nastro

nastro

andrea deidda

2020 - Sperimentale, Glitch, Elettronica

Descrizione

Il progetto nasce come raccolta di studi sulla composizione elettroacustica e le tecniche di manipolazione sonora (sound design). Il titolo, da una parte vuole svelare l’obiettivo delle composizioni: quello di realizzare delle composizioni attraverso la manipolazione sonora del solo materiale audio proveniente da una singola bobina di nastro magnetico, e contemporaneamente vuole indicare anche una modalità compositiva che, in diversi momenti, si rifà a quella storica che utilizzava i nastri magnetici e le possibilità di questo supporto di essere tagliato, incollato, accelerato, rallentato per raggiungere nuove sonorità.
Tra i diversi motivi che mi hanno spinto a voler intraprendere questo progetto, vi è sicuramente il mio interesse verso il rapporto tra uomo e macchina o uomo e tecnologia in generale. In questo caso specifico, lo stimolo nasce proprio dall’interazione con un registratore a bobine e una bobina di nastro magnetico. Non uno sterile feticismo verso il vintage e verso il modernariato, ma uno sguardo, un interesse, verso gli oggetti che fino ad un tempo recente, e spesso ancora a portata della mia memoria ed esperienza diretta, hanno fatto parte della nostra vita. Quello che mi colpisce di questi oggetti, è l’umanità che da essi traspare, ovvero, usi e costumi che, per quanto vicini, ci appaiono ora goffi e inconsueti, ma comunque familiari. Una familiarità comunque misconosciuta.
È la nostra coscienza che ne osteggia il riconoscimento e quindi la condizione di familiarità, che comunque esiste e quando affiora ci turba nel momento stesso in cui si crea una crepa tra noi (la nostra realtà percepita nel presente) e la nostra coscienza.
Oggetti come questi raccontano molto bene qualcosa di noi, meglio di quanto non facciano gli oggetti che usiamo nel quotidiano. Possono fare questo per via di quello scarto temporale che li allontana da noi ne più ne meno di quel tanto che serve per creare quella distanza critica che ci permette di vederli non più come oggetti scontati del quotidiano, ma come oggetti distanti e allo stesso tempo familiari. Questo è il paradosso che suscita in noi una sensazione di smarrimento, quella sensazione definita Unheimlich, ovvero quello che ci occorre per vedere noi stessi dal di fuori, per avere un senso critico forte e percepire da un altro punto di vista anche il presente.
La gestualità, quasi un rito, del dover sistemare la bobina nella flangia, il suono aggiunto del motore del registratore e dei suoi meccanismi, il suono aggiunto, spurio, intrinseco nelle registrazioni a bassa fedetà in netto contrasto con la fruizione del media audio come lo intendiamo oggi, dove l'accesso ai file digitali rendono ogni azione molto più rapida, silenziosa, trasparente, sono la base per le idee compositive nonché il materiale sonoro alla base delle 10 composizioni di questo progetto.

Credits

In questo album il materiale del nastro magnetico è stato registrato, manipolato, e i brani composti, mixati e masterizzati nello "Studio Arancio" da Andrea Deidda. L'immagine di copertina è opera di Andrea Deidda e Veronica Oppes (realizzatrice materiale del lavoro grafico).

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