Descrizione

I cirri sono tra le nuvole più in alte nel cielo. Costituiti da piccolissimi cristalli di ghiaccio, appaiono rarefatti, lontanissimi, inafferrabili. Ma quando i raggi del sole li attraversano all’alba e al tramonto, ecco che si trasformano in filtri colorati, capaci di cambiare il mondo negli occhi di chi guarda, mutando la percezione delle cose, del tempo e dello spazio. Ed è seguendo il filo di questo sguardo che Cirrus diventa il titolo del nuovo disco di Angus McOg, otto brani che nascono da un cuore Folk Rock in viaggio tra Americana, Indie e Art Rock.

A quattro anni da Beginners, il precedente lavoro di Angus McOg, Cirrus nasce in modo molto semplice e schietto, con canzoni arrangiate spesso in sala prove e registrate in presa diretta: chitarra, piano, basso e batteria, con l’aggiunta delle linee di tromba o armonium e un pizzico di synth a completare l’affresco. Ma così come la luce filtrata dalle nuvole cambia la prospettiva delle cose, così lungo la tracklist questa semplicità talvolta si dilata. E sulla scena si fanno spazio momenti di sospensione, paesaggi sonori, parentesi naive o quasi surreali, che aprono la quarta parete della stanza dove la band sta suonando. Ecco che arrivano così gli archi a chiosare la title track “Cirrus”. Oppure code di fuzz si fanno strada in brani come “Lou” o “Chances”. E ancora, “Parts” prende in prestito l’incedere di un basso e di una chitarra quasi post-punk/new wave. Mentre accanto a momenti intimamente acustici, come “Currents”, o alle armonie vocali di “Say My Name”, arriva un pezzo quasi del tutto assurdo come “Communist Party Party” (la storia vera di un modenese che prova con scarso successo a spiegare a una ragazza inglese cosa sia la Festa dell’Unità).

Nomi come Wilco, The National, Bonnie Prince Billy rimangono sicuramente tra le coordinate di riferimento di questo lavoro. E accanto a loro nel bagaglio di Angus Mc Og c’è sempre un arcipelago che va da Nick Drake a Jason Molina, da Robert Wyatt a Mark Hollis, da David Crosby ai Grizzly Bear.

Ma la strada su cui si muove oggi Angus McOg è anche quella di chi sa che è sempre viva una sfida creativa per chi ha scelto il campo della lingua inglese senza essere madrelingua. E questa scelta richiede soprattutto di fare uno sforzo in più nella costruzione di una voce narrante personale, di un linguaggio capace di stare in piedi.

E anche per questo è stato davvero un piacere ricevere l’interesse di Ian Button, ex dei Death in Vegas, che con la sua label Gare Du Nord contribuisce a far uscire Cirrus nel Regno Unito.

Cirrus è stato registrato al Sonic Temple Studio di Parma sotto la direzione di Andrea Rovacchi (Julie’s Haircut) e masterizzato a New York da Joe Lambert (Sharon Van Etten, The National, Deerhunter, etc ). Il disco esce in Italia e UK su label Murmur e Gare Du Nord, edizioni Ala Bianca.

Credits

Registrato e mixato da Andrea Rovacchi al Sonic Temple Studio di Parma.
Registrazioni aggiuntive fatte da Davide Cristiani al Bombanella Soundscapes Studio di, Maranello.
Masterizzato da Joe Lambert presso Joe Lambert Mastering, Cortland Manor NY, USA.
Prodotto e arrangiato da Angus McOg. Orchestrazioni su Cirrus di Luca Di Mira.
Tutti i brani scritti da Antonio Tavoni, Tranne Cirrus di Enrico Pasini e Antonio Tavoni, Parts and Communist Party Party di Luca Di Mira e Antonio Tavoni. Edizioni Ala Bianca Publishing.
Antonio Tavoni: voce, chitarra, piano, armonium.
Luca Di Mira: basso, synths, piano elettrico.
Enrico Pasini: tromba, flicorno, piano, piano elettrico,organo.
Luca Torreggiani: batteria, percussioni.
Fulvia Gasparini: voci.
Copertina e artwork di Massimo Pastore

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