Per anni mi sono sentito debitore nei suoi confronti e forse ancora mi ci sento.
Sono figlio di due genitori che amavano la musica profondamente, mia madre era la cantante della famiglia e mio padre un chitarrista-mandolinista. Ricordo di saper cantare e strimpellare la chitarra da che ho coscienza. Basti pensare che all’età di soli 5 anni mi sono esibito in un live chitarra e voce in occasione dell’inaugurazione di una scuola elementare nel mio quartiere. Ero un bambino “scimmia”: ripetevo ed emulavo tutto ciò che sentivo, musicalmente parlando. Questo con grande stupore dei miei genitori che, accortisi del mio talento, più volte hanno tentato di indirizzarmi verso lo studio della musica, ma con scarsi risultati. Non perché non avessi sufficiente passione o interesse per la musica, piuttosto perché essa è sempre stata una parte di me, cresciuta con me come esigenza selvaggia e istintiva, a prescindere dallo studio e dalla dedizione. Dedizione che fin dall’età adolescenziale ho riservato invece al calcio, altra mia grande passione. Avevo molto talento e sin da subito ho raggiunto risultati sportivi che preannunciavano un futuro da calciatore professionista, al punto che dopo aver esordito a 17 anni nel calcio professionistico, arrivo a militare in serie C2.
Si può dire in definitiva che sono cresciuto sul prato verde, tra allenamenti e trasferte che occupavano praticamente tutte le mie giornate e, durante i (pochi) momenti liberi prendevo la chitarra e la mia voce e tentavo di ripagare quel debito che sentivo di avere con la musica, una forte vocazione relegata fino a quel momento in secondo piano. Quindi contemporaneamente alla mia carriera sportiva cresceva silente un discreto strimpellatore autodidatta, dall’orecchio molto sviluppato e dall’ottima intonazione.
Sentivo sempre di più montare in me l’amore per la musica, la necessità di approfondire questo richiamo fortissimo che iniziava a spingere insistentemente. A 16 anni ho iniziato ad avvertire la voglia di comporre. Scrivere cose mie. Usare la musica come mio diario privato. Questa scoperta mi ha catapultato in una dimensione totalmente diversa e per la prima volta ho iniziato a sognare di voler fare il cantautore da grande. Sognavo di fare ascoltare quelle canzoncine a milioni di persone.
La musica è stata anche il mio appiglio quando a 20 anni ho visto sfumare il sogno di una carriera calcistica a causa di due gravi infortuni ai legamenti di entrambe le ginocchia a distanza di un paio d’anni uno dall’altro. Se dopo il primo ho impegnato tutto me stesso per riuscire a recuperare, tornando a giocare di fatto più forte di prima, dopo il secondo infortunio sono stato assalito da un profondo sconforto, una delusione che ha sfiorato la forma depressiva. Chiuso in casa da solo ad elaborare il mio lutto, la mia chitarra accompagnava giornate e nottate di intensa riflessione. La domanda che si riproponeva con prepotenza era “Cosa farò da grande...?”. La risposta era seduta accanto a me, ma io non la vedevo, anche se da lì in avanti ho fatto davvero della musica la mia professione.
In quel periodo e per puro caso, infatti, un mio amico mi presentò Mariagrazia Fontana, direttrice del coro Sat&B, alla quale feci ascoltare una mia canzone. Lei sin da subito si dimostrò interessata, tanto da invitarmi ad entrare a far parte della sua formazione, piuttosto nota agli ambienti dello spettacolo legati a trasmissioni televisive come Domenica In, Carramba che sorpresa, e format simili. Ma l’episodio chiave che ha segnato la scelta della mia strada avvenne nel 2001: Giorgia cercava 8 coristi da portare con sé al Festival di Sanremo, al quale partecipava con il brano Di sole e d’azzurro. L’artista contattò Mariagrazia Fontana e dopo un’audizione mi scelse tra quegli 8. Presi quell’episodio come un chiaro segno del destino. La musica mi aveva scelto, mi stava indicando la strada da seguire e io non potevo fare altro che affidarmi a lei e iniziare quel nuovo cammino. Iniziò così la mia esperienza da vocalist per vari artisti nazionali e internazionali come appunto Giorgia, Renato Zero, De Crescenzo, Pino Daniele, Michael Bolton e altri.
Nel frattempo continuavo a comporre, il mio cassetto (diario musicale) si riempiva di canzoni che raccontavano la mia crescita artistica. Sentivo che prima o poi avrei voluto far convogliare la mia storia in un disco.
Questo sogno viene però rimandato per partecipare ad una audizione per un’opera Musical. Lucio Dalla aveva riscritto come opera moderna la Tosca di Puccini e stava componendo il cast. Venni scelto per il ruolo di Angelotti (giovane rivoluzionario) e da lì a poco partii in tour con questa nuova esperienza che univa il canto alla recitazione. Lavorare con Dalla e con un produttore come David Zard è stata per la mia formazione una scuola impagabile.
A seguito di questa esperienza, stimolato da una nuova visione sia dell’aspetto interpretativo che della composizione in funzione di una narrazione, nel 2005 raccolgo la sfida oltre che la possibilità di essere tra gli autori di un opera Musical sulla vita di Padre Pio da Pietralcina. Actor Dei, opera tutt’oggi in scena nei teatri italiani.
Tra i molti progetti lavorativi c’è anche spazio per la costruzione di un progetto corale. I Cantaucorando. Una formazione di 25 cantanti professionisti. Insieme al maestro Stefano Ciuffi parte questa idea di arrangiare per coro tutte le più belle canzoni del repertorio cantautorale italiano. Si, perché per me nel cantautorato risiede un’identità musicale italiana da non disperdere ma anzi da proseguire ed esportare. Ed è così che nasce l’idea di produrre un mio primo album di inediti, totalmente auto prodotto con arrangiamenti di Stefano Ciuffi. Uno slancio coraggioso in un periodo di crisi discografica.
A marzo 2019 finisco di registrare il mio album emergente dal titolo “LA PAROLA”.
Un lavoro che rimette al centro l’importanza della registrazione in presa diretta, quasi come fosse un disco live. La poetica di questo disco cerca di ridare valore al peso delle parole, che in questo momento storico subiscono un costante abuso e restituisce valore alla canzone riconsiderando come fulcro della composizione l’aspetto melodico ed armonico. Lo stile compositivo e gli arrangiamenti conferiscono all’album un sapore romantico e nostalgico, in cui domina il suono delle chitarre. Esattamente quello che sognavo da sempre. Appena ultimate le registrazioni del disco, mi adopero per farlo ascoltare ad addetti ai lavori tra cui l’amico di vecchia data Carlo Di Francesco (produttore di Fiorella Mannoia), per avere un parere e dei consigli utili. Lui rimane piacevolmente colpito e decide di portare i miei brani all’attenzione della cantante romana, la quale era in procinto di chiudere il suo album “PERSONALE”.
Il giorno dopo vengo contattato direttamente da Fiorella Mannoia, che mi fa una proposta alla quale nessuno avrebbe saputo rinunciare. Molto entusiasta dell’unico brano in napoletano che si troverà nel disco (in omaggio alla mia terra natia ),dal titolo “CREATURE”, mi chiede di poterlo inserire nel suo disco e mi propone di cantarlo insieme a lei. In questo modo Fiorella Mannoia elabora l’idea geniale ed originale della “canzone sospesa”, ispirata al rito del “caffè sospeso” napoletano (per cui si lascia un caffè pagato in un bar da donare a chi ne avrà bisogno e non può permetterselo). In questo modo la Mannoia vuole offrire ad un cantautore emergente l’opportunità di essere ascoltato da un pubblico vasto e appassionato come quello che segue la più grande interprete della canzone Italiana. Neanche nella più fantasiosa sceneggiatura avrei osato scrivere una scena come quella che ho poi vissuto. La vita mi ha spiazzato per l’ennesima volta.
Tra pochi giorni uscirà il mio primo album... e vedremo dove la musica mi vorrà portare, d’altronde di lei mi fido ciecamente dal giorno in cui lei ha scelto me.
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L'articolo Biografia Antonio Carluccio di Antonio Carluccio è apparso su Rockit.it il 2020-10-29 19:47:39