Descrizione

PAESI SEMPLICI
Un racconto

PAESI SEMPLICI potrebbe considerarsi un concept album essendo i dieci brani che lo compongono (nove canzoni e un brano strumentale), scritti a distanza ravvicinata l’uno dall’altro, tutti incentrati sulla tematica comune del paesaggio (inteso nell’accezione più “pavesiana” del termine) facendosi messaggio corale a mo’ di scuse nei confronti di ciò che continua a dimostrarsi sempre più spesso la misura più vicina all’uomo quale quella del paese. Quel paese il cui ritmo vitale non viene poi così alterato dai grandi black -out a cui il mondo sempre più speculativamente inurbato sta andando incontro a causa di un’insostenibile crescita.
Il Paesaggio, le campane, la luna, la campagna, la periferia, il terzo paesaggio, la banda… sono tutti elementi (parte di quelle che possiamo definire “realtà particolari” _ P.P.P.) che si scambiano di ruolo come colori primari e che in ordini differenti o mescolati tra loro costituiscono la trama dei dieci “quadri” proposti.
Del resto, la stessa pittura (prevalentemente novecentesca ed in particolare quella di mio padre Francesco Cassese), unitamente alla letteratura (Cesare Pavese in particolare, a cui va la dedica del disco attraverso il titolo – rimando a “paesi tuoi”-, come Pier Paolo Pasolini, Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Ignazio Silone…) hanno alimentato nel tempo la già personale inclinazione verso una semplicità offerta da tutto ciò che sembra essere dimenticato o, al contrario, pretesto di speculazione.
Iniziato ad essere scritto ancor prima della consapevolezza del disco e prima ancora della pandemia, canzoni come “Una Pausa”, “Beata la casa” o proprio “Paesi Semplici” hanno assunto un valore personale ancora più significativo dato il bisogno cantato di invertire la rotta rispetto alla insostenibilità del modello capitalistico in atto.
A tal riguardo, uno degli strumenti adoperati per l’elaborazione del materiale tematico a disposizione è stato proprio quello della musica folk e della canzone popolare, cardini su cui si è costruito fino ad oggi il personale background.
Ecco che dunque, così come le canzoni hanno avuto una stesura quasi conseguenziale l’una dopo l’altra fino a costituire il corpo di un lavoro discografico involontariamente coerente, la condivisione stessa di una determinata visione artistico-politica ha favorito la configurazione del gruppo di lavoro che ha portato al disco in questione con punte di diamante come Giovanna Marini, Nino Buonocore, Rita Botto, Kaw Sissoko (Orchestra di Piazza Vittorio), Brunella Selo etc…

Credits

Testi e musiche di Andrea Cassese

Arrangiamenti a cura di Giacomo Pedicini e Andrea Cassese
Produzione e direzione artistica: Giacomo Pedicini
Registrato a Napoli presso gli studi: “Room999” di Giacomo Pedicini, RTF studio di Salvio Vassallo, TP studio di Antonio Esposito e Catania presso il Phantasma studio di Enzo Velotto.
Missaggio e masterizzazione di Salvio Vassallo presso RTF studio.




Progetto grafico
concept
Andrea Cassese
art director
Franco Lancio

Immagine di copertina
Francesco Cassese
Paesi miei
olio su tela, 1959, 60x50cm

COMMENTI

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