Descrizione

Il disco ha avuto una lavorazione lunga e non lineare. Principalmente perché prima facevamo pop ed eravamo una band “classica” nel mero senso della parola, con l’intento di fare canzoni e “sfornare” singoli. Dopo l’uscita di “Hell’s with Spectacles”(2012) per Irma records, che ci ha portati alla diffusione su anche network radiofonici di rilievo, si è palesata ai nostri occhi l’esigenza di cercare qualcosa di altro e più personale. Il passaggio verso l’elettronica e la produzione totale dei brani è stata necessaria e scontata. Nei 3 anni successivi abbiamo lavorato a decine di provini che hanno riempito gli hd dei nostri home studio. Lavoravamo su qualsiasi tipo di progetto e sonorità che ci si palesava davanti, senza propriamente la necessità di raggiungere un obiettivo ma più che altro per il piacere di esplorare sonorità diverse e cercare di trovare il nostro codice sonoro. Questo processo ha lasciato tantissime bozze mai concluse, ma ci ha portato anche a lavorare su colonne sonore spot (Samsung per citarne una) e anche a finalizzare remix ufficiali per band indie di rilievo (Magellano, L’orso). Dopo l’uscita nel 2016 del primo EP (August | Sleppery) per l’etichetta co-fomdara da noi, ci si è resa evidente che il potenziale per comporre un disco ci poteva essere.
L’album è stato realizzato interamente presso il Donkey Studio, studio di produzione di Garrincha Dischi, di cui Hyppo è socio ed Enrico attivo collaboratore. Nell’arco della realizzazione abbiamo avuto il piacere di collaborare con Stefano Maggiore alla coproduzione di un brano (Profusion) e con La rappresentante di Lista per la composizione di un altro. Abbiamo avuto il controllo totale su tutto: dalla produzione, alla registrazione fino ai mix. Solo il master è stato realizzato preso lo Spectrum Studio, dell’amico e co-fondatore di Garrincha Soundsystem, Francesco Brini.
Sarebbe ipocrita dire che avevamo un’idea precisa del risultato. Abbiamo semplicemente capito che il nostro sound, seppur eterogeneo e multiforme, aveva l’esigenza di essere concretizzato. L’omogeneità del risultato deriva dal fatto che semplicemente non la pensiamo mai uguale e ogni brano è frutto di una battaglia. Si è sempre in un limbo tra lasciarsi andare alla techno libera e lineare e la necessità di dare un carico emotivo al tutto. Abbiamo deciso di chiamare questo primo disco Keaton come noi, fondamentalmente perché eravamo in cerca di questa personalità musicale definita da tempo. Pensiamo di esserci riusciti solo con questo ultimo lavoro. Abbiamo trovato una formula che riuscisse a contenere tutte le diverse esigenze espressive che abbiamo scoperto di avere.
Nel disco ci sono infatti sia canzoni, sia strumentali da "ascolto", sia strumentali da "ballo".
Insomma abbiamo scelto di essere liberi di poter fare esattamente la musica che ci pareva senza troppi vincoli di sorta. Troppa libertá peró puó portare al caos. É per questo che ci é voluto del tempo per trovare un equilibrio giusto.
Per le grafiche abbiamo avuto il piacere di lavorare con Giulio Cassanelli, amico e artista, che ha realizzato ad hoc questa copertina con la particolarissima tecnica che contraddistingue tutta la sua linea di lavori Kairos.

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