molto ipocrita; la vita che faccio è talmente lontana che so che non la potrei veramente e profondamente cambiare. per questo mi sento un “proto” bodhisattva. Capisco che esiste quella cosa lì, ma mi ci sento lontanissimo
E tutte le varie domande che fai nella canzone, sulle droghe e sulla fica?
Mi sembra che siamo tutti belli impicciati con queste cose qua. Di persone che possono rinunciare a droghe e sesso io ne conosco pochissime, forse nessuna. E sono anche cose che sono tutto sommato poco necessarie a noi come esseri umani. Perché se un essere umano lo vedi come un animale comunque è strano che si debba drogare e debba vivere il sesso in maniera così totalizzante
Più che vivere il sesso in maniera totalizzante, mi sembra che al momento in giro ci sia un calo di libido totale. Vuoi la sovraesposizione del sesso, lo stress della vita quotidiana, la stanchezza… forse è iniziata un’epoca in cui il sesso comincia ad essere sottovalutato
Io dico che in qualche modo è una cosa che fa parte del discorso sociale. Il sesso viene usato per venderti delle cose, quindi fa parte del commercio che è la base del mondo in cui viviamo, più del diritto. Capisco che possa dare questo senso di assuefazione, o noia, o schifo. Ormai c’è poco di trasgressivo nel sesso.
Esatto, rischia di diventare una cosa quasi passé. Molte coppie stanno iniziando a prendere alla lettera il “Netflix & Chill”, sostituendolo a una sana scopata
Però anche quello secondo me ha molto a che fare con l’ansia. Se mi devo confrontare con la modella che vedo sul muro, o con il pornoattore che vedo su YouPorn, ho l’ansia e preferisco davvero fare altro, tipo guardare Netflix.