10 anni fa ero un ragazzino confuso. Frequentavo l'Università, dipingevo muri e treni, fumavo troppe canne, andavo a centomila concerti, bevevo come un somaro, scrivevo robaccia illeggibile credendomi Bukowski e spezzavo il cuore alle ragazze (e le ragazze lo spezzavano a me). Ancora non lo sapevo ma stavo per lasciare il mio paese di provincia sull'Adda per sbarcare a Milano a tempo pieno. Inquieto, insofferente, indecifrabile. Insomma, avevo fame del Mondo. Era normale, cercavo la mia strada, davanti la famosa Linea d'Ombra, non riuscivo a coglierla, ci soffrivo. Rockit l'ho trovato lì, in uno dei tanti bivi nascosti che la Vita solo a quell'età ti mette davanti. Una fanzine fotocopiata in bianco/nero in un'aula al Politecnico di Milano, era ROCKIT'zine n°2. Rimango subito folgorato. Era quello che cercavo. Musica italiana. Musica autoprodotta. Musica fuori dai canali ufficiali. Musica fatta da persone come me. Con un'Urgenza. Una Necessità. Anche se non capivo del tutto (ancora) quale. Scrivo una lettera su un foglio a quadretti a Pons, lui mi telefona poco dopo, mi dice "vediamoci". Ci diamo appuntamento in Università (architettura e ingegneria dividono alcune aule). Lui ha la faccia da bravo ragazzo e la camicia, io la cresta la catena al collo e i jeans strappati. Gli dico "bella la fanza ma l'impaginazione e il logo fanno schifo" lui risponde "ah". Quello è il mio inizio a Rockit. È la fine del 1997 e da quel momento in poi, come si dice nelle canzoni e nei libri, la mia vita probabilmente non è stata più la stessa.
1997-2007. Passano 10 anni. In mezzo tante cose che alcuni di voi hanno vissuto con noi. Al primo MEI conosco gli altri: Camillo, Acty, Faustiko. Daniele è in Inghilterra (avrò tempo e modo di conoscerlo e volergli bene e apprezzare tutto quanto ha fatto sta facendo e farà, poi). Nel 1998 rifacciamo la grafica del sito per la prima volta insieme a Pons (grafica verde, chi se lo ricorda?). Nel 1999 andiamo dal notaio e nasce ufficialmente l'Associazione Nazionale Rockit. Nel 2002 dico "adesso facciamo un magazine come si deve", ma poi la Francia mi porta via. Poi ritorno e penso "adesso o mai più" e decido di investire tutto me stesso in Rockit: si rifà di nuovo il sito, trovo Carlo (uno come lui era quello che stavo aspettando da sempre e non lo sapevo) e insieme a lui ci dedichiamo COMPLETAMENTE a Rockit. Nel 2004 si registra la testata Rockit. Nel 2005 la prima edizione del MI AMI. Nel 2006 il restyling totale di sito e ROCKIT'mag. Da lì in poi è storia recente.
Ero un ragazzo confuso, dicevo, adesso ragazzo non lo sono più, ma la confusione resta. E per quanto sia difficile, per quanto sia illogico visto agli occhi di una "normalità" diffusa e omologante, di un Mondo che ti vuole a suo dire "maturo" (mentre in realtà sta dicendo "morto", "arreso", "finito", "innocuo") interpreto questa identica incertezza come buon segno. E necessaria. Buona parte di quello che ho fatto fin qui per Rockit nasce da quella Confusione, da quella Tensione a creare qualcosa che non c'era, un luogo, un posto dove stare bene, a immagine e somiglianza di una Visione, che spiegarla non si può, ma si può fare di tutto per renderla Reale. E capirla. Il mio contributo è stato tutto incentrato in quello. Fare le cose. Creare Immaginario. Rendere tangibile concreta la Visione, perché non restasse un sogno, ma fosse realmente (per quanto possibile) un sogno viverci dentro. Spirito d-i-y. Per questo buona parte di quello che Rockit è stata in questi anni è stato per me insieme frutto&dono E nonostante gli umani attimi di sconforto e di difficoltà, la bilancia del dare&avere ha fin qui segnato pari, con le lancette comunque inchiodate sul fondoscala.
Come dirlo senza apparire svenevole o sdolcinato?
Mi piace che non siamo rimasti a marcire nelle pastoie di una decade importante ma poco lungimirante e, se vogliamo, a conti fatti, occhi negli occhi, una promessa delusa come lo sono stati gli anni '90. Mi piace che ne abbiamo assorbito la spinta e intuito la forza, la scintilla, le potenzialità e non ne siamo stati bruciati dal fuoco in fondo fatuo delle ambizioni e delle (troppe?) aspettative. Mi piace che tanti gruppi siano passati, (s)finiti, evaporati, mentre Rockit resta e vive e respira e anzi chiede ancora di più e di più e di più. Come quei ragazzetti di 10 anni dagli occhi vispi e furbi che attraversano cortili e strade e sembrano saperla molto più lunga di qualsiasi genitore incollato davanti all'ennesimo televisore. Mi piace pensare a Rockit come a una rivincita della nostra Purezza, del nostro Candore, della nostra Poesia contro il Marcio che sentivamo (e sentiamo) crescerci intorno. Contro la volgarità l'arroganza il politichese il fumo la pochezza la meschinità l'arrivismo la bruttezza la spocchia la malafede. I corridoi vomitevoli e gli stomaci gonfi in cui si nasconde il Potere in ogni sua infima forma.
Mi piace che Rockit abbia sempre corteggiato la Bellezza. Che abbia sempre avuto un debole per il Talento.
Mi piace che proprio dentro a Rockit abbia germogliato il seme di quanto sta succedendo adesso d'importante in musica in Italia. Mi piace che adesso si dice "indie" come si dice "casual" di un vestito e noi lo dicevamo anni fa e adesso – chissà – siamo già proitettati verso un altrove che presto o tardi arriverà.
Mi piace che Carlo abbia trovato modo di esprimere a MTV tutto quanto abbiamo imparato insieme. Mi piace che nuovi collaboratori, giovani forti pazzi ispirati, si siano uniti e abbiano integrato le voglie di Rockit, saranno loro a indirizzarne gli istinti a fiutare le piste ad accompagnare/sostenere/creare la Nuova Musica Italiana.
C'è bisogno di questo. Di Passione, certo. Ma la passione non basta. Ci vuole intelligenza fantasia e sensibilità. Ci vogliono forme nuove, significati profondi e potenti da trasmettere e condividere, ci vuole onestà e sincerità e comunque, sempre, che è salutare, che è salvifico, che da un buon sapore alle cose che si riescono a fare, diffidare sempre del potere e dell'autorità costituita. Vuol dire mettere in discussione sempre, con intelligenza, e questo spero con tutto me stesso che non venga mai meno. Nemmeno fra 10 anni, nemmeno con chi verrà dopo di noi.
"10 anni di storia e spingo ancora", come cantano Assalti Frontali. Mi aggiungo volentieri al coro anch'io, orgoglioso di quanto fatto fin qui, e con gli occhi lucidi, velati da quel misto di malinconia e speranza che guida i miei giorni, le mie scelte.
10 anni di storia e spingo ancora. Non è stato facile. Non è facile. Non sarà mai facile. Però è una cosa che si fa insieme. Altrimenti è finita. Grazie a chi c'era, dunque, e a chi c'è ancora. Porcaputtana che fatica ma che bello. Vivo. Viva Rockit. Perchè la Bellezza salverà il Mondo.
Sempre.
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L'articolo 10 anni di storia e spingo ancora di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2007-05-23 00:00:00
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