Una delle migliori band di taglialegna blues del nostro paese
Dov’è che eravamo rimasti? Gli (AllMyFriendzAre) DEAD riprendono pari pari quel discorso che nel precedente “Hellcome” rimaneva ancora abbozzato, se vogliamo imberbe. In sostanza, il blues, il garage, le urla del demonio, suonate da cinque reggini che sembrano vengano fuori da qualche buco nero della provincia a stelle e strisce. Tutto scritto, fatto e registrato come dio (o più propriamente la sua metà intollerante) comanda. Undici tracce che trasudano spirito e fotta, dritte, con la volata tirata a fiato corto.
La prima tripletta è fulminante. C’è il blues, come si diceva, da cui parte tutto, declinato nella sua versione rock’n’roll. “We Kill X” è sudicia, puzza di marcio e bettole in riva al mare; “Donnie B Good”, primo singolo, trainato da un video bomba, è la migliore del lotto: le chitarre cattive, la ritmica affilata, la voce che fa avanti e indietro tra una nenia funesta e le urla malate. “Overkill” porta dentro il surf, è la più ‘classicamente’ rock, uno dei pochi scampoli di acidità 60s.
Parenti stretti di Cramps e Gun Club, giocano tutto il tempo con questo thrilling di chiara matrice cinematografica, con gli spari dietro, gente morta a terra, sangue riverso. Non funziona sempre, nei brani dove tutto si fa più dilatato, nei quali prendono più tempo senza arrivare subito al punto, ecco lì il pezzo non rimane in testa, scorre ma non ti va nemmeno di alzare il volume e ballare. Come se sparassi a uno e quello invece di morire continuasse a rantolare. Ma è una parentesi che dura poco, il tempo di due canzoni. Sul finale ribaltano nuovamente tutto, i pezzi si fanno anche più corti - due minuti e poco più - e mette fuori la testa anche il punk. Nuovamente lo scenario di inizio disco, ancora più caustico. Le migliori “Arramo Lincoln” e “My dog is a kamikaze”, assieme alla cover di “The Witch” dei Sonics, altro loro nume tutelare.
In definitiva, "Black Blood Boom" riconferma gli (AllMyFriendzAre) DEAD come una delle migliori band di taglialegna blues del nostro paese. E l’energia del disco è solo metà di quella che hanno live. Questo è ancora un altro step, in attesa di un disco pienamente definitivo capace di farli diventare anche merce d'esportazione. Intanto, se vi capitano a tiro, non fateveli sfuggire. Ne avreste di che mangiarvi le mani.
---
La recensione Black Blood Boom di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-30 00:00:00
COMMENTI