La band nasce dall’incontro in un club della città di Cosenza, nel quale, durante il soundcheck di una band locale, Carlo, Massimiliano e Fabio iniziano ad improvvisare “Running to stand still“, splendida canzone degli U2. Da quell’incontro nasce l’idea di suonare assieme; alla band si uniranno presto Silverio, fratello di Massimiliano, e Mimmo, amico ormai da tempo.
Il genere british è una passione comune, così i “Rooms” creano un repertorio di cover delle band inglesi più ricercate che spazia dai “The Cure” ai “The Smiths”, dagli “U2” ai primi “Radiohead”.
Nascerà presto la voglia di voler creare qualcosa di proprio di dar voce a idee da tempo nella mente e nel cuore del gruppo; nel 2011 viene pubblicato un Ep di 3 brani e l’agenzia londinese di booking “FeedMeMusic“, invita più volte i ROOM OF THE INSOLE SHOES a suonare brevi liveset in diversi club dell’underground londinese.
L’esperienza londinese e la grande passione per il pop rock british si riversa nel loro primo album di inediti, “A Room of One’s Own”, titolo preso in prestito da un’opera letteraria di Virginia Wolf. L’album racchiude 10 brani registrati dal 2013 al 2014 presso lo studio di registrazione Officine33Giri di Cosenza.
[... da "piùomenopop"]:
Importanti e di spessore le collaborazioni che si possono trovare nelle tracce del disco. Si va dal lavoro di Registrazione, Missaggi e Mastering da parte di Joe Santelli (VioladiMarte), che suona anche la chitarra elettrica in alcuni brani, al piano Rodhes di Paolo Chiaia (VioladiMarte), dal violoncello di Stefano Amato (Brunori sas – VioladiMarte) alla chitarra di Max Iozzia (Ultrasuono), ai tamburelli di Checco Pallone (Squintetto). Notevole è l’apporto stilistico dato ai brani dalla voce di Miriam Curti, dotata di un timbro blues, dolce e potente insieme.
“A Room of One’s Own”, è un album rock chitarristico vivace e dinamico, pieno di spunti felici, che riesce ad imporre una cifra personale grazie a melodie e ritmiche profonde che arricchiscono i brani, ad un gran lavoro in studio e a piccoli dettagli che riempiono la veste sonora, evitando così l’appiattimento musicale su cui è facile cadere quando si decide di scegliere di suonare musica pop di matrice britannica.
Sicuramente tra i brani più riusciti vi sono i due singoli:
Breath_e è un pezzo ben confezionato: il ritornello accattivante, che entra in testa sin dal primo ascolto, il piacevole rincorrersi delle voci, il tiro vivace e spensierato, lo rendono una british-hit radiofonica, molto vicina come sonorità ai primi “Stereophonics”.
Liar Song è probabilmente il pezzo che possiede l’energia e l’anima del cantante e frontman della band, Fabio, che qui più che altrove riempie davvero il brano. Altra nota è la riuscitissima prova di chitarra di Massimiliano, che dimostra di ben conoscere i riffs arpeggiati di Peter Buck dei “Rem”. L’utilizzo degli archi nel pezzo risulta inoltre molto più di un semplice orpello, ma un arricchimento notevole al brano.
La voce di Miriam Curti esce fuori in tutta la sua grinta nel brano blues “Wandering cloud” nel quale, il mescolamento di stili diversi come il jazz e il pop, rendono il pezzo un piacevole ascolto in una dolce serata autunnale.
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L'articolo Biografia the Room of the Insole Shoes di the Room of the Insole Shoes è apparso su Rockit.it il 2017-06-01 19:15:16