“Non è la Rai”: un viaggio tra i sogni e le paure di chi negli anni '90 è stato bambino: Non è la Rai, l'AIDS, la chirurgia plastica di Moira Orfei...
Una canzone che descrive la necessità di regredire e rifugiarsi nelle proprie istanze infantili. Ricordo ancora i primi giorni di scuola elementare, settembre, la provincia di Agrigento, fa ancora molto caldo e le strade ormai deserte dopo l’ebrezza dell’estate appena trascorsa, l’estate del ’94, con in testa impresso ancora il rigore sbagliato da Baggio nella finale dei mondiali americani e mio zio che impennava con il vespone bianco, truccato, lungo il viale principale del nostro paese, con l’asfalto che vibra e gli irriducibili dei bar seduti a bere il caffè già dal primissimo pomeriggio. Tornavo da scuola e andavo a pranzare a casa dei miei nonni paterni, i miei zii post adolescenti, ancora non sposati, mangiavano imbambolati di fronte alla tv, sempre su Italia1. Ci ho messo anni a capire tutte le allusioni che facevano guardando quelle bellissime ragazzine che si dimenavano e cercavano di attirare l’attenzione delle telecamere, commenti rudi, primitivi, da supermercato dell’erotismo più spicciolo. La mia era una visione di Non è la Rai innocente, con una simpatia genuina da bambino di 7 anni nei confronti di quelle ragazze che sembravano così allegre, soprattutto verso Ambra ovviamente, e chissà cosa pensava uno dei matti del paese quando delirava e diceva di essere il fidanzato di Ambra, ma mi faceva molto ridere e mi risuonava tanto. Con quel matto dunque ci giocavo spesso, mi accusava di avermi prestato 1000 lire e li rivoleva indietro, a volte però lo prendevo in contropiede e prima che mi potesse fare quella scena quando lo beccavo per strada lo fermavo e gli dicevo che gli avevo prestato 2000 lire e li rivolevo assolutamente indietro. Siamo andati avanti così per anni, con lui che si incazzava puntualmente.
Da grande ho capito quanto fosse tutto così sbagliato, le ragazzine di Non è la Rai non stavano bene, erano carne da macello, e io sono cresciuto pensando che fosse tutto così normale, anche il circo Orfei in televisione con le bestie feroci o quella terribile pubblicità dell’aids con i tipi contornati da un’aura viola. Da grande ho voluto dargli un senso diverso, perdendomi in tutti questi ricordi vaghi e immaginandomi che in qualche modo questa colpa si potesse espiare scrivendo una canzone.
Non è la Rai
DORIAH
Descrizione
Credits
Registrato all’home studio di Federico Doria e il Freak Studio (Bologna) di Stefano Maggiore aka Keen.
Prodotto da Federico Doria e Stefano Maggiore.
Missato da Stefano Maggiore presso il Freak Studio.
Masterizzato da Francesco Brini presso lo Spectrum Mastering (Bologna).
Federico Doria: voci, chitarre, basso elettrico, synth, programmazione drum
Stefano Maggiore: synth, programmazione drum
Cover foto di Stefano Maggiore
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