Sappiamo bene che dietro a Dumbo Gets Mad, progetto psych pop con base a Los Angeles, si cela il reggiano Luca Bergomi, che da qualche anno è tornato a vivere in Italia. Si tratta di una band con una buona schiera di fan anche dall'altra parte dell'Atlantico, tanto che Luca è anni che gira dalla West alla East Coast e ritorno per portare la sua musica in giro per i vari club e venue che animano la vita notturna degli States. In occasione dell'uscita del suo nuovo brano, The Depth of an Answer, l'abbiamo raggiunto per farci raccontare da lui in persona quali sono i trucchetti da sapere per suonare dal vivo negli USA: a cosa fare attenzione, cosa evitare, cosa tenere stretto, cosa godersi. Ci ha preparato un breve ma fondamentale decalogo, che trovate qui sotto.
Muoviti con largo anticipo
Se sei in tour in US le distanze sono talmente lunghe che non hai mai un minuto da perdere negli spostamenti. Vanno calcolati molto bene anche i fusi interni, perché ti fregano. I fonici e in generale i promoter e gli addetti ai lavori sono molto suscettibili, ne fanno quasi una questione di rispetto, quindi dall’esperienza noi abbiamo iniziato a partire in abbondante anticipo sempre (arrivando spesso comunque in ritardo).
Ammira il paesaggio quando puoi
Fuori dal finestrino della macchina vedi un ampiezza di spazi e paesaggi difficilmente descrivibile a parole, ma di sicuro completamente diversa da tutto ciò a cui siamo abituati in Europa. Ci sono ampie zone pianeggianti dove per miglia non esistono edifici e forme di vita. È una sensazione surreale, nella quale il pensiero si perde.
Il fonico locale è sempre molto bravo e preparato, e ha come scopo unico la ben riuscita del concerto
Questo fa parte di una professionalità di stampo americano che è invidiabile. Spesso il fonico è resident della venue, e conosce molto bene il suono del locale. Questo permette, facendoci due chiacchere durante il soundcheck, di ottenere un ottimo risultato sonoro. Nei festival i linecheck sono invece un incubo, però comunque riescono a tirare fuori un risultato discreto. Al Treefort Festival a Boise, ricordo che mentre suonava la band prima di noi, il fonico ha intervistato ogni componente della band chiedendo di cosa avesse bisogno e facendosi spiegare che tipo di suono si sarebbe dovuto aspettare. Bene, quel concerto è stato davvero perfetto, dal punto di vista di resa sonora e di ascolti personali. Come abbia fatto rimane un mistero, ma dalla prima nota girava già tutto benissimo.
Chiedi e nella green room troverai
L’ospitalità e l’accoglienza sono sempre state fantastiche. Nei locali più grandi e nei festival ti trattano davvero benissimo. Nei locali più piccoli, nei quali alcune richieste non possono essere esaudite, sono il calore umano e la gentilezza a colmare e a farti sentire a tuo agio.
La fortuna di avere una support band simpatica vale moltissimo
Un tour in US ha senso se stai via almeno due o tre settimane. In questo lasso temporale sei solitamente a stretto contatto con altre band, con le quali condividi il palco per una o più date. Noi abbiamo sempre avuto la fortuna di trovare persone simpatiche e disponibili, pronte alla condivisione e al supporto.
Le band con le quali suoni spaccano
C'è poco da fare, a volte mi sono sentito inferiore a diversi musicisti che suonavano con noi, ma la cosa bella è che è un motivo di crescita, dal quale impari a migliorare il tuo show. Quindi cerco di stare sempre attento a chi suona prima e dopo di noi, in modo da apprendere il più possibile.
Mangia sano, anche se non è sempre facilissimo
L’hamburger è uno dei miei cibi preferiti e negli Stati Uniti ne ho assaggiati di squisiti. Ci sono ragazzi e ragazze che preparano con cura tutti gli ingredienti comprese le salse di loro produzione. Le stesse catene di fast food hanno un qualcosa in più rispetto a quelle europee. Però c'è da dire che gli alimenti sani scarseggiano sul suolo americano. Cucina messicana, colazioni ipercaloriche, fritti di ogni tipo... Suonando tutte le sere, ballando e muovendosi sul palco si consuma tanta energia. Quindi ok, nessuno di noi ne risente. Però si, mancano davvero dei ristoranti o dei diner dove si possa mangiare banalmente un piatto di semplice insalata con olio e sale.
I promoter e gli organizzatori americani sono persone d’oro
Se ti chiamano a suonare non è per riempire un buco nella programmazione oppure perché sperano unicamente nel sold out del locale. Lo fanno perché sono veri amanti della musica, e sono fieri di essere riusciti a coinvolgere nel loro locale un progetto per loro magari “esotico” come potrebbe essere DGM.
Viaggia leggero
L’idea di scaricare e caricare ogni sera la macchina dagli strumenti non piace a nessuno. Montare il palco prima del souncheck è sempre una rottura. Quindi a meno che tu non abbia un team di persone che ti aiuta in queste fatiche, portare l’essenziale è un ottima idea. Purtroppo la backline in loco spesso è minima, quindi bisognerebbe trovare sempre il modo di organizzarsi con le altre band per condividere la strumentazione.
Occhio a non prendere freddo
L’aria condizionata è sparata in ogni posto chiuso che trovi. Se canti, occhio quindi a bronchiti e mancamenti di voce. Dei pazzi! Entri in un qualsiasi luogo al chiuso e c’è l’aria condizionata sparata. Se fuori ci sono venti gradi, loro dentro tengono a 15. Il motivo non l’ho mai capito, e qualsiasi persona americana con la quale abbia discusso al riguardo, ha annuito rassegnata dicendo che loro sono abituati così.
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L'articolo 10 consigli fondamentali per fare il musicista negli Stati Uniti di Dumbo Gets Mad è apparso su Rockit.it il 2024-08-07 10:58:00
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