Dopo il primo album “Ma comu si faci”, datato giugno 98, gli Invece, compagine calabrese sulla scena oramai da quasi 20 anni, si ripresentano sulla scena con un mini-cd non proprio nuovo di zecca. Infatti, prima di questa uscita discografica, c’era stato spazio anche per un secondo album omonimo. Così, se al tempo del loro primo lavoro era stata usata la bella espressione “combat reggae”, per definire le sfumature della musica targata Invece, in queste due nuove occasioni all’aggettivo “combat” accosterei il sostantivo “music” e non reggae. Non perché il sound di matrice giamaicana non sia presente più - il reggae c’è ed è l’anima degli Invece - ma perché le sonorità del gruppo di Bovalino (RC) si sono contaminate positivamente.
L’album omonimo formato da 9 tracce,dimostra, infatti, una maturazione completa nell’ambito della ricerca del suono, grazie anche alla collaborazione del percussionista Massimo Cusato - da tempo impegnato in numerosi progetti, tra i quali spicca anche la collaborazione con Eugenio Bennato. Siamo di fronte ad un disco ricco di generi musicali che, però, ed è questo il bello, si incontrano tra di loro formando un unico calderone sonoro, marchiato naturalmente secondo lo stampo di nome Invece.
Lo potremmo definire come ‘etnico’, anche se potrebbe sembrare alquanto riduttivo; etnica senza dubbio è la quarta traccia, “Mamma li turki”, che con spunti provenienti dalla tradizione della tarantella rievoca antiche vicende di invasioni in Calabria, portatrici di violenza, distruzioni e terrore. La seconda traccia, “Kalabria”, che descrive con occhio critico la situazione economica e sociale della regione, sempre più lontana dall’occidente e sempre più vicina all’Africa, ha sì spunti etnici, ma non solo, siccome all’orecchio dell’ascoltatore più attento troviamo anche contaminazioni caraibiche. Ecco perché definire solo come etnica la musica di questa band potrebbe sembrare riduttivo; parlerei invece, usando forse un neologismo, di un sound ‘etno-caraibico’, colorito dall’uso, non costante, del dialetto calabrese. Quanto scrivo trova, a mio avviso, conferma nel mini cd seguito all’album omonimo, composto da tre episodi già editi nel primo album e due pezzi inediti, “L’emigranti du 2000” e “Chisti simu”, brano che da il titolo a questo terzo lavoro.
“Chisti simu” è un pezzo dedicato alla Reggina, squadra calabrese neopromossa in serie A. Ciò dimostra come gli Invece con la loro musica parlino sempre di più della Calabria, dei suoi storici problemi ma anche delle cose positive che questa terra può offrire. Una terra (è il caso di “Settembre”) che sembra rinascere, ma solo apparentemente, in estate, con la moltitudine di feste, di gente, di divertimenti. Solo apparentemente però, perché come dicono gli stessi Invece… “arriva settembre che svuota i paesi lasciando i soliti irrisolti problemi”.
Ma alla fine di tutto… perché parlare di questa formazione? Per il semplice fatto che è un gruppo umile, senza pretese di mercato, che si autoproduce per comunicare i propri pensieri, le proprie denunce, usando un sound, sempre in continua maturazione, non originale ma personalissimo. Per chi non l’avesse capito cantano in dialetto e in italiano, e la loro musica è una fusione tra il reggae e la tradizione popolare calabrese. La loro principale fonte di ispirazione è la terra in cui vivono, nel bene e nel male, ma sono anche attenti ai problemi del nostro tempo e di altri popoli. Naturalmente i loro album sono caldamente consigliati per chi considera che la musica sia una questione di impegno sociale e non rifiuta di associarle l’aggettivo “combat”.
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La recensione Chisti simu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-05-09 00:00:00
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