Tremo

“Tremo” parla di quei sentimenti così intensi che fanno quasi paura, racconta il tempo in cui si mette in stand-by la consapevolezza che una storia non può continuare: un incontro-scontro innanzitutto corporeo, di crescita, tra due persone che nonostante si conoscano bene, non riescono più a raccontarsi. A quel punto le parole si perdono nelle idee che uno ha dell’altro, “tu vomiti parole io vedo solo la tua lingua che si muove”: quello che l’altro dice non ha più importanza perché tutto diventa incomprensibile. Un vecchio amico una volta mi ha detto “Non posso decifrare te perché non so come tu decifri me”. Credo che questa frase sia un po’ il fulcro di questa sensazione: ci si gode il momento, ci si dice che è l’ultima volta anche se non si è certi che lo sarà per davvero.
Poi nel ritornello c'è un forte momento di autodeterminazione, per ribadire che i problemi personali, le paure, i sensi di colpa, non devono ricadere sull’altro. A questo infine segue una consapevolezza: capita di sapere bene quello che ci fa paura o che in qualche modo ci stona, ma a volte si sceglie di ignorare questa sensazione, lasciando in dubbio un possibile distacco o riavvicinamento. Insieme il pensiero, un po’ irrazionale che niente si aggiusta, ma le cose importanti sono quelle che vanno avanti.