Vi sarà capitato mille volte: ascoltare una canzone qualsiasi in radio e dopo una decina di ascolti forzati ritrovarvi a canticchiarla di gusto (anche se controvoglia). Oppure provate a pensare a quante volte viene ripetuto il ritornello nella vostra canzone preferita, e poi pensate a quante volte avete ascoltato nella vostra vita la vostra canzone preferita. Tutto ciò suggerisce che tra i motivi per cui si preferisce una canzone ad un'altra c'entra anche la quantità di volte in cui la abbiamo ascoltata, rendendola molto più familiare alle nostre orecchie.
Che le cose ci piacciano di più dopo averle ascoltate o guardate più di una volta non è di certo un segreto, ed esiste una vasta letteratura sul tema, ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo del grande potere che ha la ripetizione. Un potere che può portare una canzone "normale" a diventare una hit (vi ricordate Umbrella-ella-ella-ella, o il riff compulsivo di "Seven nation army"?), ma anche un suono qualsiasi a diventare musica o ad essere percepito come tale dal nostro cervello, solo in virtù di un loop infinito.
Elizabeth Hellmuth Margulis ha dedicato alla ripetizione in musica un'intera lezione TED, ed è partita raccontando la storia della psicologa Diana Deutsch e dell'esperimento che ha utilizzato per dimostrare questo fenomeno: Deutsch ha registrato la frase ‘The sounds as they appear to you are not only different from those that are really present, but they sometimes behave so strangely as to seem quite impossible’ mandando poi in loop solo tre parole. Il risultato è che, dopo un primo ascolto, il nostro cervello codifica immediatamente il loop come una melodia.
Questa illusione dimostra come per la nostra mente il confine tra una frase cantata e una parlata sia molto labile, e di come la ripetizione giochi un ruolo fondamentale nel nostro modo di ascoltare e percepire la musica. L'attenzione si sposta dal significato delle parole al loro suono e ritmo, e ci porta inevitabilmente a ricantarle: provate a riascoltare solo il segmento in cui la voce legge "sometimes behave", e vi troverete a completare la frase secondo il loop che avete appena ascoltato.
La ripetitività ci da una sensazione di familiarità e di piacevolezza: Hellmuth Margulis ha provato a dimostrarlo sottoponendo a degli ascoltatori delle opere di Luciano Berio caratterizzate da una melodia poco incline a ripetizioni. Successivamente ha creato degli edit inserendo dei loop: il risultato è che gli ascoltatori hanno percepito come più orecchiabili e "umane" le composizioni rimaneggiate al computer invece di quelle realmente create dal musicista.
Questo è anche uno dei motivi per i quali la ripetizione gioca un ruolo così fondamentale non solo in musica, ma anche durante rituali di vario tipo, comprese ovviamente le cerimonie religiose o pseudo tali: consente di orientarci in un universo sonoro, partecipare e anticipare gli eventi, e trovare degli appigli per comprendere la realtà che ci circonda.
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L'articolo Dillo un'altra volta (ovvero perché la ripetizione in musica è così importante) di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2015-04-20 15:12:00
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