Come pupi manovrati da gitani irlandesi, i personaggi di questo genuino lavoro in cd, si muovono lentamente e con la consapevolezza di portare con se vere storie, ritratti dai colori delicati, ma corposi. Dalla terra grassa d’autunno alle severe sbronze di vino, tutte le sonorità che si susseguono in questo cd portano con se la grazia artigiana e sofferta di un intenso percorso interiore.
Le registrazioni sono nitide, cesellate e piacevolmente calde, ogni strumento trova il suo spazio e pone la sua voce al pari degli altri in un coro armonioso, con la fisarmonica, vera regina e ballerina sensuale; può sembrare, all’inizio di ogni nuovo brano di sedersi ad una tavola, apparecchiata con pietanze povere, ma saporite, accolti da volti desiderosi di raccontare così come di ascoltare.
La voce e l’interpretazione di Antonino Di Cara è semplicemente confortante nel panorama musicale attuale, spesso, artefatto e freddo, come un drink, nel suo squallido bicchiere di plastica.
Antonino Di Cara è un vino buono, senza etichetta, i cui postumi siamo ben lieti di tollerare se si tratta di guardare i suoi personaggi attraverso una lente, o meglio il fondo di un bicchiere appena bevuto, rosso, a ricordarci che storie buone come queste lasciano sempre una traccia.
Non c’è storia che non valga il suo tempo all’interno di questo disco.
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