Osimandia è un concept album basato su un mito da noi inventato che ruota attorno la figura di Seth, divinità egizia del Caos, della Tempesta e del Male e che, proprio per questo, è la più temuta e riverita dagli uomini. Egli è, però, allo stesso tempo, l’unica divinità di cui non si conosce con esattezza l’animale ipostatico: ciò lo porterà ad una crisi d’identità che il dio cercherà di mascherare dietro la sua autorità. Il continuo sotterrare questi problemi lo porta presto a cadere in uno stato d’estasi in cui ha una visione piuttosto chiara: un pellegrino perso nel deserto non si arrende nella sua ricerca della carovana fino a quando giunge in un’oasi dove torna in forza. Seth capisce perciò che non deve tralasciare i suoi problemi, deve affrontarli, deve mettersi alla ricerca del suo animale. Parte quindi per il deserto dove incontra i cinque animali a lui attribuiti: il fenech, la capra, il ciuco, l’oritteropo e l’ossirinco, ciascuno di loro possiede una caratteristica a lui affine ma nessuno sembra rispecchiarlo in tutto e per tutto e, inoltre, tutte queste creature sono secondo Seth indegne della sua carica. La divinità capisce quindi di non esistere, vive dentro di sé il caos, ovvero ciò che egli stesso incarna. La verità emerge più cruda e violenta che mai: egli non è che una creazione dell’uomo che, da ingenuo, ha proiettato la sua stessa angoscia su di lui. Seth, negli ultimi momenti di vita, perciò, maledice gli uomini in quanto lo crearono per poi sottomettervisi, condannandoli alla sua stessa condizione di dubbio e morte: anche loro, come lui, non avrebbero mai saputo la propria origine e la ricerca di questa avrebbe avuto come unico traguardo il decesso. Osimandia, infatti, attraverso i comportamenti e i pensieri di un dio, fa in realtà riferimento agli interrogativi, alle condizioni e alle problematiche più delicate che riguardano l’umanità, umanità di cui Seth è emblema e specchio. Osimandia vuole in questo modo trattare la morte, il non-essere, il dubbio, la propagazione dell’errore, la consapevolezza, l’utopia. In tutto questo non mancano riferimenti al “dio è morto” di Nietzsche, al “Dialogo della Natura e di un islandese” di Leopardi e alla figura di Cristo letta in negativo (ovvero un dio che non ha risposte e che condanna l’uomo in eterno). Il principale riferimento letterario è però quello che ha suggerito il titolo dell’album, ovvero un componimento di Percy Shelley chiamato “Ozymandias” che ben rispecchia l’ambientazione ed i contenuti del concept. La lirica, infatti, fa riferimento ad una gigante statua del faraone Ramses ritrovata nel deserto, emblema della decadenza di ogni potere e di ogni certezza. Tale immagine è ripresa nella copertina, in cui non vi è Ramses ma una sfinge che rimanda alla natura metà uomo-metà animale del dio egizio, considerata però all’opposto, a sottolineare come Seth si dimostrerà essere lo specchio dell’uomo e non quell’animale che tanto cercava.
Osimandia
Malus
Descrizione
Credits
Written, produced and played by Malus Anler.
Live-recorded and mixed by Marco Vedovetto at Magister Recording Area.
Mastered by Andrea de Bernardi at Eleven Mastering.
All rights reserved to Malus Antler.
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