“Io avevo le mie canzoni stampate in mente come una religione, e le canzoni folk trascendevano la cultura del momento”, parola di Bob Dylan. Come a dire che solo ciò che trascende il momento rimane, e rimanere è ed è sempre stato l'unico verbo importante per lui -uno votato al passato e al futuro nel lampo del presente- il verbo dell'unica possibile immortalità. “Gli altri cantavano e suonavano meglio ma io ero il solo a fare quello che facevo”: sempre Bob, a vent'anni, già consapevole che immortalità fa rima con originalità. E conclude: “Non cercavo né denaro né amore, privo di senso pratico e visionario dalla testa ai piedi. La mia mente era tesa come una trappola e non avevo bisogno dell'approvazione di nessuno”.
Col tempo si forma un silenzio di raso buio e oro attorno alle parole e alle note che contano, a chi le pronuncia e a chi le canta dopo averle vomitate dalla carne e spinte in un vento senza risposte, raschianti come pietre che rotolano verso l'alto, su un mondo con la testa all'ingiù. Non a caso brilla sempre qualcosa di segreto, di imprendibile, in ciò che non vuol morire, vale a dire, non vivere soltanto.
A lui tutto questo è stato dato, e noi, con le sue canzoni stampate in mente come una religione, guadiamo il mistero degli anni sulle sue impronte e ci illudiamo di saperli tenere insieme, attimo per attimo.
Ciò vale, a maggior ragione, per chi, come Luigi Catuogno, traduce da anni questo amore in musica nuova, personale, eppure miracolosamente dylaniana.
Ascoltare le canzoni di Bob Dylan eseguite dalla chitarra classica di Catuogno -che qui ne reinterpreta quattordici, tra rock, flamenco, musica creola, klezmer, napoletana- è un’esperienza densa di fascino. Sarà per il filtro dell’eleganza che risolve in musica assoluta le ballate e le storie, le trame della mente e le ombre del quotidiano, fino a sublimare nelle sue corde note e parole, pensieri e opere del grande menestrello.
Luigi Catuogno individua nella raffinatezza del suono la propria chiave interpretativa per legare Bob Dylan, una volta di più, a una dimensione verticale. Sotto le sue dita, le strutture canoniche del folk-rock acquistano una levità e una varietà espressiva stupefacenti, richiamando la musica di altri territori e di altro tempo a sostenere il ponte di un presente senza limiti, senza barriere, che è il futuro come lo vorremmo.
The neverending strings
Luigi Catuogno
Descrizione
Credits
Luigi Catuogno: Chitarra Classica e arrangiamenti
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