Se siete in cerca di dischi che vi sappiano conquistare col tempo, quello di cui sto per parlarvi può fare al caso vostro. "I knew Jeffrey Lee" è infatti un ottimo esempio di come le qualità di un'opera d'arte spesso si svelino col tempo e con i ripetuti "play". Il punto è che al giorno d'oggi, travolti dai ritmi ossessivi di disperati download e ascolti veloci su i-pod o similia, si perde il gusto di fermarsi mentalmente un attimo per approfondire certi album.
E questo 4° disco dei Circo Fantasma necessità di queste attenzioni, perché ricco di sfumature e ospiti rinomati. A cominciare da Manuel Agnelli, che presta canto (in inglese), piano e chitarra sulla riuscitissima "Bad America", la terza traccia del lotto scritta a suo tempo da Jeffrey Lee Pierce, storico leader dei Gun Club con i quali scrisse diverse pagine nella storia della musica alternative degli ultimi 25 anni. Sicché i quattro lodigiani chiamano a raccolta non solo il deus ex-machina degli Afterhours, ma convocano in primis Amaury Cambuzat in cabina di regia, e poi - fra gli altri - Cesare Basile, Giò dei La Crus, Emidio Clementi, Lorenzo Corti, Giovanni Ferrario, Eugenio Merico (Yo Yo Mundi), Steve Wynn e Nikki Sudden (che lascerà questa terra qualche giorno dopo l'uscita del disco).
Con la squadra così assortita si lanciano nel progetto di rileggere 14 canzoni del repertorio del "Club della pistola", ma anche "Bluebird" di Nick Cave piuttosto che una traccia della colonna sonora "La magnifica preda" o ancora un pezzo dei Beasts of Bourbon. Insomma, una raccolta il cui filo conduttore è sicuramente un certo mood musicale che accomuna tutti i protagonisti, presenti e passati.
Sicché viene fuori uno splendido affresco "notturno", le cui atmosfere non potranno non stregare coloro che confessano più di un debole per le tenebre. E in tutto ciò sorprende piacevolmente la prestazione vocale di Nicola Cereda, che rivela doti vocali insospettabili e un'interpretazione di tutto rispetto. D'altronde è di suo pugno lo splendido scritto che troverete nel booklet del cd, in cui racconta la genesi del lavoro e si fa carico di spiegare cosa abbia significato per lui il 'blues', da intendersi qui più come attitudine che non come genere. Solo dopo aver letto il testo in questione, appendice essenziale per decifrare l'album, il senso complessivo troverà una sua precisa matrice da cui prescindere.
Insomma, una guida all'ascolto di un disco che si candida fra le belle sorprese del 2006 e rappresenta il ritorno sulla strada maestra dei Circo Fantasma. Bentornati!
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La recensione I knew Jeffrey Lee di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-12 00:00:00
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