Calibro 35? No, L'ombra della sera: colonne sonore RAI in salsa space & jazz rock.
Il meraviglioso mondo delle colonne sonore del cinema italiano degli anni 60 e 70 è stato riportato alla luce prima dal revival della lounge, poi dai Calibro 35, che partendo dalle cover hanno finito per scrivere brani originali sulla scia di quelli di compositori come Piero Umiliani, Piero Piccioni, Ennio Morricone, ecc, in particolare dalla miscela, davvero particolare per l’epoca, tra funky e prog di “Milano Calibro 9”, a opera di Luis Bacalov e degli Osanna. Il punto è che questi compositori hanno lavorato molto anche per la televisione, scrivendo i temi e le sigle dei grandi sceneggiati con cui la RAI monopolista dei primi anni 70 incollava al piccolo schermo i telespettatori: perché non recuperare anche questo patrimonio, allora, che allora fu anche capace di dominare le classifiche dei 45 giri?
Ci pensa L’ombra della sera, uno dei progetti dell’instancabile Fabio Zuffanti, uno che, oltre ai dischi a suo nome, incide con almeno altri 11 (undici!!!) progetti, di cui i più famosi sono senz’altro Finisterre, La Maschera di Cera e Hostsonaten, tutti gravitanti in ambito prog: insomma, lo Steven Wilson italiano. Avuta l’idea principale (recuperare e reinterpretare cinque sigle di sceneggiati RAI), rimaneva forse la parte più difficile: come svolgerli? Che direzione musicale prendere? Evitando di ripercorrere la strada fatta di adorabile virtuosismo effettistico dei Calibro 35, L’ombra della sera sceglie la strada del jazz-rock e dello space rock quasi in odore di kraut (l’intro del primo brano). “Gamma” di Enrico Simonetti, “Ritratto di donna velata” di Riz Ortolani, “La traccia verde” e “Ho incontrato un’ombra (A Blue Shadow)” di Berto Pisano (quest’ultimo terzo 45 giri più venduto del 1974, nella Top ten per 5 mesi, dal 30 marzo al 10 agosto, di cui per tre mesi al primo posto, dal 6 aprile al 6 luglio), “Il segno del comando” di Romeo (o Romolo, o svariati altri alias) Grano, in cui viene inclusa anche la sigla finale dell’omonimo sceneggiato del 1971, quella “Cento campane” in origine cantata da Nico dei Gabbiani, ma portata al successo da Lando Fiorini, un nome che ai romani e agli Ardecore in particolare dice molto più di qualcosa.
Risultato? Eccellente, direi. “L’ombra della sera”, disco e progetto, sono molto riusciti, sia quando giocano con i suoni analogici dell’epoca che quando spingono i brani sui territori più affini a certo prog alla Van der Graaf Generator (sbaglierò, ma io ce li sento in certi passaggi di “Il segno del comando”) sia in quelli di puro free jazz. Bel disco, che piacerà sia agli amanti del prog, quanto ai nostalgici delle colonne sonore italiane e quelli del mero vintage. Bravo Zuffanti, ripresosi ottimamente dopo lo scivolone solista di “La foce del ladrone”.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-11 00:00:00
COMMENTI (1)
Ottimo Disco. Segnalo un refuso nell'articolo. Il progetto L'Ombra della Sera è di Fabio Zuffanti, Agostino Macor e Maurizio di Tollo.