Fiumi di psichedelia, shoegaze e new-wave senza mai rendersi conto dei confini di genere. In solo mezz'ora di musica.
Ero stato volutamente profetico ai tempi dell'esordio sulla media distanza dei trevigiani Kill Your Boyfriend. Considerate infatti le ottime prerogative di quell'ep, avevo immaginato una possibile collaborazione tra la band e il sig. Bologna Violenta, con quest'ultimo in cabina di regia. Ebbene, a distanza di poco più di un anno, la proposta/idea si concretizza per davvero: il duo (che nel frattempo diventa terzetto) rientra in studio con Manzan, coinvolgendolo dietro il mixer.
Il risultato, di altissimo livello, è una mezz'ora abbondante di musica per la quale, nel nostro piccolo, possiamo andarne fieri. Fiumi di psichedelia mista a shoegaze senza mai rendersi conto dei confini di genere; un flusso continuo, insomma, dal quale emerge chiaramente il talento di Matteo, Marco e Roberto.
Si parte con "Chester", l'intro perfetta per creare l'atmosfera, ovvero come trascinare l'ascoltatore giù giù fino a dove è completamente buio per poi lasciarlo in balia dell'oscurità. "Dexter" lascia intravedere qualche spiraglio di luce e purtroppo la successiva "Jacques" gioca un po' troppo con i cliché di genere (nonostante non si possa dire sia brutta). Ma la prima grande canzone di questo disco è "Xavier", una cavalcata psichedelica fino al midollo ripescata dall'esordio e il cui intro - o fors'anche l'ispirazione complessiva - è praticamente un tributo ai Velvet Underground. Non so dirvi se si tratti dell'apice dell'opera, siccome i Nostri sanno come bissare - complice in maniera evidente la mano del prode Manzan di cui sopra - imbastendo un'altro grande pezzo che prende le forme di un acidissimo mantra carico di noise e devastazione negli oltre 7' di "Tetsuo", simulante orgasmi sonori tra Sonic Youth e Jesus and Mary Chain.
Discorso a parte merita "Egon", proiettile new-wave che, vista la sua natura di singolone, meriterebbe segnalazioni e passaggi a gò-gò nelle playlist alternative di dj, siano essi selecter wannabe o attempati signori oltre la cinquantina. "Henry" non ha subito lo stesso travolgente impatto, ma dopo una serie di ascolti ci si rende conto che suona abbastanza cazzuta come gli Wire di "Pink flag". Si chiude in bellezza con "William", brano al rallentatore che sembra recuperare i frammenti sonori lasciati in eredità dai Carnival Of Fools - o, se volete, dai Bad Seeds. Tutt'altro che robetta, insomma, ma penso ci siate già arrivati da soli.
In definitiva una mezz'oretta di musica, non di più: tanto basta per farsi un'idea sull'effettivo valore di una band. E ai Kill Your Boyfriend non serve strafare, perchè la loro dimensione ideale è esattamente questa. Anche e soprattutto per la gioia dei nostri/vostri timpani.
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La recensione s_t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-08-19 00:00:00
COMMENTI (2)
cazzuti
BBomba.