“Rumore Bianco” è il frutto di tre anni di ricerca emotiva, sentimentale e intellettuale sul mio disordine personale e, di conseguenza, sul disordine del mio tempo.
Dico questo perché credo che tanto, se non tutto, di ciò che avvertiamo oggi come una condizione di intimo disagio e personale malessere sia in realtà frutto di una modalità di approccio alle cose che, scomodando parole complesse da maneggiare, possa essere definita storica, generazionale o comunque esterna alla nostra volontà e responsabilità: non scopro certamente l’acqua calda se dico che le lotte del nostro tempo - volendo restringere la lente solo sul microscopico, perché se allargassimo lo sguardo finiremmo col perderci nell’orizzonte - siano in fondo “riassumibili” come “battaglie per liberarci dal nostro tempo”, dalle sue storture ed eredità secolari.
Ora io credo anche che questa sensazione, questa personale emozione di disagio debba certamente trasformarsi in sentimento, quasi in una sorta di intima rivendicazione, per farsi concreta e diventare stimolo di cambiamento personale e quindi collettivo; ma senza una riflessione coerente, critica e scevra di ogni retorica si finisce con lo stagnare, con l’impaludarsi nella mera esternazione di un disagio o nella retorica esplosione di un sentimento che non fa altro che consolidare, per mancanza di alternative, lo stesso disordinato ordine.
Allora bisogna riflettersi, osservarsi, domandarsi e liberarsi dalle posizioni vincolanti, dal giusto e dallo sbagliato, dalla necessità di sentirci sicuri di cosa sia giusto e di cosa sia sbagliato: trasformare la spinta emotiva di un sentimento nell’onestà di uno stile intellettuale che sappia de-costruire per primo sé stesso, e poi tutto il resto. Contro ogni principio di autorità: sia di coloro che ci impongono di credere ad un’ordine che non ci rispecchia più, sia di coloro che ci impongono di farlo a pezzi mettendoci in mano armi che non sappiamo maneggiare e sulla punta della lingua parole che non abbiamo ancora imparato a comprendere - figurarci ad un utilizzare senza sconfinare nella retorica.
Quindi per questo “Rumore Bianco”, tentativo sinestetico di raccontare un rumore, un brusio, un disturbo di fondo che sta accompagnando ogni gesto della mia vita da qualche anno a questa parte: un ronzio che mi assilla e che allo stesso tempo mi rassicura che lì, in mezzo alla mia testolina, qualcosa continua a funzionare e prova a mettere ordine in mezzo alla bufera, ricordandomi che finché c’è movimento, finché c’è ronzio, c’è vita e speranza.
RUMORE BIANCO
APICE
Descrizione
Credits
Prodotto da Manuel Apice, Fabio Mano, Angelo Sabia, Leonardo Lombardi, eccetto "Paura del buio" (Marco Bertone, Ibisco), "Passero" (Gelsomino), "Lavorare, lavorare, lavorare" (Novecento).
Mix a cura di Leonardo Lombardi.
Master a cura di Giovanni Versari.
Quadro in copertina di Carlotta Amanzi.
Hanno suonato in questo disco:
Manuel Apice: voce, pianoforte, chitarra acustica, tastiere
Fabio Mano: voce, chitarra acustica, elettrica.
Angelo Sabia: voce, basso, tastiere
Leonardo Lombardi: voce, chitarra elettrica, tastiere
Marco Barbieri: voce, chitarra elettrica, tastiere, basso (4, 9)
Alessandro Martini: chitarra elettrica (10)
Donald Renda: batteria
Francesco Mazzali: sassofono
Giovanni Franceschini: tromba, flicorno
Emma Biglioli: violoncello
Francesco Baldini: percussioni, batteria (6)
Filippo Giglio aka Ibisco: voce, percussioni, chitarre, tastiere, sintetizzatori (2)
Giacomo Albani aka Gelsomino: voce, percussioni, chitarre, banjo, sintetizzatori su "Passero".
Rareș Cirlian aka Rareș: voce, programmazione vocale (9)
Tobia Della Puppa aka novecento: voce, percussioni, chitarre, basso, batteria, tastiere (10)
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