Le migliori 50 canzoni del 2013: le prime dieci con recensione e tutte le altre in ascolto. Buon anno a tutti! A cura di Chiara Longo, Marco Villa, Nur Al Habash e Sandro Giorello.
- Le prime dieci -
1. Fast Animals And Slow Kids
A cosa ci serve
Il momento è più o meno a metà, quando Aimone Romizi canta quel preciso “A cosa ci serve”. Lo ripete tante volte, nel pezzo, ma uno è diverso. Avete capito qual è. Tutta l’energia accumulata e fatta crescere viene buttata fuori. Fossimo in un filmone di Hollywood, sullo sfondo partirebbero fuochi ed esplosioni. “A cosa ci serve” è una canzone detonatore, che cambia le carte in tavola. Quello che verrà dopo è tutto nelle mani dei Fast Animals and Slow Kids. // Marco Villa
2. Green like july
An ordinary Friends
"An Ordinary Friend" è il pezzo che racchiude tutto quel che abbiamo amato nell'album "Build A Fire": arrangiamenti sontuosi ma misurati, melodie allegre e una voce che vibra caldissima. Quello dei Green Like July è stato uno dei dischi rivelazione dell'anno, un enorme passo avanti per una band che aveva già dimostrato di avere un grande potenziale. Che è letteralmente sbocciato, finalmente. // Nur Al Habash
3. I Cani
Lexotan
Quel ricorrente senso di inadeguatezza che alcuni (se non molti) hanno. Di solito la si compensa con cose creative, con una certa micro-celebrità ottenuta raccogliendo i mi piace in giro, con i farmaci e lo psicologo. Qui dice che si potrebbe anche provare ad accettarla l'inadeguatezza, ché la felicità può anche essere più facile. A costo di resistere ad un attacco di panico in tangenziale, a costo di sembrare più banali e scontati di fronte agli altri. Pazienza. Una canzone che parla di coraggio, a suo modo. Davvero bella. // Sandro Giorello
04. His Clancyness
Gold diggers
La cosa più bella del disco degli His Clancyness è che riesce a trasmettere una certa furia. Furia di fare le cose, e di farcela nonostante tutto - una furia che contiene in sé allo stesso modo sia la rabbia che la motivazione, una di quelle spinte che servono sempre. Ci sono molte canzoni bellissime in "Vicious", ma "Gold Digger" è quella che più sa di vita vissuta, che odora di amicizia e grandi sentimenti. Un pezzo importante. // Nur Al Habash
05. Appino
Il testamento
L’inizio con il violino, la botta di chitarre e poi la calma. L’intensità sale piano e arriva al punto di esplosione con “La scelta in fondo è l’unica cosa che rende questa vita almeno dignitosa”. Una frase che racchiude tantissimo, un’intera visione, verrebbe da dire. Da quel momento in avanti, “Il testamento” diventa una faccenda di pelle d’oca. Sempre, ogni volta. // Marco Villa
06. Baustelle
Monumentale
Con "Fantasma" i Baustelle sono riusciti a smarcarsi dal classico cliché di finti dandy: le frasi ad effetto che rimano con mdma sono sparite, e anzi l'intero disco è pieno di riflessioni molto profonde sulla natura umana, sulla vita e sulla morte. Monumentale è uno di quei pezzi che possono permettersi di essere moralisti e di avere ragione fino in fondo: con una coperta d'archi sulle spalle i Baustelle cantano "per piacere non andare a navigare sulla rete, stringi forte chi ti vuole bene tra le tombe del Monumentale". Dategli retta. // Nur Al Habash
07. Salmo
Russel Crowe
Nel caso non ve ne foste accorti, Salmo è qualcosa di completamente diverso. In “Russell Crowe” porta tutto il flow della Machete, l’horrorcore che di horror ha che parla di talent show, fenomeno massivo, social network, il pubblico del rap: non è horror questo? Salmo parla col linguaggio della consapevolezza e del distacco, di quello che davvero sa dov’è e com’è passato nel sistema senza farsi inghiottire. Un puro. // Chiara Longo
08. Soviet Soviet
No lesson
Ascoltare i Soviet Soviet è una questione di sensazioni: scie luminose, la velocità di un mondo che gira intorno anche se tu resti immobile, una velocità su cui puoi decidere se sintonizzarti o restare in contemplazione. Sei dentro e sei fuori, da te e dalla tua testa, puoi sentirti gigantesco o infinitesimale. In ogni caso, sarà una rivelazione. // Chiara Longo
09. Yakamoto Kotzuga
Lost Keys & Stolen Kisses
Suona normale, liquido, e non te lo spieghi. Come il ghiaccio che si scioglie e si riforma solo per pochi gradi di differenza. 19 anni tradotti in voci pitchate, geometrie soul-step, chitarre gentili, e una sensazione di futuro che più immediata e fresca non riesci a immaginartela. I giovani che fanno la musica che seppellisce i vecchi. Dovrebbe essere così, sempre, no? // Giorello Sandro
10. Cosmo
Ho visto un Dio
Marco Bianchi ci ha abituati benissimo con i Drink To Me. Poi ha deciso di ritagliarsi il personaggio di Cosmo: lingua italiana, elettronica, in tour solo con un campionatore e due ballerine al fianco. Detta così sembra roba da poco, in realtà canzoni come “Ho visto un dio” sono qualcosa di veramente nuovo per il pop italiano. Sorpresa dell’anno? Siamo da quelle parti. // Marco Villa
- Le prime cinquanta canzoni dell'anno -
[ASCOLTA DALLA 51 ALLA 100]
[Ascolta quelle del 2012]
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L'articolo Top.100 - Le cento canzoni del 2013 di Redazione è apparso su Rockit.it il 2013-12-27 00:00:00
COMMENTI (4)
Oh mamma che classifica!! Quanto rap adolescenziale, poi bersani, malika, tanta gente che canta in italinglish. Bah!!! Ascoltate vintage violence, gerson, sula ventrebianco, artu', edipo, tony canto, lo stato sociale, gli officina della camomilla, sikitikis ecc?!!!
mancano gli Spiral69 che sinceramente sono molto ma MOLTO meglio di gran parte dei nomi che avete indicato...
disco dell'anno è Ghosts in my eyes!
si ma io non vedo i Nonostanteclizia
i Baustelle si occupano anche di ONORANZE FUNEBRI ?