10 esordi disastrosi dei più grandi cantanti italiani

Oggi se non fai subito il brano da classifica, rischi di non avere una seconda chance discografica. Un po’ di tempo fa, invece, artisti come Vasco, Zucchero, Lucio Dalla, Loredana Bertè o Battiato, si sono presi un bel po’ di tempo

Un collage di pura arte che vede i grandi della musica italiana tutti uniti nell'esordio fallimentare
Un collage di pura arte che vede i grandi della musica italiana tutti uniti nell'esordio fallimentare

"Mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura", cantava Franco Battiato in Up Patriots to Arms del 1980. Ai tempi c'era una gran voglia di smarcarsi dai "parrucconi della discografia" per scegliere percorsi più personali. Ci sono voluti anni per toglierli di torno definitivamente, ma non certo per scelta artistica dei musicisti, piuttosto perché la discografia è deceduta in seguito all'abbandono dei formati fisici in favore di quelli digitali, piratabili da chiunque. Tra il Duemila e gli anni '10 il mercato musicale è crollato, il business deceduto, i negozi di dischi chiusi. Poi la rinascita, con gli italiani che dal basso conquistano le vette delle classifiche e nuove possibilità di farcela. Sono tornate le etichette, più o meno indipendenti, sono tornati i cantanti in italiano e gli investimenti, le programmazioni. 

Alcune nuove idee, passi laterali, comunicazioni fresche, social onnipresenti, abbattimento della barriera tra artista e pubblico, con la spada di Damocle del successo istantaneo, pena l'oblio artistico. Come abbiamo visto ripetersi con una certa frequenza, quando un nuovo artista azzecca il singolo giusto, quello da disco d'oro per gli streaming, è spremuto come un limone, obbligato a ripetere lo stesso successo, dato in pasto a featuring di dubbio gusto, presenzialista in tv, condannato a non sbagliare una canzone. Chi invece pubblica un disco e non funziona, difficilmente avrà una seconda chance. It's business, baby. 

Non tutti sono Laura Pausini, che esordisce nel 1993, vende due milioni di copie in tutto il mondo e diventa una star gigante nei paesi latini. Tanto meno Lucio Battisti, che registra il primo album nel 1969 e raggiunge subito la vetta della classifica, diventando il terzo disco più venduto quell'anno. Ma neanche Massimo PericoloTha Supreme o Madame, tanto per parlare di esordi super fortunati che trovano subito posto tra tra i più ascoltati o visualizzati. Esistono anche i Colapesce e i Dimartino, che suonano per più di 10 anni senza mai fare il botto quello che cambia la vita e poi, dopo un Sanremo fortunato, creano un tormentone che cantano tutti, dai bambini ai nonni. 

Se non ci fossero stati alcuni direttori artistici particolarmente illuminati, che prendevano a cuore la carriera di un artista, ad oggi ci saremo privati di alcuni tra i più grandi della musica italiana. Anche le grandi battaglie tra casa discografica e cantante, hanno portato a curriculum longevi e importanti. Un tempo, infatti, sbagliare il primo disco e vendere pochissimo non inficiava l'investimento futuro sull'artista e, con tutta probabilità, c'era meno pressione sul suo percorso. Perché si sa, col tutto e subito si va poco lontano, e gli esempi qui sotto dimostrano quanto oculatezza e visione d'insieme possano creare una grande carriera. 

Lucio Dalla - 1999 (1966)

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L'esordio di uno dei più grandi artisti della musica italiana avvenne dopo che Dalla era già in attività da due anni e aveva pubblicato quattro 45 giri. 1999 è un disco immaturo, che mischia beat e ingenue stranezze che (con l'esperienza) porteranno Dalla a diventare quello che tutti conosciamo. Al tempo le vendite dell'album furono quasi inesistenti e diventò una rarità per collezionisti, mai più ristampato dalla RCA fino al 1989. La vera fama arriverà a Lucio Dalla nel 1977 con Com'è profondo il mare nel 1977, dopo la trilogia con Roversi, tanto bella quanto poco popolare. 11 anni ad aspettare che sbocciasse, questa è lungimiranza. Nella sua carriera ha venduto più di 50 milioni di dischi.

Pooh - Per quelli come noi (1966)

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La band italiana più famosa per decenni alle prese con un esordio che mischiava vecchi 45 giri, cover e novità. La band era ben lontana dai tratti distintivi che l'hanno resa celebre, e anche la formazione era piuttosto sperimentale: Un quintetto con Roby Facchinetti, Riccardo Fogli, Valerio Negrini, Mauro Bertoli e Mario Goretti. Poco successo per loro, addirittura l'album seguente, Contrasto, fu ritirato dal mercato dopo una disputa tra gruppo ed etichetta, la Vedette, per un'operazione poco chiara fatta da quest'ultima. Il primo grande successo della band arriverà nel 1971 con la canzone Tanta voglia di lei. In totale, hanno venduto più di 100 milioni di dischi.

Claudio Baglioni - Claudio Baglioni (1970)

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Il cantautore romano che ha collezionato più premi e venduto 60 milioni di dischi, raggiungendo record come il maggior numero di spettatori paganti per un concerto in uno stadio (88756 a Roma nel 1998), ha esordito con un album non certo fortunato, visto che fu ritirato dal mercato dalla RCA per le poche vendite, nonostante il singolo Signora Lia. Il suo secondo album, Un cantastorie dei giorni nostri del 1971, contiene anche canzoni del primo, ma anch'esso è stato stampato in poche copie e poi ristampato nuovamente dopo il successo incredibile di Questo piccolo grande amore del 1972. La fama premia chi sa aspettare.

Franco Battiato - Fetus (1972)

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Basandoci sulla musica e sulle vendite del primo album del Maestro siciliano, non avremmo mai avuto i suoi capolavori pop degli anni '80 né quelli orchestrali e rock degli anni seguenti. Non che Fetus, il suo album d'esordio, abbia venduto particolarmente poco nel corso della sua storia, ma all'inizio in pochi capirono il potenziale di Battiato, a causa di un disco di musica sperimentale e d'avanguardia colta, privo della forma canzone a cui ci ha abituato nel tempo. È un Battiato che ama le esagerazioni anche estetiche, lontano dai suoi grandi successi popolari che vedono l'apice ne La voce del padrone del 1981, rimasto al primo posto in classifica per diciotto settimane non consecutive tra maggio e ottobre dell'82.

Antonello Venditti / Francesco De Gregori - Theorius Campus (1972)

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I due cantautori romani entrati nella leggenda, hanno esordito insieme per risparmiare soldi, in un esperimento che non ebbe grandissimo successo. Nonostante la presenza di Roma capoccia, il disco riscuote scarso successo e il vero esordio dei due cantautori sarà considerato il successivo. Antonello Venditti nella sua carriera lunga e fortunata ha venduto 30 milioni di dischi, mentre Francesco De Gregori, che a differenza del collega ha spesso scelto un territorio più folk e meno pop, è uno degli artisti col maggior numero di riconoscimenti  da parte del Club Tenco. Due al prezzo di uno non ha premiato, per fortuna hanno avuto entrambi una seconda chance.

Edoardo Bennato - Non farti cadere le braccia (1973)

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L'esordio del cantautore napoletano contiene canzoni bellissime, per un Bennato sempre un po' acerbo, che ancora non ha capito da che parte stare, se da quella del cantautore canonico o se da quella del cantastorie di protesta che dà in pasto al pubblico le sue celebri favole, metafore al vetriolo contro i potenti. Il successo vero sarebbe arrivato alla fine dei '70 e nei primi anni '80, in cui è stato il primo italiano a riempire San Siro. Una carriera lunghissima, fatta di primi posti in hit parade e milioni di dischi venduti, senza mai rinunciare alla sua vena polemica.

Loredana Bertè - Streaking (1974)

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Il primo album di Loredana fu un concept sulla sessualità vissuta in maniera libera e provocatoria. L'idea era quella di lanciarla come cantante sexy, per questo motivo fu ritratta nuda nelle foto all'interno del disco, scatenando la censura dell'epoca. Venne presto ritirato dal mercato e non riscontrò alcun successo, salvo poi essere ristampato anni dopo. Negli anni a venire, la Bertè non ha mai rinunciato alla sua vena sexy, ma i tempi erano cambiati e le fu più semplice trovare la fama. Ha venduto più di 10 milioni di dischi ed è ancora oggi la signora del rock italiano. 

Gianna Nannini - Gianna Nannini (1976)

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Dopo aver cantato nei Flora Fauna cemento, Gianna Nannini pubblica il suo primo disco che si chiama come lei, fortemente influenzato dalle tematiche femministe, che la portarono sui palchi dei festival organizzati dal movimento, senza però riscontrare il successo del grande pubblico. La fama arriva nel 1979 con America e non la lascerà mai, arrivando a vendere quasi 30 milioni di dischi in tutto il mondo, arrivando a diventare una vera stella in Germania.

Vasco Rossi - ...Ma cosa vuoi che sia una canzone... (1978)

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Cosa dire di Vasco? L'uomo che ha battuto ogni record, il signore totale del rock di casa nostra. Eppure il suo inizio non è stato all'insegna delle chitarrone, il suo primo album è quello di un cantautore che deve sempre trovare la sua strada, nonostante contenga già canzoni che entreranno nella storia come La nostra relazione o Jenny è pazza. Nessun successo commerciale per lui fino al 1983, in cui porta Vita spericolata a Sanremo, poi tutta discesa: quasi 40 milioni di dischi venduti, è l'artista italiano che ha venduto più album negli anni '10 e detiene tuttora il record mondiale di spettatori paganti in un singolo concerto: 225173 persone al Modena Park.

Zucchero - Un po' di Zucchero (1983)

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Un altro grandissimo che ha iniziato con un passo falso: Adelmo Fornaciari alla sua prima uscita non ha niente dello Zucchero che impareremo a conoscere in seguito e che vivrà un incredibile successo internazionale. Uno scialbo disco pop che contiene Canto te, vincitrice di Castrocaro '81, che vendette talmente poco da essere in seguito disconosciuto dallo stesso artista, che non lo ha più suonato dal vivo. Ad oggi ha venduto oltre 60 milioni di dischi e ha collaborato coi più grandi artisti del mondo e poco male se ha esordito con un album brutto, si è rifatto ampiamente in un secondo momento.

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L'articolo 10 esordi disastrosi dei più grandi cantanti italiani di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-04-09 10:41:00

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