Una chiacchierata tra tre esponenti della scena pop italiana: Paletti conduce, Maurizio (Ex-Otago) e Manuel (Il Re Tarantola) rispondono. Sulla necessità di un contatto con la natura, di non essere schiavi della tecnologia, sulla metrica dei testi in italiano e sui reciproci gusti musicali. Tra molte risate e qualche accenno di nostalgia.
Paletti: Devo dirvi la verità. Non ho mai ascoltato la vostra musica prima di un mesetto a questa parte quando ho ricevuto la proposta da Rockit di intervistarvi entrambi. Cioè vi conoscevo di nome ma per pigrizia non ho mai approfondito. Sono molto contento di averlo fatto.
Dato che questa sarà un’intervista a due band contemporaneamente mi sono chiesto quale fosse l’anello di congiunzione tra di voi. Sento che in entrambi c’è una consapevolezza rispetto al rapporto che avete con la terra d’origine e con la natura. Sembra non essere un rifiuto totale verso la vita di città e la modernità ma un elemento fondamentale per un vostro equilibrio. È così o sparo boiate?
Manuel (Re Tarantola): Preferirei il mare ma sono contento di vivere in montagna e di starmene fuori da una grande città perché non ho i ritmi giusti.
Paletti: Sei un ragazzo lento Manuel?
Manuel: Sì son troppo lento, troppo semplice, troppo poco dinamico. Pensa che prima di decidere di fare musica volevo fare l’esperto di natura. Quello che va in televisione e partecipa alle trasmissioni o ai documentari del National Geographic. La mia prima passione sono stati gli animali. Quindi sono contento di abitare qui. Pensa che l’altro giorno una povera mucca è scivolata da un pendio e siamo andati a recuperarla.
Paletti: Tu Maurizio che dici?
Maurizio (Ex-Otago): Mah, io credo che città natura siano due realtà interessanti, poi tutto sommato sono facce della stessa medaglia. Detto ciò io non riuscirei a vivere soltanto in città. Ho proprio la necessità di ricongiungermi con il mio ambiente naturale, che poi può esser considerato vergine, neutro, vuoto. In città manca lo spazio, e manca anche la verginità forse. Io in campagna dai miei a volte mi sento come un esploratore. Vedo dei posti e mi sembra di esserci stato soltanto io e questo mi da una grande energia. Mentre in città è tutto firmato dall’uomo e siccome io adoro anche gli altri esseri viventi, non solo gli uomini, mi piace stare a contatto con situazioni un po' più rurali. Guarda Pietro l’ho già provato e funziona sempre dire queste cose (ride, ndr).
(Ex-Otago)
Paletti: So di non avervi fatto una domanda originale, me ne rendo conto.
E come contamina tutto ciò la vostra musica?
Manuel: Conducendo una vita semplice la mia musica diventa semplice. Le atmosfere che naturalmente si creano sono il riflesso di quello che sono e dell’ambiente che mi circonda. Nei miei brani non senti rumori di città, suoni industriali o troppo moderni. Anche negli Ex-Otago percepisco l’utilizzo ampio di strumenti acustici, veri, e ciò rende la loro musica molto “rilassante”.
Paletti: Tu Maurizio? …Maurizio???
(Skype fallisce, passa qualche minuto dove io e Manuel parliamo un po in bresciano stretto di fatti nostri poi Maurizio si riconnette)
Maurizio: Eccomi, scusate ma qui è un delirio! Proviamo?
Paletti: Dai dai dai! Dato che sono successi questi piccoli problemi tecnici di natura “moderna” mi collego alla domanda successiva.
Negli ultimi 5 anni ho notato che la tecnologia è entrata molto prepotentemente nella vita quotidiana di tutti. Smartphones, wi-fi, tablet e social network. Cosa ne pensate? È una piaga sociale o una frontiera avanguardista positiva?
Maurizio: Secondo me la tecnologia è una gran bella cosa, il problema è che di questi tempi diamo alla tecnologia troppo valore. In qualche maniera crediamo che la tecnologia possa risolvere tutti i nostri problemi in realtà basterebbe restare un po’ attenti utilizzando questa possibilità con consapevolezza. Io sono totalmente a favore della tecnologia ma non ne uso moltissima, ho un Mac, un po’ di strumenti che attacco al trattore però preferisco investire in altro perché non ripongo nessuna fiducia in essa.
Paletti: Ecco quindi riesci a mantenere una sana distanza. A me capita di andare in giro con la band, magari sto guidando, e nello specchietto retrovisore vedo tutti che smanettano sul telefono, fanno foto, usano voracemente whatsapp e a me girano le balle e finisce che li insulto.
Maurizio: Eh sì, non è una bella immagine. Bisognerebbe chiedersi quanto tempo hai passato dietro allo smartphone e cosa avresti potuto invece fare.
(Il Re Tarantola)
Paletti: Io non capisco quelli che quando succede qualcosa di importante, tipo la nascita o i primi passi di tuo figlio, o semplicemente un concerto che desideravi vedere da mesi impazzisci dietro lo schermo di un iPhone per riprendere tutto. Ma guarda queste cose con i tuoi cazzo di occhi e goditi il momento.
Maurizio: Eh Pietro, ma vivere il momento non è proprio la prerogativa di questi nostri tempi qui. C’è molta gente che preferisce delegare al ricordo. Forse non se la sente, è troppo forte vivere il presente. Chissà. Ci stanno abituando a pensare sempre al futuro e a ricordare sempre con immenso piacere il passato.
Paletti: La meravigliosa NOSTALGIA!!!
Maurizio: Esatto, quella puzzolente che non se ne può più. Ma del presente sembra che non gliene freghi un cazzo a nessuno!
Paletti: Tu Manuel come te la vivi questa cosa?
Manuel: Ah beh, io non ho per niente un buon rapporto con la tecnologia. Va bene quando ti semplifica la vita. Per esempio nella musica io la trovo un ottimo supporto. Rende tutto più semplice e veloce. Io non ho uno smartphone e a volte mi sembra di fare la figura del coglione. È una cosa di massa e mi fa sentire a disagio. Ma non tanto per me… Vai in vacanza e passi il tempo a fare fotografie senza goderti la vista in sé. Vai ad un concerto e ti perdi un sacco di dettagli e magari non balli più perché devi ottenere un’inquadratura ferma. Va beh, robe da matti se ci pensi!
Paletti: Sempre a tal proposito qualche giorno fa è uscito proprio un bell'articolo su SoundWall.
Manuel: comunque io il presente cerco di godermelo, so che non è facile, ma ci provo e certi atteggiamenti cerco di evitarli. In tour siamo in due, io di solito guido, l’altro fa quello che vuole ma seleziona sempre roba da ascoltare sull’autoradio per allietare la trasferta. A me piace ancora di più quando ci si ritrova al bar o in piazza piuttosto che sui social. Ha tutto più senso secondo me.
Paletti: Sì, poi tu Manuel hai scritto un brano che parla molto chiaro su come la pensi sui social, “Il Mio Migliore Amico Di Facebook”
Manuel: Si, ma non è che prendo per il culo gli altri. Ci sono dentro anche io! Purtroppo! Poi ricordo che dieci anni fa i miei genitori mi prendevano in giro per il cellulare. Adesso se non rispondo al telefono dopo tre squilli si offendono. È cambiato il mondo del lavoro. Ora si sta ore e ore davanti al computer e ci si atrofizza.
Paletti: Sì vero, mentre il nostro amico Maurizio è li nei campi che si spacca la schiena cercando di coltivare qualcosa per il suo stesso sostentamento ed è felice e contento.
Siete due progetti non molto convenzionali, si percepisce una ricerca sonora non banale. Non necessariamente mainstream, ma potenzialmente potreste essere molto radiofonici. Per esempio voi Otaghi con il vostro ultimo singolo “Foglie al vento” mi avete stupito per la genuinità pop. Il brano è stupendo e mi chiedo come mai non sia in alta rotazione ovunque.
Maurizio: Grazie Pietro, ma il bonifico poi quando te lo faccio?
Paletti: bah, l’Iban ce l’hai… vedi tu! No seriamente è un brano stupendo e in casa mia ce lo ascoltiamo spesso e soprattutto lo cantiamo a nostro figlio appena nato. È la sua prima hit della vita, quindi Maurizio hai una grossissima responsabilità!
(ride, ndr)
Paletti: Ma la domanda che volevo fare ad entrambi è dove puntate geograficamente il vostro orecchio? All’Italia o all’estero? Sembrate molto poco italioti dal punto di vista della ricerca sonora. Come impostate la vostra ricerca musicale?
Maurizio: È vero, infatti in questo periodo gente che ammicca all’Italia ce n’è fin troppa. Adoro la musica italiana. Adoro i Litfiba, i primi, quelli di “17Re“, “Desaparecidos”, però ultimamente ascolto band come Fleet Foxes, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros. Gli Ex-Otago sono una band che non si rifà né all’estero né all’Italia, ma a tutti e due le cose assieme. Ci da fastidio la fede univoca come per certi cantautori nostrani di successo che per altro stimo. Un po’ però mi annoiano perché non mi sembra diano un contributo che risulti per me interessante. Se ascolto un disco e capisco tutti i riferimenti in un attimo non è che lo trovi molto affascinante. Ciò non vuol dire che non lo stimi. Oppure quando sento band che imitano pedissequamente una determinata scena musicale estera li trovo un po’ patetici.
Paletti: Ma c’è in Italia un artista o una band che sta apportando in maniera significativa un rinnovamento stilistico? Qualcuno che genuinamente si porta sulle spalle la tradizione italiana ma nel contempo affascina con della sperimentazione e dell’innovazione? A parte me, ovviamente?! Grazie!
Maurizio: Beh a parte te…. (ride, ndr) Eh guarda, a me piace, piaceva molto Bugo. Poi sull’ultimo disco è scivolato un po’, ma lui è il primo esempio che mi hai fatto venire in mente. Stimo molto i Perturbazione per esempio anche se il loro ultimo disco non mi è arrivato tantissimo. Stimo molto gente come Brunori, come Dente anche se forse li trovo un po’ derivativi. Poi è gente che sa scrivere benissimo e sono degli ottimi musicisti. La loro però è una scelta che è anche motivo di successo.
Paletti: Sembra proprio premiarli questa scelta.
Maurizio: Ce ne siamo accorti!
Paletti: Se ne sono accorti anche loro vah!
Maurizio: (ride, ndr) però ognuno fa il suo percorso. Io personalmente preferisco la misticanza, il meticciato.
Paletti: Esatto! Il “né carne né pesce” come quello che facciamo noi e poi non combiniamo un cazzo! Alè!
(Le matte risate)
Paletti: Manuel tu che dici? Magari riprendendo la domanda precedente… Cosa ascolti? Prediligi la musica italiana o quella estera?
Manuel: Io ascolto di tutto ma poco alla volta. Sempre per il discorso che facevamo sulla tecnologia che ti allarga gli orizzonti e potenzialmente potresti ascoltare di tutto io mi concentro su poco e su quel poco ci maturo e analizzo a fondo. Me ne innamoro e lo sfrutto a fondo.
Paletti: Sarai mica uno dei pochi rimasti che acquista i dischi in negozio?
Manuel: Sì li compro o molto spesso li copio da chi ce li ha già! Non conosco comunque diecimila gruppi. Forse una cinquantina, ma di questi cinquanta poi ne approfondisco la discografia e me li studio per bene. Anche a me piacciono le band non propriamente geo-collocabili. Mi piacciono le cose sbilenche. In Italia mi piacciono molto le band della Trovarobato tipo Musica per Bambini etc. Sull’estero mi piacciono quelle band un po’ ironiche, un po’ storte. In questo momento sto ascoltando molto Adam Green o cose del genere. Ascolto molto queste band che mi piacciono, ne immagazzino il mood ma poi cerco di reinterpretare.
Maurizio: Se posso aggiungere… Ci sono dei progetti che mi hanno incuriosito ora che ci penso meglio. Per esempio Deian e l’Orsoglabro.
Manuel: Li ho fatti suonare io qui in Val Camonica settimana scorsa! Grandi! E loro hanno fatto suonare me a Torino. Siamo diventati amici. Mi piacciono molto.
Paletti: Parte della ricerca che sto facendo è quello di rendere il cantato in italiano più libero e non intrappolato in quello che sonorità che ne deriva. Faccio molta fatica. Venendo da molti anni di scrittura in inglese mi sono scontrato con la difficoltà della metrica e della sonorità italiana che se non ci stai attento ti sconvolge anche la musica che riveste il tutto. Sono molto esigente nella scrittura. Ma spesso mi accontento di aver fatto qualcosa di non bello, ma decente. Ho forse un grosso problema, ma ne sto uscendo…
Manuel: No ho capito cosa intendi, però per esempio qualche anno fa erano uscite band come Il Teatro degli Orrori, Le luci della centrale elettrica e per quanto io non mi sia innamorato di questi progetti ho notato un’interpretazione e una personalizzazione interessante del cantato italiano, o della melodia. Sono state cose originali e quindi degne di nota, io credo.
Maurizio: Condivido quello che dice Manuel. Le luci della centrale elettrica può piacere o no ma hanno trovato davvero un linguaggio inedito. Cioè disegnano dei paesaggi che io francamente ignoravo.
Paletti: So che voi Otaghi siete partiti con il tour e che tu Re Tarantola sei in giro a suonare. Anche io mi sto preparando ad affrontare da Maggio un nuovo tour con una nuova attitudine e sto trasformando i brani che andrò a suonare dal vivo. Come vi preparate per il live? Siete meticolosi nella tecnica, nella ricerca del suono, o siete più per la forza della performance emotiva?
Maurizio: Siamo sempre stati convinti che il nostro live non debba essere la riproduzione fedele del disco, ma debba essere un lato nuovo, una rappresentazione. Attraverso il live cerchiamo di fruire al pubblico lo stesso disco ma ampliato. In questo ultimo live abbiamo lavorato molto sulla drammaturgia. I suoni senza dubbio ci interessano ma non come cosa principale. Di massima importanza è quello che vogliamo dire e come lo vogliamo dire. Ci hanno sempre annoiato quei live molto ben suonati ma che poi non trasmettono molto altro o quelli che sono la riproduzione fedele del disco. Allora me lo ascolto a casa.
Paletti: Sì sì, e sono molto spaventato ora. Io sto preparando un live dal punto di vista tecnico. Lo studio sui suoni e sulla performance tecnica. Per me è fondamentale, ma mi rendo conto che mi manca ancora la parte del coinvolgimento e della teatralità. Ho ancora un sacco di lavoro da fare e poco tempo per farlo. Aiuto! Non ce ne sono di palle. Puoi essere tecnicamente preparatissimo ma se poi non comunichi…nisba!
Maurizio: È molto soggettivo. Gli Ex-Otago sono molto comunicativi e lavorano molto per esserlo. Conosco però molti progetti che riescono ad essere molto emotivi semplicemente tramite la mera esecuzione dei brani. Noi abbiamo avuto una costumista che ha lavorato con noi, un luciaio che ci segue dal vivo perché crediamo che il suo lavoro sia di estrema importanza per creare quell’atmosfera di cui i brani hanno bisogno. Però conosco gruppi ben più fighi di noi che riescono a fare tutto semplicemente suonando.
Manuel: Per quanto mi riguarda devo dire che dipende anche un po’ dalle possibilità che una band ha. Noi siamo ad un livello minore. Andiamo in giro in macchina in due. Chitarra, batteria e voce. Anche se volessi riprodurre il cd suonerebbe male comunque perché l’abbiamo registrato in casa, quindi per forza di cose devo cercare di integrare con altro per creare uno spettacolo. Magari anche improvvisando. È un arte dell’adattarsi.
Paletti: Avrei altre due domande ma fanno schifo, quindi vado subito ai saluti.
Un’ultima cosa: Insomma avete un consiglio o una critica da farvi a vicenda?
(ridono, ndr)
Maurizio: Vuoi mettere zizzania nella scena che è già decadente.
Paletti: La guerra dei poveri!
Maurizio: Comunque io ce l’ho una risposta. In realtà preferirei dire una cosa buona che ho notato nel progetto del Re Tarantola. So che potrei sembrare un po’ ciellino.
Paletti: Sì sei un fottuto democristiano.
Maurizio: No, (ride, ndr) è una buona pratica sottolineare le cose buone più che quelle cattive. Io ho notato un umorismo fresco e leggero, intelligente e autentico. Fatto di giochi di parole e non di parolacce.
Paletti: Manuel vorresti dire qualcosa visto che ormai siamo in clima natalizio?
Manuel: nella musica degli Ex–Otago si percepisce la calma e la rilassatezza che va estremamente a braccetto con i loro video. Sono molto coerenti e si vede un lavoro molto coeso. Poi ora mi ascolto qualche altro brano e vedrai che una critica la trovo… (ride, ndr)
Paletti: Sono pienamente d’accordo con entrambi. Il Re Tarantola ha un’ironia originale e fresca mentre voi Otaghi avete la capacità di calmare i nervi. Poi con quei cori che a volte usate…Mi spiace solo non avervi ascoltati entrambi prima ma sto rimediando!
Vi ringrazio della pazienza nonostante i vari problemini legati ad internet. Evviva e Hurrà! Ce l’abbiamo fatta.
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L'articolo Scappo dalla città: Paletti intervista gli Ex Otago e il Re Tarantola di Pietro Paletti è apparso su Rockit.it il 2014-04-29 18:38:00
COMMENTI (1)
dovreste migliorare nel canto, conta!