Un'alternativa alla Siae? Ecco come funziona Soundreef

Abbiamo contattato il fondatore di Soundreef, Davide D'Atri, per farci spiegare come funziona il loro servizio, e se può veramente essere una valida alternativa alla Siae per autori, editori, etichette e locali.

Soundreef
Soundreef
17/10/2014 - 09:29 Scritto da Redazione

Il 14 ottobre è stato un giorno importante per il mondo della cultura italiana: il tribunale di Milano ha ritenuto che collecting societies alternative alla Siae come ad esempio Soundreef sono perfettamente legali in Italia (se volete approfondire, qui c'è il comunicato stampa). In occasione di questa prova di legittimità, abbiamo contattato il fondatore di Soundreef Davide D'Atri per farci spiegare come funziona Soundreef, e se può veramente essere una valida alternativa alla Siae per autori, editori, etichette e locali. 

 

Ciao Davide, ci spieghi che cos'è Soundreef?
Soundreef è una Siae inglese che si occupa di gestione e ripartizione di royalties per conto di autori, editori o etichette discografiche. Analizziamo la musica suonata in alcuni contesti, incassiamo i compensi pagati dagli utilizzatori e ripartiamo tali compensi in maniera analitica ad autori, editori ed etichette.

Quindi si può dire che è una vera e propria alternativa alla Siae?
Certamente sì. Alle varie collecting europee e, in Italia, alla Siae.

Ci sono delle differenze sostanziali con la Siae?
Posso dirti intanto quello che facciamo noi. Prima di tutto Soundreef nasce con l'idea che dal punto di vista tecnico è assolutamente possibile ripartire sempre e in (quasi) qualsiasi contesto il 100% delle utilizzazioni in maniera analitica. Non servono regole strane, non servono criteri statistici, non servono ripartizioni per forfait. Ciò che viene suonato deve essere pagato. Questo è il cappello principale. Mentre invece nelle collecting societies di tutto il mondo si usano ampiamente dei sistemi di ripartizione statistica, o a campionamento, o forfaittari. 
Poi ci sono tre grandi differenze. La prima è la velocità in termini di rendicontazione e pagamento; nel Soundreef live per esempio noi rendicontiamo all'autore ed editore dopo solo 7 giorni dal concerto, mentre una collecting tradizionale può arrivare a rendicontare anche dopo 12 o 18 mesi. Per il pagamento, noi paghiamo entro 90 giorni dal concerto mentre una collecting normale può arrivare a pagare fino a 18-24 mesi dopo il concerto.
L'altra cosa molto importante è il borderò digitale. Niente più errori sul borderò cartacei che possono essere invalidati. L'ultima cosa riguarda invece la trasparenza dell'informazione, nel senso che ogni autore o editore che si iscrive a Soundreef (tra l'altro l'iscrizione è totalmente gratuita e non ci sono tasse annuali) ha un account online dove può visualizzare esattamente dove la sua musica viene suonata, quanto ha guadagnato e quando verrà pagato. Quindi in ogni momento si può risalire all'utilizzazione originale. Se ti arrivano 5.59 € sai esattamente da dove vengono: 50 centesimi da Stoccolma, 30 da Bari e via dicendo.

Dal punto di vista di un musicista quindi è estremamente semplice, mi pare di capire. Parlami un po' meglio del borderò digitale, come si compila?
Il borderò digitale è molto semplice. La band, prima di procedere con il concerto (il giorno prima o quando preferisce), va sul suo account, seleziona i brani che ha registrato in precedenza (e quindi non li deve scrivere ogni volta ex-novo) e segnala che sta andando a suonare in un certo posto e in un certo giorno. A quel punto il sistema genera automaticamente un borderò digitale e una licenza che viene inviata automaticamente via mail all'organizzatore del concerto. 

Dal punto di vista dell'organizzatore di un concerto invece come funziona?
L'organizzatore non deve fare assolutamente più nulla. L'organizzatore riceve il borderò già compilato, la licenza pre-compilata e fine. Il giorno dopo si collega a Soundreef, paga con carta di credito, paypal o bonifico e basta. Non deve andare in nessun ufficio, non deve compilare niente.

Ho letto invece delle radio In-Store. Di cosa si tratta?
Dal 2011 licenziamo il nostro catalogo a grandi catene italiane ed europee. Queste catene, come per esempio Auchan che è nostro cliente in Italia, invece di licenziare il catalogo Siae licenzia quello Soundreef. Noi mandiamo la musica alla radio in-store che la catena più preferisce, e poi la radio instore gestisce la musica per conto della catena.

Che percentuale trattiene Soundreef come compenso per i propri servizi?
Il 32% su Soundreef live e il 50% su Soundreef in-store (comprensivo però di selezione, catalogazione, promozione e consegna della musica alle catene e gestione delle playlist). 

Ho letto anche che vi servite anche di Patamu.com. Di cosa si tratta?
Patamu è una startup di amici, cerchiamo sempre di legarci a realtà locali. In Italia abbiamo trovato loro e pensiamo che il servizio che offrono sia interessante; permettono di depositare e tutelare dal plagio le opere d'ingegno, tutto gratuitamente. Non abbiamo ritenuto opportuno sviluppare questo servizio noi stessi perché già ci sono delle alternative, e quindi abbiamo avviato una partnership con Patamu per quanto riguarda il mercato italiano. Suggeriamo ai nostri iscritti di registrare le proprie opere gratuitamente su Patamu. 

Se io volessi organizzare un concerto servendomi esclusivamente di Soundreef, c'è una lista di artisti iscritti che posso consultare?
Sì, ma al momento la lista pubblica è incompleta perché sul sito sono riportate ancora le prime 30 band che si sono iscritte quando siamo partiti a maggio 2014. Abbiamo in programma nelle prossime settimane di aggiornare la lista con le centinaia degli autori che si sono iscritti a Soundreef live in questi mesi. Se non sbaglio per ora sono poco meno di 300. Così speriamo di incoraggiare gli organizzatori a consultare le liste e chiamare gli autori che si sono affidati a Soundreef.

Se un iscritto ha un problema, avete un servizio clienti al quale si può rivolgere?
Sì, certamente. Nel caso di Soundreef live per esempio, il nostro customer service aiuta tutti gli organizzatori in qualsiasi cosa possano avere bisogno: dal trovare una band ad avere una licenza per la serata. Una cosa molto importante da dire è che tutte le nostre licenze vengono vendute con inclusa l'assistenza legale e la garanzia in manleva totale nei confronti di Siae.
Siamo cresciuti molto nel settore delle radio delle grandi catene perché nessun punto vendita ha mai avuto problemi. Se un ispettore va in un punto vendita servito da una radio Soundreef il punto ha un certificato e un numero verde che può chiamare, e poi saremo noi ad interagire con Siae per conto del punto vendita. Stessa cosa nel caso dei concerti: per qualsiasi eventuale errore commesso da Soundreef, paghiamo noi. Finora non è mai successo ma in teoria sarebbe così, insomma.

So che servite 13 paesi diversi. Dov'è la base operativa di Soundreef? E l'assistenza clienti per l'Italia è in italiano?
L'azienda è inglese e ha base a Londra. Man mano che ci muoviamo in alcuni paesi, a seconda che siano strategici o meno, cerchiamo di avviare delle relazioni con personale locale oppure con aziende locali che svolgono dei servizi per noi. Questo è un po' il nostro modello. 

Parliamo della decisione del Tribunale di Milano. Ve l'aspettavate? Quando avete lanciato il servizio in Italia vi siete preparati anche dal punto di vista legale per riuscire a sfidare un colosso come la Siae? 
In tanti ci chiedono: come vi è venuta in mente l'idea? In realtà prima di lanciare Soundreef ci siamo preparati per 10 anni e prima di Soundreef abbiamo aperto un'altra start up che si occupava di diritto d'autore. Abbiamo studiato questo settore sin dai tempi dell'università. Quindi quando abbiamo aperto nel 2011 avevamo già le idee chiarissime sia da un punto di vista legale sia commerciale, ed è stato solo necessario trovare dei professionisti importanti come ad esempio Guido Scorza in Italia che ci ha sempre seguito tanto, che hanno capito la nostra mission e sono riusciti a tradurla in un argomento legale forte. Però non c'è mai stato il dubbio, da parte nostra, che il nostro servizio non fosse legale o che potesse essere sconfitto in un'eventuale causa.
Certamente noi abbiamo sempre considerato l'eventualità che ci potessero essere dei passi indietro, perché degli episodi negativi possono sempre accadere. Per questo da subito abbiamo cercato di accantonare delle riserve per le spese legali abbastanza importanti. Ma il meccanismo è talmente chiaro che non abbiamo mai pensato che il progetto potesse naufragare per questioni legali. Ci ha sempre stupito il fatto che molti avvocati italiani ci avvertissero dell'esistenza dell'art. 180 (ci si riferisce all'art. 180 della legge 22 Aprile 1941 n. 633 che attribuisce in esclusiva alla S.I.A.E. l’attività di intermediazione per taluni diritti d’autore, ndr). Sembra quasi che non si consideri che l'Italia è un paese europeo, e in quanto tale deve osservare le leggi europee.

Se la startup fosse nata in Italia, pensi che la decisione del tribunale sarebbe stata diversa?
Questo non te lo so dire. Quel che posso dire è che è importantissimo per l'Italia adeguare l'articolo 180 in maniera che si possa fare questo tipo di impresa con la necessaria tranquillità. È una cosa improtantissima, e sono sicuro che anche noi apriremo presto una sede nel nostro paese. Sono anche sicuro che ci sarebbero tanti giovani che vorrebbero aprire la loro impresa per innovare in questo settore, che in Europa vale 6 miliardi di euro, mentre in Italia la Siae fattura circa 620 milioni di euro.
È un settore grande che non è mai stato toccato dall'innnovazione. Mai.
Nell'industria della musica si è fatto di tutto, da Napster in poi, ma in questo settore non si è mai fatto nulla di nuovo. Si parla tanto di aiutare le startup, ecco: questo è un settore in cui le startup italiane potrebbero nascere ed essere leader in Europa, potrebbero essere precorritrici. Dobbiamo lasciarle libere di aprire in Italia con tranquillità e con chiarezza. Anche perché altrimenti ci esporremmo semplicemente alla concorrenza dall'estero, e basta. Non è una cosa ragionevole.  

 

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L'articolo Un'alternativa alla Siae? Ecco come funziona Soundreef di Redazione è apparso su Rockit.it il 2014-10-17 09:29:00

COMMENTI (9)

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  • ciro_b_3 anni faRispondi

    sapreste dirmi cortesemente il coste dell'abbonamento per diffondere anche musica su una web radio senza alcun scopo di lucro? SIAE CARISSIMA

  • ciro_b_3 anni faRispondi

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  • theflyingcats6 anni faRispondi

    Con tutto il rispetto umano ma 1) Non sono una alternativa alla SIAE in quanto si appoggiano a Patamu e Lea non tutelano l' opera, quindi fanno una cosa diversa. 2) 32% su Soundreef live e il 50% su Soundreef in-store??? Cioè un botto. SIAE non chiede simili percentuali. Questi sono carrieristi a voler esser buoni 3) La azienda poi è inglese e paga le tasse in inghilterra 4) hanno cercato di riscuotere proventi ASCAP che è un lavoro di SIAE e hanno perso la causa. Cioè... siamo serii... via ma quale alternativa? Poi tu vatti a fidare di chi fa una cosa con scopo di lucro per fortuna c' è stato il decreto fiscale (148/2017) che li ha costretti a affidare alla LEA la riscossione Tutti gli artisti anche in UK sanno benissimo che non conviene affidarsi a questi piccoli "innovatori capitalisti" perché non potranno mai tutelarti come fa una collecting di grosse dimensioni. Tutto quello che portano è un po' di tecnologia iniziale. Peraltro anche le grandi società Europee incluse la SIAE ormai permettono di compilare i borderò online. La SIAE non sarà perfetta ma se ho un problema posso entrare in un ufficio e parlare con persone in carne ed ossa. Con tutto il rispetto umano ma 1) Non sono una alternativa alla SIAE in quanto si appoggiano a Patamu e Lea non tutelano l' opera, quindi fanno una cosa diversa. 2) 32% su Soundreef live e il 50% su Soundreef in-store??? Cioè un botto. SIAE non chiede simili percentuali. Questi sono carrieristi a voler esser buoni 3) La azienda poi è inglese e paga le tasse in inghilterra 4) hanno cercato di riscuotere proventi ASCAP che è un lavoro di SIAE e hanno perso la causa. Cioè... siamo serii... via ma quale alternativa? Poi tu vatti a fidare di chi fa una cosa con scopo di lucro per fortuna c' è stato il decreto fiscale (148/2017) che li ha costretti a affidare alla LEA la riscossione Tutti gli artisti anche in UK sanno benissimo che non conviene affidarsi a questi piccoli "innovatori capitalisti" perché non potranno mai tutelarti come fa una collecting di grosse dimensioni. Tutto quello che portano è un po' di tecnologia iniziale. Peraltro anche le grandi società Europee incluse la SIAE ormai permettono di compilare i borderò online. La SIAE non sarà perfetta ma se ho un problema posso entrare in un ufficio e parlare con persone in carne ed ossa. Qui devi prendere un aereo e quando arrivi chissà se li trovi o se son spariti nel nulla. No grazie!

  • studiocortese7 anni faRispondi

    Soundreef vale solo per i concerti o anche per la riscossione dei diritti colonne sonore a livello internazionale?

  • giordano.becchetti8 anni faRispondi

    Si deve avere per forza la partita iva non essendo professionista .

  • pianetacavallo8 anni faRispondi

    Buongiorno, finalmente si smuove qualcosa siamo stanchi di farci prendere in giro da quei lupi!
    Sono proprietaria di un locale come funziona a livello di permessi per eventi musicali live, karaoke etc.. ?
    grazie per l'attenzione

  • furiocapozzi8 anni faRispondi

    Era ora che qualcuno si sentisse piu' europeo ed abbattesse il muro ammuffito della siae. Io, iscritto alla siae, mi ricordo di matrimoni in cui suonavo brani composti da me e, a fronte di un versamento degli organizzatori di 500 euro, incassavo dopo anni circa 10 euro. ovviamente gli incassi al netto della quota di iscrizione di 180 euro/anno. Vergogna al vecchio sistema, evviva quelli che come soundreef hanno il coraggio delle proprie idee di impresa. Blues and roll

  • masciale.giuseppe8 anni faRispondi

    Mi scusi, ma lostesso vale per le feste private? Compleanni, matrimoni ed altro...

  • masciale.giuseppe8 anni faRispondi

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