Minimal e derivati IDM da ascoltare seduti in poltrona piuttosto che ad un rave party
Sono trascinata in una scatola 3D, c'è una poltrona ed io sono un robot. Me ne sto comodamente rilassata affinché i miei circuiti intelligenti godano del suono che fa vibrare le casse, proprio come raffigurava la copertina della compilation "Artificial Intelligence". Nella limitata aria di un cubo senza finestre gira "Slave Labor", di Autobam a.k.a. Simone Lalli, che col nome e cognome anagrafici viene ricordato per essere chitarrista e vocalist dei Flora&Fauna.
Slave Labor non è solo un disco EP: è un progetto di musica elettronica e sound design, un lavoro autoprodotto con le proprie risorse, con tutta la creatività che scorre nelle vene e preme violenta per fuoriuscirne. Per tutti e sei i brani il risultato è una sperimentazione braindance in cui l'ambient si fonde con uno stile minimal dalle atmosfere cupe. La quarta traccia, "Bones and Dreams", accentua i toni grigio-scuri rallentando i BPM, virando quasi verso il Lo-fi; poi riprende vigore il battito, accelera di nuovo, fino alla chiusura con i loop trancedelici di "Memo encoding". Simone saggia le possibilità espressive della musica elettronica contestualizzata nelle varie realtà dimensionali in cui solitamente suole muoversi e lasciarsi ispirare, con il risultato atteso e ben sperato di trovarsi tra le mani un EP deciso e convincente.
---
La recensione Slave Labor EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-17 00:00:00
COMMENTI