Cagna Schiumante – Self Titled
Naturale che prima o poi incrociassero i loro percorsi in un qualcosa di compiuto dopo aver condiviso palchi e ospitate. A furia di scavare nel corpo morto del rock, innestandovi a più riprese slabbrature avant, corrosioni noise, retaggio arty e ricerca sonora, Stefano Pilia (In Zaire, Massimo Volume, 3/4HadBeenEliminated, Il Sogno Del Marinaio e una nutrita produzione in proprio), Xabier Iriondo (Six Minute War Madness, A Short Apnea, Afterhours, Oleo Strut, Shipwreck Bag Show e una altra infinità di progetti) e Roberto “Chicco” Bertacchini (Starfuckers, Sinistri, Oleo Strut, Shipwreck Bag Show) confluiscono infine nel progetto condiviso Cagna Schiumante. Due chitarre abrasive e una batteria asincrona su cui si staglia il “cantato” di Bertacchini. Sfasato, grottesco, tragicomico nel suo essere donChisciottamente post-punk declama, urla, schianta i testi visionari composti a quattro mani con Valentina Chiappini in una narrazione visionaria e inacidita in cui le 16 canzoni dell’album divengono una sorta di brevi capitoli di un più ampio romanzo allucinato. Già l’elencazione stessa dei titoli evidenzia la centralità dei testi nel suo ricomporre una breve testo a sua volta disturbantemente poetico e ossessivamente afasico, ma è lo stortume del cantano di Bertacchini che dona ulteriore visionarietà e surreale lirismo facendone chiave di volta per entrare nel cuore del lavoro.
Cagna Schiumante è frutto di una sessione improvvisativa di due giorni basata su processi intuitivi e spontanei, da cui sono state estrapolate alcune composizioni divenute, col supporto di testi e cantato apportati successivamente, delle vere e proprie “canzoni”. Storte, bislacche, umorali, in grado di muoversi tra derive avant-noise e sbuffi post-punk, finendo col trafficare col blues alla maniera del capitano cuordibue e col rock meno accondiscendente come ci hanno insegnato gli eroi off che abbiamo imparato ad amare negli ultimi decenni. Cagna Schiumante è, in definitiva, il trionfo degli outsider, dell’approccio borderline, metà (auto)ironico, metà iper-drammatizzato al limite del grottesco, essiccato sulla via dell’acido minimalismo eppure foriero di mille rivoli di significato da scoprire in ogni nota, in ogni parola.
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