Compositore di formazione classica, batterista di attitudine punk-rock, videomaker e autore di colonne sonore, Franz (al secolo Francesco Riva) è un musicista che fa della poliedricità la sua cifra stilistica. La raffinatezza degli arrangiamenti per archi e fiati scritti in prima persona, l’immediatezza della forma-canzone, l’atmosfera a tratti sognante e cinematografica, tutto confluisce nei brani che compongono “Dietro a ogni cosa”, sintesi perfetta del suo linguaggio musicale.
“Dietro ad ogni cosa” è un disco intenso, ma anche leggero. Perché dietro ogni cosa c’è anche il suo contrario. Dietro alle piccole miserie quotidiane si nasconde la bellezza, nei ricordi il nostro futuro, in una pozzanghera nel fango il riflesso dell’infinito. Dietro a ogni cosa c’è un mondo nascosto, immenso e vario come siamo noi esseri umani. E diventando grandi, talvolta si intuisce tutto questo e si impara ad avere com-passione, a volersi bene, a trattarsi con riguardo e dolcezza, a guardare con meraviglia questo universo e al contempo sentire la voglia di stringersi un po’, per non sentirsi piccoli, per non sentirsi soli.” Franz
Il racconto di Franz inizia evocando i silenzi di una sterminata pianura in “Settembre”, prima traccia del disco, un esplicito richiamo a “Il deserto dei Tartari”, il capolavoro di Dino Buzzati (“Noi sulla fortezza abbandonata / di fronte a questa piana sconfinata / vegliamo sul confine”), prosegue con la ricerca di nuove frontiere esistenziali ne “L’America” (“Ma se chiudi gli occhi ti riporto in America / tra i locali di jazz e i fantasmi dell'opera / e se restiamo in silenzio torniamo anche in Africa / i tramonti sul fiume, e le carezze ai leoni), si staglia altissima fra le anime dell’Aldilà de “Il Lungo addio”, dove nell’eterna bellezza s’insinua una nostalgia paradossale (“C'è qualcuno addirittura che guarda con rimpianto ai tempi del dolore, dell'affanno e dello stento / “Non siamo mica matti” - dicon loro - “vorremmo solo ricordare / cosa fosse il desiderio, la speranza, lo stupore), incontra a mezza via un sommo Maestro del Rinascimento, che sorprende il viaggiatore con il suo disincanto ne “La canzone popolare”, quinto brano in scaletta: “Lungo la strada incontrai Orlando di Lasso / mi disse: “Il contrappunto puoi anche lasciarlo a casa / Alla gente basta poco, vuole solo la canzone popolare”, si specchia nella mutevole storia delle ambizioni e dei desideri nascosti “Dietro a ogni cosa” (“Cambian col tempo anche le utopie / perché a sedici anni c’è un unico Dio / mandar tutti a cagare per non sentir la paura / e scriver canzoni per fare bella figura”); si perde nella festa di “Fred Astaire”, in cui fanno baldoria tra gli altri Roger Waters e Maurice Ravel, e si ritrova, infine, nella conclusiva “Gli specchi”, a dichiarare l’amore per una passione vera, che nella burrasca porta la pace: “Ma dentro la tempesta resto sereno / dentro la tempesta in fondo mi sento bene / senza la tempesta non c’è quiete / respiro, sento il vento / penso che Il peggio è passato”.
Dietro a ogni cosa
FRANZ
Descrizione
Credits
TESTI E MUSICHE: FRANZ
ORCHESTRAZIONE: FRANZ
VOCE E PIANOFORTE: FRANZ
CONTRABBASSO: FEDERICO DONADONI
VIOLINO PRIMO : COSTANZA SCANAVINI
VIOLINO SECONDO : BEATRICE MARIZZONI
CLARINETTO: VIVIANA PIAZZA
CORNO: VALERIA GARIBOLDI
TROMBA: GIUSEPPE BONIFACIO
BATTERIA : BEPPE GAGLIARDI
SPECIAL GUEST
STEFANO IASCONE (CACAO MENTAL) : TROMBA IN L’AMERICA, FIDES ET RATIO, AL DI LA’ DEL MARE, IL LUNGO ADDIO, FRED ASTAIRE
PAOLO AGRATI: VOCE NARRANTE NE IL LUNGO ADDIO
PRODOTTO E MIXATO : FABRIZIO SAN PIETRO E FRANZ
MASTERING: ANDREA BERNIE DE BERNARDI
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