Quando la redazione di Rockit mi ha chiesto di buttare giù una playlist riguardante Fabrizio De Andrè, non sapevo se darmi malato oppure rivolgermi a un avvocato e chiedergli se potevano esserci gli estremi di una denuncia per stalking. Ma vogliamo scherzare? Scegliere dieci canzoni di uno che non ne ha mai scritto una brutta in vita sua (be’, mica vero però…), di un innovatore, di un vate. Del Re dei cantautori italiani. Mai! Nel senso di mai dire mai. Sì, eccole, playlist pronta. E che gioco al massacro sia.
Avvertenze per l’uso: pezzi classici, e bellissimi, tipo Canzone di Marinella, Il pescatore, Bocca di Rosa,La guerra di Piero, Fiume Sand Creek o Don Rafaè mancano all’appello ma continuano a vivere e lottare assieme a noi.
LA GUERRA DI PIERO
Bene, dimenticate quanto annunciato in sede di introduzione: promessa da marinaio. La guerra di Piero, qui nel mezzo, deve esserci per forza di cose, perché Piero continua a morire in ogni angolo del mondo. Cantare una canzone antimilitarista non avrà il potere di far cessare una o più guerre, però aiuta. Lo stesso Faber ebbe a dire che La guerra di Piero esprime “l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l’illusione di poter partecipare in qualche modo a un cambiamento del mondo”.
LA BALLATA DELL’AMORE CIECO (O DELLA VANITÀ)
I misteri dell’amore. Un uomo onesto, un uomo probo, si innamora perdutamente di una che non l’amava niente. Poco male: tra i due nasce un rapporto un filino masochista fino a quando la vanità vince sull’amore. Ma a trionfare sarà la morte (dell’uomo probo). La ballata dell’amore cieco (o della vanità) vive su di una evidente distonia tra la drammaticità del testo e i ritmi sostenuti del dixieland, peraltro si tratta di un’eccezione all’interno del repertorio deandreiano: è la prima e unica volta in cui il cantautore genovese si lascia trasportare dal jazz.
IL SOGNO DI MARIA
Fabrizio De Andrè e Gesù Cristo, il messia del cristianesimo. Un Gesù dal volto umano, meno dogmatico, in uscita dai Vangeli apocrifi e finito tra i solchi diLa buona novella. Mentre il Laudate Domimum si trasforma in Laudate hominem (“Non devo pensarti figlio di Dio ma figlio dell’uomo, fratello anche mio”), Faber prende in esame la figura della Madonna, in particolare nel testo di Il sogno di Maria: “L’angelo scese, come ogni sera, a insegnarmi una nuova preghiera. Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali. (…). Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, le strade, poi scivolammo tra valli fiorite, dove all'ulivo si abbraccia la vite”. Quasi un viaggio psichedelico.
INVERNO
“Anche la luce sembra morire nell’ombra incerta di un divenire, dove anche l’alba diventa sera e i volti sembrano teschi di cera”. L’inverno come metafora della condizione umana, di un tempo che sembra fermarsi. Una ballatona ricca di inserti orchestrali curata da Gian Piero Reverberi, che mette lo zampino in ogni singola canzone di Tutti morimmo a stento, album dal quale è trattaInverno.
IL SUONATORE JONES
Non al denaro, non all’amore né al cielo è l’album con il quale De André (e Fernanda Pivano nel ruolo di traduttrice) prende in prestito l’Antologia di Spoon River, il capolavoro del poeta nordamericano Edgar Lee Masters. Una successione di personaggi comuni, tutti passati a miglior vita, vinti dal proprio destino dopo un’esistenza il più delle volte dolorosa.Il suonatore Jones è il brano destinato a chiudere l’intero album: Pivano e De Andrè trasformano il protagonista da violinista a suonatore di flauto per ragioni di metrica, ma mantengono inalterato il suo desiderio di non considerare la musica un lavoro, a salvaguardia di un bene primario come la libertà. Al 33 giri partecipano Nicola Piovani nonché Edda Dell’Orso (che presta la voce proprio a Il suonatore Jones) e Vittorio De Scalzi dei New Trolls.
AMICO FRAGILE
Una canzone dalla genesi curiosa, nata durante una serata passata da De Andrè e dall’allora moglie Puny in una villa in Gallura. I due si trovano tra le fauci di degni esponenti dell’alta società, a un certo punto Faber non ne può più e si nasconde in un garage dove, nel corso della notte, aiutato da una discreta ciucca, scrive Amico fragile, nient’altro che un attacco alla strabordante abitudine della borghesia di parlare del nulla. Un pezzo inserito all’interno di Volume 8, qui lo trovate nell’esecuzione del vivo con la PFM, da Fabrizio De Andrè in concerto, con svisatona di Franco Mussida compreso nel prezzo.
FRANZISKA
Difficile amare un fuorilegge. Soprattutto quando significa annullare la propria vita. La storia di Franziska è percorsa dalla gelosia dell’amante, da un amore tossico destinato a sgretolarsi. Il pezzo esce fuori dall’album diventato popolare come quello dell’indiano (in realtà, prende il titolo da nome e cognome del suo autore), nel quale c’è la presenza di Massimo Bubola, sia ai testi sia alla musica. Probabile che l’ispirazione tex-mex di Franziska sia proprio farina del sacco del musicista veneto.
SIDUN
Siamo al capitolo Creuza de ma, testi in genovese, Mauro Pagani a coordinare, David Byrne ad applaudire. Suoni mediterranei, così come gli strumenti usati in sala di registrazione, mare, viaggi, termini marinareschi, tra lo scetticismo della Ricordi, che avrà tempo per ricredersi. Sidun, ovvero l’antica città di Sidone in genovese, è una canzone contro la guerra ambientata in terra libanese che narra, con modalità tese e drammatiche, la disperazione di un padre per la morte violenta del proprio figlio. Il tutto si apre con le voci di Ronald Reagan e Ariel Sharon, sul sottofondo del rumore di un carrarmato.
LA DOMENICA DELLE SALME
L’apocalisse secondo Fabrizio De Andrè.La domenica delle salme brilla di un testo rabbioso, che descrive l’Occidente di fine anni ’80, quando il capitalismo ha ormai sconfitto i regimi dell’est Europa e si prepara a dominare. Il cantautore genovese cita la Baggina di Milano (meglio nota come Pio Albergo Trivulzio, dal quale partì Tangentopoli, quasi una profezia), Pietro Maroncelli, Renato Curcio, il poeta brasiliano Oswald De Andrade e il ’68. Con un unico scopo: schierarsi contro la pacificazione, contro una democrazia che prova ad abbattere sé stessa e virare in direzione oligarchica.
SMISURATA PREGHIERA
Difficile, se non impossibile, scegliere un brano da un album bello come Anime salve. La scelta è caduta su Smisurata preghiera, la canzone che chiude l’ultimo disco di Fabrizio De Andrè. In molti, non a torto, hanno parlato di testamento spirituale, di certo si tratta di una feroce invettiva liberamente ispirata alla Saga di Maqroll il gabbiere, opera del poeta colombiano Alvaro Mutis e scritta assieme a Ivano Fossati. Un inno all’anarchia, contro tutti i poteri, un grido in direzione ostinata e contraria. De Andrè avrà modo di dire che “le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi. Dire 'siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni' e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze. La preghiera, l'invocazione, si chiama smisurata proprio perché fuori misura e quindi probabilmente non sarà ascoltata da nessuno, ma noi ci proviamo lo stesso”. Smisurata preghiera viaggia tra influssi etnici e rock, il finale è dominato dall’organetto diatonico di Riccardo Tesi.
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L'articolo Le 10 migliori canzoni di Fabrizio De André di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2023-04-24 10:04:00
COMMENTI (2)
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L'unico dio che mi induce a credere, si chiama Fabrizio ma non veneriamolo mai, perché se lo facessimo ci vorrebbe punire e siccome non lo può fare lo faremmo soffrire: magari anche no.