Dal 1995, i Verdena riescono a stupire ad ogni disco e i loro live sono esplosivi. Non vediamo l'ora di vederli suonare al MI AMI Festival venerdì 26 maggio. Alberto Ferrari, Roberta Sammarelli e Luca Ferrari da Albino in provincia di Bergamo sono cresciuti insieme a noi, e la loro musica dall'ubriacatura del grunge ha cambiato pelle mille volte, rimanendo sempre integra, fuori da ogni logica di mercato. Una volta strappata con forza di dosso l'etichetta troppo stretta di Nirvana italiani, i Verdena si innamorano delle sonorità sperimentali dell'alt rock americano, fino alla psichedelia e allo stoner - quasi metal.
Nei loro dischi mischiano tutto questo e altro, per creare canzoni che non hanno niente a che fare con la musica che si sente per radio, mai pop, neanche quando ci si avvicinano per puro caso, anzi. Ogni volta alzano l'asticella del "chi si fa gli affari propri campa cent'anni" e se ne escono con nuove idee, nuovi suoni che vengono da un mondo a parte. I fan ringraziano e affollano i concerti, sempre.
In occasione del loro concerto al MI AMI Festival, abbiamo stilato le nostre 10 canzoni preferite del loro vasto repertorio. Più che una classifica vera e propria, è un invito a riascoltare i loro album, sicuri di trovarci dentro sempre qualcosa di nuovo.
Scegli me
Difficile descrivere Wow, il quinto album in studio dei Verdena uscito nel 2011, perché ha un milione di sfaccettature e un po' tutti i critici, anche quelli più feroci, lo hanno descritto come disco della maturità artistica della band. Si apre con Scegli me, un pezzo insolito e bellissimo, una ballata pianistica eterea e toccante con un ritmo killer di batteria, che solo guardare Luca stoppare il piatto mentre picchia sui tamburi vale la pena di ascoltarlo mille volte. Non ci sono chitarre ma sembra ci sia un amore, vissuto con rara malinconia: "Scegli me, io non poso credere di averti qui con me in un mondo che non vuoi".
Phantastica
La quinta traccia dell'album Il suicidio dei samurai straccia letteralmente il cuore in due. Sotto il video della canzone (quello con le facce da scimmia) su YouTube c'è un commento molto calzante: Verdena, l'unico gruppo italiano che non finge di essere figo, perché lo è è davvero. Questo è un midtempo che gioca con i saliscendi musicali, ma anche dell'anima, all'interno di una struttura melodica cantautorale italiana che si fonde perfettamente con i suoni dai Teenage Fanclub ai Dinosaur Jr. "L'aggressività non mi avrà, confonde le idee e affetta la gente.C'è un dio che sanguina, che sanguina. E credo di essere anormale, ebbene non lo so".
Muori Delay
Neanche tre minuti, è quanto basta ai Verdena in versione Jack White - ma non solo - per scrivere un singolone potente e insieme fresco, aggressivo, nuovo, per dirla alla Stanis: così poco italiano. Pubblicato nel 2007 nell'album Requiem, gli fa da singolo e combina lo stoner con il grunge, in un'atmosfera interamente anni Settanta. Il testo è un magma di giochi di parole (delay - di lei) e di frasi apparentemente sconnesse che sembrano più esperimenti fonetici che liriche strutturate con un significato preciso. "Sento che durerà un po', deluso dalla folla il clown, conto che durerà un po', deluso dalla folla il clown, guardo la fine che fa, deluso dalla folla il clown, gonfio di numeri ormai, deluso dalla folla il clown".
Spaceman
Nel secondo album, Solo un grande sasso, i giovanissimi Verdena prendono le distanze dagli esordi fin troppo strombazzati su MTV, affidandosi alla produzione di Manuel Agnelli e all'amore per le sonorità dei Motorpsycho, per registrare Solo un grande sasso, da cui è tratta questa canzone. Ascoltata distrattamente sembra sia un pezzo dal testo in inglese, tanto è foneticamente attinente al modello americano. Nonostante la psichedelia formale delle parole, è una canzone che non si dimentica. "Spaceman la fine è qui e ti cullerà, io temo di vincerti la vertigine in volo, respira in vene lisce e questo è bene, dovrò concluderti, concludervi".
Identikit
Che succede quando i Verdena decidono di abbandonare per qualche istante le chitarre elettriche e il fuzz? Creano una canzone come Identikit, contenuta in Endkadenz vol. 2 del 2015, che si nutre di suggestioni georgeharrisoniane tra percussioni e simil sitar, con derive psichedeliche e psicotrope degne dei tardi anni Sessanta e grandi momenti di cantautorato italiano, sapientemente mischiati per creare un trip allucinatorio. "Io non credo impazzirò, dammi nuove idee triste ninfea, dammi nuove idee".
Luna
I Verdena sono ancora una band di ragazzi giovani, diciamo venticinquenni, quando scrivono e registrano Il suicidio dei samurai. Potrebbero vivere di quella rendita piuttosto effimera, del successo di chi li ha prematuramente etichettati "i Nirvana italiani", ma a loro è evidente che di etichette e parole non frega niente. Allora Luna: una canzone viscerale, potentissima, che alterna pieni a più pieni, distorsioni lievi a saturazioni che portano via, con parole e note di rara intensità. Pochi discorsi: è una delle più belle canzoni della musica rock italiana. "E vedo te, io e te, niente conta e crolla, crolla".
Nevischio
Un gran pezzo acustico con un big beat che lo sorregge e il pianoforte ad aiutare la chitarra e il basso a disegnare melodie mai banali. Nevischio, tratta da Endkadenz Vol. 1 è una canzone di alternative rock psichedelico, non a caso prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle, che dell'argomento conosce ogni sfumatura. Se Lucio Battisti avesse avuto un po' più di tempo su questa Terra, avrebbe amato questo tipo di sperimentazione sulla canzone italiana. "Prova il vento a muoverci, finché ci muove il pensiero tuo sale, non è più ieri e tu non ci stare. Mi dirai che senza un fine non ci so stare". Il fine che abbiamo trovato ai Verdena è uno solo: rendere al rock italiano, con tutte le sue direzioni diverse, tanta qualità.
Crystal Ball
Nel 2022 sono tornati i Verdena con un album divertito, vario, totalmente impazzito, dal titolo Volevo magia. Una serie di canzoni che vanno dalla ballata acustica alla cattiveria assoluta, di cui Crystal Ball è un ottimo esempio. Dal vivo una mina atomica e in studio pure, grazie al ritmo tribale a tratti sincopato, la chitarra e il basso impastati di ruggine e cemento, grazie alla sua struttura per niente lineare e anche al video in cui Alberto, Roberta e Luca, si fingono sacerdoti di una setta particolarmente acida, un po' come la materia di cui era fatta la vera Crystal Ball, una roba super tossica per far fare dei palloncini agli ignari bambini dei primi dell'80. "Non ti dissociare, chiedilo all'iPhone, io già lo succhierei... l'estro".
Valvonauta
Ci sta oppure no? È tra le dieci migliori canzoni dei Verdena oppure è solo il singolo che li ha fatti conoscere a tutti? Il modo più semplice è riascoltare la canzone uscita nel 1999, che colmava i vuoti italiani del grunge Nirvaniano e li riempie con una musica granitica dalla patina adolescenziale, con un video in heavy rotation su MTV e con un testo che parla di un amore per niente felice: "Mi affogherei, e anche se non mi viene, io senza lei, e anche se non c'è il miele mi viene dolce, e penso sempre lo stesso: mi affogherei". In molti temevano fosse il singoletto di una band copycat, è diventato un pezzo importantissimo di un gruppo che da quasi 25 anni si rinnova costantemente. E ai concerti fa perdere la voce.
Razzi arpia inferno e fiamme
Un inno, che poi inno non è. Canzone sinuosa ed esoterica, da chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dentro un incubo da rehab, fuori da ogni spazio e luogo, che sa di Fleet Foxes come di prog rock anni Settanta, immersa nell'acido. Incredibile che sia diventata una delle canzoni più famose della band, vista la sua natura, ma dai Verdena dobbiamo sempre lasciarci cogliere di sorpresa, proprio come quando abbiamo visto per la prima volta il video nel 2011 e ci siamo andati sotto. Una canzone che è una droga, con un'alta dose di genio. "Non vivo in me, non so chi sei, denti per te io non ho più, mi acciglierò". Come sempre, mentre la mente è in orbita.
---
L'articolo Le 10 migliori canzoni dei Verdena di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-04-27 11:30:00
COMMENTI