CosmoL'ultima festa2016 - Pop, Elettronica

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La parte migliore del pop italiano incontra la house e la techno anni '90. Il risultato è spettacolare.

Un disco importante si riconosce da poche semplici cose. Dalla musica eccitante e nuova. Dai testi criptici quel tanto che basta per lasciare spazio all'immaginazione. La cosa più importante di questi album però è la loro capacità di curare le ferite interiori. Quelle di chi ci suona, quelle di chi li ascolta ma soprattutto quelle del mondo che gira attorno a tutto quanto. Ecco, "L'ultima festa" è un disco di questi.

Marco Jacopo Bianchi in arte Cosmo non è un novellino. Prima in inglese con i Drink To Me (a volte a fuoco a volte meno) poi in italiano con il suo progetto solista di cui questo nuovo disco sembra essere l'episodio della maturità. Più solido, più completo e con una scrittura migliore e più densa rispetto al primo album intitolato non a caso proprio "Disordine". A questo giro sembra che Marco abbia messo tutto al posto giusto infilando 35 minuti di musica praticamente senza riempitivi.

Ma dicevamo del potere curativo della musica. Quello che "L'ultima festa" riesce a fare, consapevolmente o meno, è trovare una sintesi convincente tra due lati dell'Italia che sembravano non riuscire a comunicare. Da una parte la provincia dei buoni sentimenti: la famiglia, gli amici, il bar sotto casa, il sogno di una vita normale. Dall'altra l'immaginario legato alla musica elettronica: i suoni più estremi, l'immaginazione a ruota libera, le droghe, la voglia di superare ogni limite e quella certa autoreferenzialità che scelte di questo tipo si porta dietro. Nella tracklist c'è anche una canzone intitolata "L'altro mondo", lo stesso nome di una delle prime e mitiche discoteche della riviera italiana.

Una canzone come "Le voci" è la dimostrazione di questo piccolo miracolo: un cantato dalla melodia assolutamente pop sotto cui scorre una base di pura elettronica. Un equilibrio che arriva presto al punto di rottura: il break del brano che dopo 3 minuti e rotti impazzisce e si infila in una pozzanghera di acid house e techno per poi riemergerne come rigenerata nella sua dimensione originale e pop.

Stesso discorso per quella che è la canzone simbolo di questo album, la title track: mentre il cantato è splendidamente italiano (da pronunciare come farebbe Stanis La Rochelle di "Boris") il ritmo che pulsa sotto cita apertamente classici techno come "Strings of life" di Derrick May o addirittura le "Dooms Night" di Azzido Da Bass, successo mondiale di qualche stagione fa - fino ai ritmi di generi più recenti come il footwork.

Più importante di tutto, in questo album c'è la gioia di vivere. Il presobenismo di chi vuole bere o assumere sostanze (il sottotesto un po' di tutto il disco) non per crogiolarsi nell'autodistruzione ma per godere una vita davvero intensa. Per i tanti che continuano ad associare qualunque eccesso a un sentimento di malessere consigliamo l'ascolto integrale de "L'ultima festa". Le accigliate "mamme rock" di qualche stagione fa che ricordavamo appostate fuori dalle discoteche della riviera romagnola perché preoccupate per lo sballo dei propri figli hanno finalmente trovato in Cosmo il loro poster boy dalla faccia pulita in grado di spiegare alla casalinga di Voghera la rivoluzione gioiosa del passare il weekend ballando all'impazzata strafatti di MD.

Ma passata la festa arriva puntuale il down: la malinconia è il retrogusto amaro che rimane in bocca alla fine dell'album. "Un lunedì di festa" come anche "Regata 70" (forse il pezzo più bello del disco) sono canzoni agrodolci con suoni che ricordano un po' quei vecchi successi anni '90 che ascoltavamo nei programmi del pomeriggio alla radio durante la nostra adolescenza (la stessa di Cosmo, classe 1982).

Uno struggimento che però rimane sempre positivo, lo stesso di chi ha la sensazione di aver visto tutto eppure resta curioso, con la stessa voglia di fare cose/vedere gente di sempre. Un sentimento di uggia misurata che descrive perfettamente il nostro ultrapresente-ultraveloce dove ci commuoviamo ugualmente assistendo alla nascita di un bambino come davanti allo screenshot vintage di un vecchio Windows 95 che va in crash.

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La recensione L'ultima festa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-08 00:00:00

COMMENTI (11)

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  • djlamberto9 mesi faRispondi

    molto bella djlamberto.jimdosite.com/

  • annamary5 anni faRispondi

    Bellissimo tutto.

  • russantonio.ar6 anni faRispondi

    Recensione meravigliosa. Cosmo è il meglio che c'è in Italia e anche all'estero se la gioca bene. Finalmente qualcosa di bello da ascoltare, ballare e vedere in concerto.

  • djlamberto6 anni faRispondi

    Grande disco musica ottima djlamberto.com

  • milo.vindigni8 anni faRispondi

    Se questo è il miglior disco italiano del 2016 stiamo freschi...molto meglio i Drink To Me!

  • TopMedias8 anni faRispondi

    Bellissimo

  • taviani.chiara8 anni faRispondi

    bellissimo disco bellissima recensione

  • tronug8 anni faRispondi

    Sound Interessante, e' un brano che mi ha tenuto incollato all'ascolto fino alla fine anche grazie al sapiente uso dell' arpeggiatore che scandisce suoni di ricordo analogico in un beat classico in 4/4.
    Ottima timbrica della voce inserita in questo contesto elettronico.
    Recensione attinente alla realta'.
    Mi piace, decisamente.

  • severo068 anni faRispondi

    disco stu.pen.doooo

  • franzpettine738 anni faRispondi

    recensione che dice semplicemente la verità!