Fate un esperimento: cercate su Google “Rino Gaetano”. Premete invio, poi scorrete i risultati.
Dopo il classico Wikipedia e il suo sito web ufficiale, gli articoli che troverete hanno titoli che suonano più o meno tutti come i seguenti: “Com’è morto Rino Gaetano?”; “Rino Gaetano: la sua morte è davvero un mistero?”; “Chi ha ucciso Rino Gaetano?”. Più che una ricerca su uno dei più grandi cantautori italiani della storia, sembra il palinsesto di Top Crime.
Che la prematura morte del cantante crotonese sia stata da sempre fonte di dibattito è indubbio. Ma oggi, a quarantadue anni dalla sua dipartita, avvenuta il 2 giugno del 1981, non vogliamo soffermarci su come se ne sia andato, perché, a causa di chi: vogliamo rimpiazzare questa lista lugubre con una di brani per celebrare il suo genio musicale e umano. Il suo essere un personaggio del tutto alieno nel panorama cantautorale italiano al quale apparteneva, in grado di sfuggire e schivare ogni etichetta e definizione, con lo sguardo attento, impossibile da ingannare e soprattutto critico e proiettato nel futuro, pur essendo estremamente cosciente del proprio presente e radicato in esso.
Per farlo, abbiamo scelto dieci canzoni della sua discografia che risulterebbero rivoluzionarie anche se fossero state scritte oggi e non più di quarant’anni fa.
OK PAPA’ – Aida, 1977
Da una femmina innamorata
'na volta data non te fa beccà
Una bella divisa da maggiore
Ti dà valore e virilità
Okay papàIl vero metro è la ferrovia
Che come la CIA te può insegnà
Che una differenza sostanziale e profonda
Fra prima e seconda ci deve stà
Okay papà
In Ok Papà, il brano che chiude l’album Aida, uscito nel 1977, Rino Gaetano riassume con ironia e sarcasmo un fenomeno che abbiamo iniziato a nominare e sottolineare solo poco tempo fa: quello dell’ossessione della virilità e della mascolinità tossica. In questa filastrocca rock’n’roll, Gaetano fa cantare un padre che, con accento romano, istruisce il figlio su come dovrà approcciarsi alla vita: usando la violenza, giustificata dalla sua giovane età, che la rende automaticamente un gioco; bere e fumare, ma soltanto perché va di moda; puntare a ruoli che sottolineino il suo essere uomo; trattare le donne come meri oggetti di piacere. Una narrativa pericolosa tanto per le donne, tanto per i giovani ragazzi che vi sono sottoposti e che credono di dovervisi adeguare per poter essere accettati. Già a fine anni ’70, Rino Gaetano si poneva in modo critico verso atteggiamenti che solo al giorno d’oggi iniziano davvero a essere messi in discussione.
NUNTEREGGAE PIÙ – Nuntereggae più, 1978
Abbasso e alè con le canzoni
Senza fatti e soluzioni
La castità (nun te reggae più)
La verginità (nun te reggae più)
La sposa in bianco, il maschio forte
I ministri puliti, i buffoni di corte
Ladri di polli
Profondamente calata nel suo tempo, Nuntereggae più è una title track con elementi di critica che possono essere facilmente trasferiti ai nostri giorni: come in Ok Papà, Rino ironizza su concetti da lui considerati antichi e ormai inutili, come castità, verginità e ruoli di genere ben definiti e ancorati al passato – idee che, seppur iniziano a vacillare, godono ancora oggi di ottima salute. Il resto del testo di Nuntereggae più è una sequenza ininterrotta di fatti, concezioni e personaggi considerati così polverosi dal cantautore crotonese che, letteralmente, non li regge più: la classe politica corrotta; i partiti che ormai sono diventati solo buffe sigle; la borghesia, che passa le vacanze preoccupata che qualcuno entri a rubare in casa loro mentre sono via; le false speranze e le illusioni. Il tutto su un inconfondibile ritmo simil-reggae, festoso e irriverente.
AGAPITO MALTENI IL FERROVIERE – Ingresso Libero, 1974
Faceva quel mestiere forse per l'amore
Di viaggiare sul locomotoreSeppure complessato il cuore gli piangeva
Quando la sua gente andarsene vedeva
Perché la gente scappa ancora non capivaDall'alto della sua locomotiva
La gente che abbandona spesso il suo paesello
Lasciando la sua falce in cambio di un martello
Settima traccia del primo album di Rino Gaetano, Ingresso Libero, il brano, malinconico e ritmato come una marcia funebre, è ispirato da La locomotiva di Francesco Guccini e racconta la storia di Agapito Malteni, ferroviere che prende il controllo del suo treno in nome di un ideale rivoluzionario: contrastare l’emigrazione dal Sud verso il Nord Italia. Agapito, infatti, nei suoi viaggi è costretto a vedere continuamente persone che lasciano i loro paesi natali in cerca di un futuro migliore. Sebbene quella dell’esodo migratorio dal Sud Italia (gli stessi genitori di Rino emigrarono da Crotone a Roma 1960) verso i poli produttivi sia ormai storia, vediamo tutt’ora giovani ragazzi e ragazze che sono costretti a lasciare i loro paesi (più o meno a malincuore) per poter inseguire i loro sogni.
METÀ AFRICA E METÀ EUROPA – E io ci sto, 1980
Africa, ma per te che lavori e non ridi
Per chi come te più non gioca
Questa terra è ancora EuropaEuropa, le lotte di classe, è Europa
La difesa del posto, è Europa
Per i tuoi interessi, per i figli e noi stessi
Per chi c'è e chi è disperso, è Europa
Ultimo singolo mai pubblicato da Rino Gaetano, Metà Africa e Metà Europa esce nel 1980 e fa parte di E io ci sto, che sarà il suo ultimo disco. Il testo del brano è di facile interpretazione, ma non di facile tematica: è un’invettiva contro lo sfruttamento, la violenza, la guerra, gli abusi di potere, il colonialismo e il fatto che l’Europa abbia un ruolo chiave sia nei conflitti interni del Paese che nella migrazione che ne consegue. A sarcasmo, nonsense e giochi di parole, per questo pezzo Rino preferisce un linguaggio esplicito e crudo, anche se su un tappeto musicale delicato, di pianoforte e armonica.
IO SCRIVERÒ – Resta vile maschio, dove vai, 1979
Io scriverò se vuoi
Perché ho amato tutti i sessi
Ma posso garantirvi che io
Non ho mai dato troppo peso al sesso mio
Io scriverò è uno dei brani più sinceri e a cuore aperto della discografia di Rino Gaetano. Sempre alla ricerca di un mondo diverso, migliore e più giusto, in Io scriverò Rino si interroga sul perché scriva canzoni. Diretto e autobiografico, nel testo il cantautore mette in discussione la funzione della sua musica (si definisce “un eroe a tempo perso”); parla di paure e di un passato non sempre tranquillo e onesto. Ma è la terza strofa a risultare particolarmente dirompente per il periodo storico in cui viene scritta, e ancora oggi: non solo fa riferimento a un amore che non fa distinzioni di sesso (se questo sia autobiografico o meno, non ci è dato sapere, e soprattutto non importa); soprattutto non dà “troppo peso” al proprio, riallacciandosi anche al brano Ok Papà. Rino Gaetano si stacca dalla concezione che il genere sia una sentenza definitiva, un qualcosa che ci caratterizza a priori; lo considera piuttosto un accessorio, da portare come meglio si crede.
SPENDI, SPANDI, EFFENDI – Aida, 1977
Spider coupè, GT Alfetta
A duecento c'è sempre una donna che t'aspetta
Sdraiata sul cofano all'autosalone
E ti dice prendimi maschiaccio libidinoso, coglioneNon più a gas, ma a cherosene
Il riscaldamento centralizzato più ti scalda e più conviene
Niente carbone, mai più metano
Pace, prosperità e lunga vita al sultano
Spendi, spandi, effendi narra la crisi petrolifera del 1973. Per metà, il brano descrive un mondo distopico nel quale le persone sarebbero disposte a scambiare la donna amata pur di avere in cambio un litro di benzina; di donarla, più precisamente, a un sultano, unico detentore di questa ricchezza. Nell’altra metà, la canzone denuncia una realtà nella quale ci si lascia abbindolare da grandi nomi e da pubblicità scenografiche, che fanno credere di aver bisogno di cose inutili e che ci porterebbero a fare qualsiasi cosa pur di averle. Nell’era del marketing aggressivo, dell’assoluta importanza dell’immagine e del lento tramonto dei combustibili fossili, questa canzone di Rino Gaetano risulta più attuale che mai.
TI TI TI TI – E io ci sto, 1980
A te che non ami i servi di partito
Che ti chiedono il voto, un voto pulito
Partono tutti incendiari e fieri
Ma quando arrivano sono tutti pompieriA te che ascolti il mio disco forse sorridendo
Giuro che la stessa rabbia sto vivendo
Siamo sulla stessa barca
Io e te
In Ti ti ti ti, Rino Gaetano si rivolge con tenerezza e rabbia a chi lo sta ascoltando, dicendo che prova i suoi stessi sentimenti di collera. Nel brano, infatti, Gaetano si lascia andare a una critica precisa e al vetriolo verso l’estrema corruzione della classe politica italiana. Non è necessario spiegare nel dettaglio perché questo brano possa risultare ad oggi ancora estremamente attuale. Siamo ancora sulla stessa barca.
CAPOFORTUNA – Nuntereggae più, 1978
Capofortuna stasera è con noi
Ha una gran testa come uomo e una bestia
Sembra immortale ma è come noi
Lui è stato sempre puro come l'alito di chiNon beve e non fuma lava i denti tutti i di
Profuma di roba francese e sulla camicia ha un foulard di chiffon
Regala sorrisi distesi ai suoi elettori ai bambini bon bon
Ma che fortuna capofortuna
In un brano che ricorda Adriano Celentano, Rino Gaetano analizza una figura politica perfetta, almeno agli occhi degli elettori; quasi sovrumana. Una persona pura, irreprensibile, ben vestita, profumata; da paragonare a Gesù. È già chiarissimo, ma il modo buffo di Rino di cantare, esagerando la sua voce roca, e il banjo giocoso aiutano a capire perfettamente il suo sarcasmo: per guadagnarsi la stima dei cittadini, infatti, i politici cercano di diventare idoli, simili a star del cinema. Oggi fanno più o meno la stessa cosa; ma con Instagram e TikTok.
FABBRICANDO CASE – Nuntereggae più, 1978
Ci si sente vuoti dentro il cuore
Dopo vai dal confessore
E ti fai esorcizzare
Spendi per opere assistenziali
E per sciagure nazionali
E ti guadagni l'aldilà
E puoi morire in odore di santità
Fabbricando case
Non è difficile immaginare questo brano suonato in una balera; ed è sempre impressionante notare come Rino Gaetano fosse in grado di scoccare le più pesanti frecciate su ritmi festosi e allegri, puramente da ballo. Fabbricando case si scaglia contro la corruzione e gli abusi edilizi; soprattutto contro coloro che prima costruiscono impropriamente e poi credono di potersi pulire la coscienza e guadagnarsi il paradiso contribuendo a campagne e opere assistenziali per le sciagure da loro stessi causate.
MA IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU – Singolo, 1975
Chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
Chi vive in Calabria, chi vive d'amore
Chi ha fatto la guerra, chi prende il sessanta
Chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
Na na na na na na na na na naMa il cielo è sempre più blu
Il massimo alla maturità ora è cento e non più sessanta; i ragazzi e le ragazze di oggi, probabilmente, copiano Blanco e non Baglioni; più che giocare a Sanremo, ora si gioca al FantaSanremo. Nonostante queste differenze, Ma il cielo è sempre più blu rimane uno dei pezzi più contemporanei di Rino Gaetano. È una lista così ricca e variegata che non può non trovare spazio anche nell’attualità: chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia… non importa chi siamo; non importano le contraddizioni e le diseguaglianze. Il cielo è lo stesso per tutte e tutti. Ci osserva, mentre andiamo di fretta, mentre ci ingarbugliamo nelle nostre frenesie e perdiamo il contatto con gli altri e con la realtà. Ci osserva e se la ride. Un po’ come ha sempre riso di noi e di sé stesso Rino Gaetano – e come, presumibilmente, fa ancora.
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L'articolo Le 10 migliori canzoni di Rino Gaetano di Maria Stocchi è apparso su Rockit.it il 2023-06-01 11:30:00
COMMENTI (3)
No dai, davvero non è presente "Mio fratello è figlio unico"? Nemmeno "Sfiorivano le viole"? A mio modestissimo parere in confronto a queste due "Nuntereggae più" è un sottoprodotto zeppo di stereotipi che rendono debolissima la canzone
Grande articolo e immenso Rino, non ci sono più eroi come lui.
E Gianna?