Le luci della centrale elettrica - Milano, 04-11-2010

(Foto di IIaria Magliocchetti Lombi)

Incontrare Vasco Brondi a cena ed essere costretti poi a trascrivere ore e ore di parlato. Un'unica intervista kilometrca - che pubblicheremo in due parti, questa la prima - dove non esistono quasi domande, un lungo discorso che si articola tra ampi temi, bicchieri di vino e piccole risate. A differenza dell'immagine ombrosa o decadente che può dare nelle sue canzoni (o che vi siete fatti leggendone) di persona Vasco Brondi è affabile e amichevole, oltre che essere un chiaccherone pazzesco, basta dargli il "la" e parte come un treno, ragionamenti ordinati, cose da dire, con tono mai perentorio o da predicatore, sempre aperto e rilassato, con quell'accento indefinibile tra Ferrara e il basso Veneto. Ti ascolta, sincero e attento e da lì capisci...



MA QUALI LUCI DELLA MIA GENERAZIONE ?!?

(ovvero: "Una volta per tutte: Le Luci non è né generazionale nè portavoce di niente e di nessuno")

Ecco, leviamoci di torno questa roba che è solo un grande malinteso e che ha anche alimentato una parte delle critiche nei miei confronti, di chi sente dire che io sono 'sto gran poeta e, soprattutto, che io sono il portavoce di una generazione... Questo per me è un grande equivoco. Nel senso che c'è questo "noi", questo "esercito" di cui si parla nelle canzoni, che però è un "noi quattro", è un "esercito di due persone", e viceversa, che sono quei cinque amici di cui nella canzone "Per respingerti in mare" si fa la conta sui petali di quei fiori che quando soffi si disfano, cioè che alla fine non sono neanche rimasti, veramente... è importante questo, anche perché in generale non credo neanche al concetto di generazione, credo che non sia l'anagrafe a far avvicinare le persone, e questo penso sia dovuto a molte cose, a un'individualizzazione che comunque ti fa sgomitare, a questa sorta di "si salvi chi può" generale, che non è neanche giusto chiariamoci, perché crea questo clima da tutti contro tutti... però, appunto, anche per questo motivo, non mi sembra neanche sensato parlare di "generazione" sulle robe che faccio io. Alla fine dei conti parlo di me, delle persone che ho attorno e della realtà che mi circonda.

Però parecchi si sentono comunque rappresentati, si riconoscono in quello che dici. Alla fine la figura dell'artista serve anche a quello, a trovare le parole che le persone normali non hanno
Beh, si penso di si, evidentemente questa cosa c'è. Anche perché di fatto questo progetto riceve delle critiche, quindi vuol dire che in un certo senso è rilevante... nel senso che tante altre robe non ricevono neanche critiche perché a uno non gliene frega un cazzo... però una cosa che non capisco è che Le Luci Della Centrale Elettrica è una cosa così piccola che devi andartela a cercare, non è esposto tutto il giorno sulle reti Mediaset e Rai, non passa nelle radio, non è qualcosa che te lo trovi sempre attorno, non è come Berlusconi che è ovunque, è un progetto a bassissimo profilo che te lo devi cercare per ascoltarlo, e quindi se non lo vuoi semplicemente non l'ascolti, anzi non lo trovi nemmeno... ma il punto è cercarlo apposta per criticarlo, che senso ha?

LE LUCI & DE ANDRE'

(ovvero: a parte il fatto se Le Luci sia o meno il De Andrè del 2000, perchè sembra non si possa nemmeno pronunciare la parola De Andrè?)

Ma perchè De Andrè è stato comunque santificato, è stato messo su un piedistallo tale (anche per renderlo assolutamente inoffensivo, tra parentesi), che quindi ormai non ha più a che vedere con la realtà, io spero invece di avere a che vedere con la realtà anche perchè io vivo in Questa (sottolineato) realtà.

Sai cosa? secondo me di tutti gli scandalizzati che si riempiono la bocca di "De Andrè", sono in molti a non aver mai nemmeno ascoltato nulla, che conoscono le 4-5 canzoni famose e stop
Ma sì poi entrano tante altre dinamiche, adesso ha questi fan attaccati in modo davvero morboso... Per quanto riguarda me, ultimamente sto riferendomi a "La buona novella" perchè è il disco suo che sto ascoltando di più e che ho fatto sentire agli altri mentre abbiamo suonato "Per ora noi la chiameremo felicità"... ecco per me "La buona novella" è un disco davvero incredibile e soprattutto è venuto fuori in pieno periodo della contestazione e lui parlava di quella roba lì con un coraggio incredibile, e fortunatamente a noi sono arrivate le canzoni, non l'eco delle polemiche che c'erano state attorno... perchè comunque il disco dura nel tempo mentre quelle polemiche lì durano 2 mesi dopo l'uscita e bon. De Andrè è stato "perseguitato" tutta la vita, per tutti i dischi che faceva... vedi anche "Storia di un impiegato" ha mosso critiche aspre da chi negli anni '70 faceva parte di tutta l'area dell'oltranzismo extraparlamentare... che poi li abbiamo visti tutti entrare in tutti i partiti politici o in televisione... che sarebbe stato bello ci fosse ancora De Andrè vivo solo per ritrovarseli davanti e capire chi erano davvero questi qui che lo criticavano. Ma poi sì i paragoni con me non è che si possono fare dai, non lo so...

Infatti il mio discorso è "solamente" del tipo "voglio poter essere libero di dire e pensare una cosa del genere", tenendo conto dello spirito dei tempi e vivendo nei tempi in cui viviamo, cioè pensando in diretta a quello che sta succedendo e riuscire a raccontarlo mentre lo si sta vivendo. Dovrebbe essere il mio lavoro no? Essere libero di farlo senza i santini e gli intoccabili e senza aspettare 'dopo', quando 'dopo' son capaci tutti, ovvio che non devi essere tu a dirmi "sì sono il nuovo De Andrè"...
Beh sì, giusto, per esempio non c'è problema se lo dici di me relativamente a Claudio Lolli che non ha avuto questo postumo successo in tutta la nazione anche televisiva, il "problema" di De Andrè è che c'è stata questa beatificazione a cui lui sarebbe stato completamente contrario che vabbè è uno "spettacolo"... uno "spettacolo" che fa continuare a girare le sue canzoni, sì, ma a un livello basic, del tipo che di tutta la sua produzione come dici tu la maggior parte della gente conosce 4 o 5 canzoni, se va bene... certo che De Andrè è davvero nella cerchia degli intoccabili, sicuramente... che poi allo stesso tempo però, con chi è in questa "cerchia", salta fuori anche quell'altra dinamica assolutamente folle che è quella dell'Intellettuale In Dissenso, cioè quello che per spararla fuori dal coro per pensare di fare il figo dice una Stronzata... perchè non ha neanche senso che visto che De Andrè è beatificato adesso salto fuori dicendo "No, De Andrè è un coglione" cosa che succede adesso per esempio con Saviano che siccome lo vedono così, allora l'intellettuale quello di sinistra figo deve dire che "Saviano è un coglione"... il problema è che questi sono i Mughini, cioè aspirano tutti a diventare Mughini, quelli che "lavorano" nella musica parlando in questo modo... per loro il Vate è lui... ex Lotta Continua ora opinionista calcistico... c'è anche un parallelo interessante... è pura tifoseria calcistica.

LE LUCI & LE LITI CONDOMINIALI

(ovvero: il peso delle chiacchere, Brunetta e la Sindrome del Condominio)

Posto il fatto che umanamente si tende a dar più retta a 30 che ti criticano rispetto a 3000 che ti applaudono, certo non posso dire di essere immune dalle critiche... ma davvero ho capito che non devo ascoltare più nessuno di questi attacchi gratuiti, perchè è impossibile dire a qualcuno "mettiti nei miei panni" perchè non ci si metterà mai, giustamente... alcuni di questi che criticano sui vari forum, tipo sul forum di Rockit, cosa pensano?... di fondo credono che tu stia facendo solamente il cazzeggio e la bellavita... che è la stessa identica idea che hanno Brunetta e Maroni di chi suona, quindi anche lì insomma attenzione veramente, quando credono di fare i rivoluzionari questi qui, che non so nemmeno chi siano, saranno dei mantenuti o impiegati tutta la vita a testa bassa e vengono a fare la lezione... lascia il tempo che trova, magari anch'io a 16 anni ero così... va benissimo anzi, chi anche parte più critico verso una cosa piuttosto che prenderla a braccia aperte... bisogna stare attenti però quando questo si confonde con quello che dovrebbe essere una testata musicale... quando si prende loro come referenti... lì abbassi il livello del discorso e della comunicazione, invece che alzarlo, tenendo conto che abbassiamo sempre di più quell'unica battaglia lontanamente e culturalmente sensata in Italia che sarebbe quella di cercare di alzare un minimo il livello della cosiddetta "cultura popolare".

Un'altra cosa da aggiungere è quella della morale cattolica... basata sul fatto che tu devi soffrire e portare le tue croci, di cui è permeata questa scena indipendente. Nel senso che fin quando soffri, sei sfigato, fai cumuli di sacrifici, allora sei il migliore... Poi quando, per autosuggestione, iniziano a credere che sei ricco, famoso, soddisfatto, finisci d'essere interessante... tutto ciò è veramente agghiacciante, questa cosa della morale cattolica è assurda. Che poi mi vengono a dire delle cose assurde tipo "adesso sarai contento, c'hai i soldi, sei famoso" e io gli devo ridire "no guarda mi alzo come tutti che mi girano i coglioni, i soldi li ho finiti perché ho autoprodotto il disco, e sto male la maggior parte del tempo, adesso sei contento se ti dico che siamo sulla stessa barca?"... han bisogno di sentirsi dire questo...

Che poi sono tutti stereotipi che si riproducono, nel senso che alla fine ti rendi conto che è uno stereotipo che fa muovere queste critiche, perché cambiano i contenuti e i protagonisti, ma rimangono gli stessi discorsetti da lite condominiale. Abbiamo in questo gli esempi di tanti altri gruppi che ci sono passati: i CCCP prima, i Marlene dopo, gli Afterhours dopo ancora, i Baustelle, e sostanzialmente tutti i gruppi più rilevanti, se non epocali, in Italia dell'ultimo periodo. Quindi se in questo processo mi accostano a questi gruppi sono anche paradossalmente contento...

Che è molto italiana questa cultura della critica... il fatto anche di non avere progettualità, perché non ci è stato insegnato ad avere una reazione diversa, propositiva, rispetto alla realtà... solo criticare e abbassare l'altro... il lamentarsi...
A me viene sempre chiesto come reagisco a queste polemiche, cazzo cerco di allargare lo sguardo, in fin dei conti è una nicchia piccolissima, minuscola. Penso che sia importante premettere che per me una lotta che ha senso fare, che ci dev'essere non è mica quella di chiudere la musica ancora di più col filo spinato in questa piccola finta élite di illuminati... che in realtà si ritrova tra quatto personaggi che continuano a menarsela, a lottare l'uno con l'altro in discorsetti che non sono neanche da parrucchiere, ma proprio d'invidia, "perché quello là del forum di qua, perché quell'altro forum lì", quindi lotte che sembrano combattimenti fra cani in un recinto piccolissimo... E mi viene in mente quello sketch di Guzzanti che diceva viva la libertà e poi pisciava sul divano. Questa roba di sparare cazzate alla cazzo di cane è la stessa identica cosa di pisciare sul divano... cioè usi la libertà che ti dà la rete per pisciare sul divano.

Mentre, secondo me, con uno sguardo leggermente più ventilato e ampio, puoi cercare di pensare alla cultura popolare e in un certo senso cercare di alzare proprio il livello di questa "cultura popolare", cosa che chi si azzarda a fare viene sbranato da questo condominio. Come ad esempio i Baustelle, che hanno fatto i due dischi più pop iniziali vendendo 500 copie a disco e venendo osannati dalla scena autistica-musicale, e con gli ultimi due invece, "Amen" più politico, che è quello che io amo di più (oltre ad essere il disco italiano più politico degli ultimi 10 anni), e "I mistici dell'occidente", anche più sperimentale a livello di suoni, sono stati tacciati di essere sanremesi. No ragazzi, semmai quelli sanremesi erano i Baustelle dei primi due dischi, che erano super pop, quasi da Festivalbar, perché è la loro scrittura e identità che semmai è pop al 100%... e comunque oggi come oggi ben vengano 3000 ragazzini che cantano "dovete studiare Baudelaire", che cantano la storia di Alfredino e cose di questo tipo... altro che le liti da condominio e i critichini e i mughini...

A proposito di questo mi ha colpito moltissimo una frase di Saba, del '45, quindi prima del '77, che diceva: "L'Italia è l'unica nazione dove non c'è mai stata e mai ci sarà una rivoluzione, perché fondata su un mito fratricida, come quello di Romolo e Remo, Mussolini e i socialisti" eccetera. Il fatto è che non c'è mai lo scontro tra il nuovo che supera il vecchio, ma è sempre uno scontro tra coetanei, tra persone che frequentano le stesse idee. Come delle tifoserie calcistiche, dove qualcuno prima si ama e poi si odia. Quando è cosi invece che avere un ascoltatore razionale hai qualcuno un giorno ti ama e il giorno dopo non ti ama più. E a me non piace questo rapporto, non cerco questo quando faccio le canzoni, dei fan o roba del genere, e soprattutto non capisco proprio perché ci si debba accanire con questa roba. Per me è importante anche sottolineare che non sono un francescano, non ho quella cultura del proselitismo e non faccio niente per avere dei proseliti o gente che mi segue, anzi faccio quello che voglio completamente, con le "viscere sul tavolo", come diceva Pazienza, tenendomi quasi lontano o avvicinando di più chi si vuole avvicinare. Però mi scoccia ogni tanto dover sopportare dei rovesci di medaglia che non volevo, che non voglio e che non mi interessano.

LE LUCI & PER ORA NOI LA CHIAMEREMO FELICITA'

(ovvero: com'è nato questo disco?)

Ti dicevo che questo è un progetto aperto anche dal punto di vista delle collaborazioni, dunque mi piace pensarlo come un collettivo che cambia sempre, dove io posso essere un comune denominatore però tutte le persone intorno a me buttano il loro sguardo, che sia chi fa il video, chi fa i disegni, chi fa la grafica, chi ci suona, e tendo a dare completa carta bianca, chi ha lavorato con me può confermarlo.

Questo disco ha avuto una nascita strana, irregolare, come penso qualsiasi cosa. E' nato nei due anni in cui ero in tour, per cui è nato per questioni pratiche chitarra e voce, che erano le uniche cose che avevo essendo in giro, tra traslochi e cose così... Per cui nulla, lavoravo su questi pezzi e a un certo punto pensavo fossero finiti, che ci fossero le canzoni, semplice... ero tranquillo e non me la sentivo di dovermi inventare qualcosa, chissà che... Ovviamente avevo questa cosa di fare caso a tutte le tensioni, le pressioni che avevo attorno, non sono mica il Dalai Lama che riesco ad astrarmi... però l'idea di dover sorprendere magari qualche critico di cui non me ne frega assolutamente niente o qualcuno che ha una vita così di merda che aspetta un disco per sorprendersi, mi spingeva a fare l'opposto. Respingevo questa idea di dovermi inventare in due settimane di studio un nuovo suono che non era il mio, perché il mio suono era diventato quello che avevamo costruito durante il tour, questa roba da orchestra distorta insieme con la chitarra acustica. E questo era il modo più sincero di esprimerlo, perché essenzialmente non c'erano motivi di fare a tutti i costi qualcosa che dovesse sorprendere.

E quindi stavo un po' cincischiando, in quel periodo avevo smesso di fare concerti, e ci siamo trovati un paio di giorni con Stefano Pilia, che suona le chitarre, e Enrico Gabrielli, che si è dato a organi e clarinetto basso, e siamo stati due giorni a provare in camera mia, e il terzo giorno ci siam detti andiamo in questo studiolo che c'è a Ferrara, che è quello dove avevo registrato il demo, facciamo le prove, ce le registriamo così le ascoltiamo a casa. E lì in un giorno abbiamo suonato dalla mattina alla notte tutte le canzoni, e alla fine questa prova è diventata la base del disco. E lì ero ancora nella fase del dubbio di dovermi inventare chissà cosa, invece ho capito che quella li era la roba più sincera, era il nostro suono di quel momento ed il panorama migliore che potesse esserci dietro queste canzoni... E questa orchestra distorta mi ha ricordato questo disco di Leonard Cohen, anche se ovviamente il paragone non sta in piedi, "Songs of love and hate", dove c'è questa voce con l'orchestra sotto... mentre qui, in "Per ora noi la chiameremo felicità", c'è con un quarantennio e con un decennio di punk in mezzo, quindi con gli archi, gli organi, le chitarre, le voci tutte dentro gli amplificatori, tutte che escono sature o distorte, e con un cantato che non è un cantato, con delle parole nelle canzoni che non sono parole da canzone.... E da lì alla fine nato il disco, sul quale abbiamo poi aggiunto poche cose in studio, abbiamo rifatto le voci, però è suonato tutto in presa diretta, e penso questa cosa si senta, penso che da un certo punto di vista sia più immediato del precedente e da un altro punto di vista penso sia assolutamente fuori moda, perché credo che imponga più ascolti per entrare dentro i testi, dentro le canzoni, per capirle. Ed è anche stato pensato assieme, non come raccolta di canzoni, aveva una scaletta che da quando l'abbiamo suonata è sempre stata quella, con le canzoni che sono anche disposte in ordine cronologico di quando l'ho fatte, ed ha dunque un una visione globale, in un certo senso è un diario.

FINE PRIMA PARTE

Nella seconda parte: i modelli, i concerti, l'Italia, l'amore, le major, Mina.

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L'articolo Le luci della centrale elettrica - Milano, 04-11-2010 di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2010-11-08 00:00:00

COMMENTI (19)

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  • mestessocredo 14 anni fa Rispondi

    no non sei ubriaco, forse uno dei pochi sobri rimasti mi verrebbe da pensare :)

  • jeans 14 anni fa Rispondi

    cmq forse sono io che l'ho ascoltato da sbronzo.. ma io ho trovato che l'atmosfera a livello musicale fosse più azzeccata. che i suoni distorti sovrapposti alla chitarra acustica si sciogliessero meglio. in definitiva a livello di arrangiamento ho visto un miglioramento..

  • autmark 14 anni fa Rispondi

    Jeans hai ragione, la carica innovativa era evidente in "CANZONI DA SPIAGGIA....."
    Per dirla breve, non si era mai sentita una cosa del genere.
    E di questo, io, lo ringrazio vivamente.
    Tutte le recensioni di questo disco però partono dicendo che: O lo si ama, o lo si odia...
    Non è vero cavolo,questa è una banale semplificazione.
    Già qui si capisce che qualcosa non ha funzionato.
    Perchè devo essere PRo o contro Vasco Brondi??

    Mi sarebbe piaciuto avere lo stesso stupore che ho avuto nell'ascoltare il primo disco.
    Io l'ho amato nel primo disco, ma mi ha lasciato totalmente indifferente in quest'ultimo lavoro.
    Un mio caro amico ha commentato in maniera piuttosto sempliciotta:
    " Mi hanno stufato i suoi Do minore - Sol e i lavandini fosforescenti dentro cassonetti luccicanti.."
    Ma penso che sia quello che hanno pensato la maggior parte delle persone che attendevano questo disco con ansia..

  • jeans 14 anni fa Rispondi

    Posso capire la delusione ma si deve riflettere su un paio di cosette. Vasco ha esordito nel primo album con uno stile che, per quanto possa fare vomitare o rubare l'anima, era tutto suo. io in italia una cosa del genere non l'avevo ancora sentita... mai sentito nessuna che avesse i coglioni (e guardate che in una società in cui l'estetica passiva degli specchi in arte è all'ordine del giorno ce ne vogliono davvero grandi di coglioni) di urlare su un palco "le piazze sono mute per combattere l'acne!"... due anni dopo esce un nuovo disco.. cosa ci si deve aspettare di già? una rivoluzione letterale? una musicale? brondi dopo aver fatto musica con un approccio assolutamente inedito che avrebbe dovuto fare? sarebbe stata un'innovazione del tutto innaturale il cui unico scopo sarebbe stato compiacere la volontà, a volte fine a se stessa, di avere sempre roba nuova tra le mani che dilaga nella scena indipendente...pretese che come al solito gravano sulle spalle degli artisti già più anticonformista della musica in italia. e poi perchè sconvolgere un approccio così azzeccato, dal momento che è funzionale può rimanere tale almeno per un pò.. a me sarebbe dispiaciuto perdere le luci della centrale elttrica così come sono in un disperato tentativo di riinventare se stessi..
    e come se dopo il primo album (aurorale per il punk) dei sex pistols si avesse preteso che che con il secondo inventassero il grounge...(un secondo album a scanso di equivoci non è mai uscito)
    io la penso così.. si sta diventando fin troppo esigenti e in questa maniera si possono solo bruciare talenti...

  • hangoverband 14 anni fa Rispondi

    Delusione incredibile il nuovo delle Luci...
    Quello che penso qui sul mio blog
    iomicaricodirabbia.blogspot…

  • autmark 14 anni fa Rispondi

    Questo è ovvio, se lo scopo dello scrivere musica si trasforma in un mero tentativo di sorprendere la critica, è evidente che qualcosa non ha funzionato.
    Un disco deve sorprendere prima di tutto chi l'ha scritto.
    Se cosi sarà, questo molto probabilmente arriverà anche alle persone, critiche e non!
    Ho ascoltato il nuovo disco.
    In via del tutto personale, quindi puramente soggettiva, mi chiedo se :

    1)Squadra che vince, non si cambia.
    2)C'è a disposizione unicamente un'ottima squadra, ma non ci sono riserve.


    Non so' rispondere ovviamente.

  • utente45883 14 anni fa Rispondi

    mah secondo me non è quella la sostanza del discorso. ovvio che un disco può e deve sorprendere, riuscire nell'impresa di non lasciare indifferenti, annodare lo stomaco, come è stato per Canzoni da spiaggia deturpata. qua il discorso si riferiva a coloro che in un nuovo album si aspettano una radicale novità, nuovi inserimenti che riescano a stupire e a ricreare la pacca emozionale che ha avuto, come in questo caso, un esordio sensazionale. Mi viene il parallelo col Teatro degli Orrori che dal primo al secondo album hanno cambiato il loro linguaggio e han fatto molto parlare di se. Qua credo che Vasco volesse dire che non sentiva di dover sviluppare e arricchire il suo linguaggio solo per mettere nuova carne al fuoco della critica. E' semplimente il suo linguaggio, ciò che gli piace dire e come gli piace dirlo.. le parole mi sembrano abbastanza chiare..

    "..però l'idea di dover sorprendere magari qualche critico di cui non me ne frega assolutamente niente o qualcuno che ha una vita così di merda che aspetta un disco per sorprendersi, mi spingeva a fare l'opposto. Respingevo questa idea di dovermi inventare in due settimane di studio un nuovo suono che non era il mio.."

    l'accento è sull'Aspettare, perchè un'emozione non si aspetta, semplicemente viene, e ti stupisce per quello..

  • autmark 14 anni fa Rispondi

    Sono d'accordo con PGM.
    Era piu' che altro una questione di forma, non di sostanza!
    Ci sono dischi, ma forse sopratutto stili, che hanno, passatemi il termine, salvato delle generazioni.
    Non vorrei risultare storiografico, ma pensate al blues e alla sua intrinseca volontà di riscatto.
    Pensate alla pizzica(per stare a casa nostra).
    La popolazione trovava una valvola di sfogo da una vita fatta di duro lavoro, di fatiche immani e di rigide regole sociali.
    Risparmiandoli dalla strada.
    Un bel disco puo' far venire voglia ad un ragazzo di prendere in mano una chitarra per la prima volta.
    E grazie anche a quell'unico ragazzo, mi sento di dire che il mondo è un posto un po' meno ignorante.

  • utente8067 14 anni fa Rispondi

    Guarda io sono rimasto impressionato ai concerti di LLDCE ...dal pubblico in particolare. Una condivisione di emozioni tra artista e pubblico rara...rarissima.
    Bello, emozionante davvero. Ripeto cosa rara (sopratutto oggi)...che esiste perchè il pubblico, per l'appunto, è rimasto "sorpreso" dai suoi dischi. La pressione per scrivere un secondo capitolo è naturale e capisco possa pesare, sopratutto il dover per forza "stupire" e il dover ripetere l'impatto emozionale del primo disco...ma la frase, estrapolata o meno, rimane (comunque) infelice ad esempio perchè io, come altri, non ho difficoltà ad ammettere che certi dischi mi hanno letteralmente cambiato la vita e non solo "sorpreso". Sopratutto non penso di avere "una vita di merda" per questo motivo. Insomma capisco bene la "ciccia" del discorso di Vasco ma la forma...'nsomma...

    @mattiarublamassicerrone: Vuoi parlare di NFL? Vieni qua allora (playitusa.forumfree.it/?f=9…)

  • utente45878 14 anni fa Rispondi