Forte delle sue ultime collaborazioni con Jonathan Donahue dei Mercury Rev e con i Goat, Gioele Valenti ritorna con il terzo LP del progetto Juju, intitolato Maps And Territory, che uscirà il 31 Maggio per Fuzz Club Records.
Il nuovo album riafferma e allo stesso tempo trascende la formula originale dei Juju. Le infusioni di Neo-psichedelia, sonorità folk mediterranee e New Wave vengono ora decostruite, riassemblate
e arricchite da tribalismi africani (con la collaborazione del percussionista dei Goat), espandendosi fino a toccare i confini del Jazz, con il contributo della compositrice avanguardista Amy Denio.
Emerso dalle profondità sotterranee del Folk Lo-fi italiano fino alla luce dei riflettori della scena neo-psichedelica internazionale, Valenti inizia il suo cammino artistico nel 2000, con il progetto Herself. Con questo pubblica sette album, prima sotto l'ala protettiva dei Verdena, poi con l'aiuto di Amaury Cambuzart degli Ulan Bator e dei Faust. L'ultimo disco, Rigel Playground (2018), inaugura la sua collaborazione con Donahue, che canta nel singolo Beast Of Love e lo invita a supportare i Mercury Rev nel loro tour italiano.
Il primo disco dei Juju esce nel 2016, pubblicato dall'etichetta americana Sunrse Ocean Bender quando Gioele ha già messo un piede nella scena Psych. Nel 2014 aveva infatti collaborato con Nicola Giunta, scrivendo testi e melodie e co-producendo il disco di debutto dei Lay Llamas, Østrø (Rocket Recordings), divenuto un classico della scena Occult Psych italiana. Poco dopo Valenti supporterà i Goat, compagni di label, nelle loro tappe europee, prima con i Lay Llamas, poi come chitarrista di Josefin Öhrn And The Liberation. Nel 2017 inizia la sua collaborazione dei Juju con Fuzz Club Records, e a seguito dell'uscita di Our Mother Was A Plant, la band partecipa alla Liverpool Psych Fest ed è fra i protagonisti del Fuzz Club Eindhoven festival.
Se il debutto dei Juju traeva ispirazione dalla magia ctonia e dal neo-paganesimo mediterraneo come pretesto per raccontare l'esodo africano contemporaneo, il suo seguito era un tributo lisergico e panteistico alla cultura arcaica e alla discendenza metaforica dell'Uomo dalle piante (chiara allusione alle radici comuni di tutta l'umanità e all'eguaglianza fra gli uomini, riflessa nella copertina che ritrae la gang di bikers afro-americani A Chosen Phew). Maps And Territories esce al tempo dell'America di Trump, della Gran Bretagna del Brexit, dell'Italia disobbediente, dell'Ungheria cinta da mura e della Francia dei Gilets Janunes, riflettendo sul continuo processo di contrazione ed espansione della realtà' territoriale, contrapposta alla sua rappresentazione fisica e ideologica sulla mappa. Titoli come Master And Servants (una jam fra una tribù di Tuareg e un complesso Krautrock), Archontes Take Control (una suite psichedelica in bilico fra sonorità elettriche ed elettroniche, con un sapore di Jazz etiope) e God Is A Rover (una lunga cavalcata ipnotica fra psichedelia ed Electro-wave).
L'album è racchiuso nel bellissimo artwork di Marco Baldassarri dei Sonic Jesus, dove la liquidità e il movimento di un blu mediterraneo (il territorio) si contrappongono a un giallo terroso (la mappa).
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