2020: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 2)

Un anno assurdo di canzoni e lunghi silenzi, un anno del nostro lavoro di tutti i giorni. Omaggiamo l'immensità di Gianni Mura, con la lista dei 100 uomini e donne che hanno maggiormente segnato il nostro 2020 (dalla A di Agnelli Manuel alla Z di Zen Circus)

Pala d'altare del maestro Simone di Guardistallo
Pala d'altare del maestro Simone di Guardistallo

BLANCO

L'ultima volta che avevo visto la camminata suadente di un uomo con pochi capelli e indosso solo dei mutandoni di flanella nell'edizione serale del Tg2 era l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini. Qualche sera fa è toccata a Riccardo Fabbriconi, classe 2003 from Brescia, che con un paio di singoli ha fatto un botto – per una volta – meritato. Fa roba molto figa e ha un'immagine fortissima perché del tutto personale, di chi sembra fottersene di ogni cosa (anche nelle interviste fa un po' quell'impressione). Se dovesse un giorno diventare il re del pop (e comprarsi un coffee shop), noi non faremmo nulla per opporci. 

BOSSO EZIO

Tutto era cominciato con gli Statuto e i giri in lambretta nelle piazze di Torino, dove tutti lo chiamavano Xico. È diventato uno dei compositori e direttori d'orchestra più apprezzati al mondo. Negli ultimi anni, consapevole che probabilmente non ce ne sarebbero più stati molti, ha voluto lasciare in eredità la propria passione, spiegando a tutti durante i concerti o nell'interviste tv come la musica (tutta, dalla classica agli scratch dell'amico Dj Gruff) possa contribuire a far vivere meglio. Le reazioni alla sua morte dicono che l'opera di divulgazione ha colto nel segno

BONO ALESSANDRO

Durante una delle ultime puntate di X Factor ho sentito uno dei giudici dire che "la musica non delude mai". Ho subito trovato la frase, per quanto retoricamente efficace, falsa e superficiale. Il nome di Luigi Tenco dice qualcosa? In alternativa potete andare a rileggere anche la storia di Alessandro Bono, di cui trovate una sintesi qua sotto. Quando abbiamo pubblicato quel post su Instagram siamo stati sommersi di commenti, ringraziamenti, ricordi personali di un artista che se n'è andato prima dei trent'anni, poche settimane dopo un'esibizione stravolta a Sanremo che la gente non poteva capire e non capì. La musica delude eccome, perché la vita lo fa.

 
 
 
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BUGO

Poteva essere un altro psicodramma sanremese, come nella storia qua sopra, e invece è diventata una favola surreale. Dopo anni di gavetta, di lo-fi e di non farcela mai, per Cristian Bugatti era arrivata l'occasione della vita, sotto forma di duetto a Sanremo con Morgan. La compagnia era pericolosa, ma il pezzo non era affatto male. Quello che è successo dopo è noto (molto noto: il video del suo abbandono del palco dell'Ariston è stato il più visto del 2020 su YouTube). Pochi giorni dopo Bugo, la cui delusione iniziale per quanto avvenuto è stata profonda e sincera, era intervistato in ogni canale tv (come il suo "nemico-amico"), la telenovela ha monopolizzato il dibattito pubblico nazionale fino all'avvento del Covid. Ma la tragedia è durata davvero poco: quando guardava gli rvm che raccontavano la sua storia sembrava raggiante. Oggi Bugo è una star dei social, con un posto a Sanremo 2021 quasi d'ufficio: le vie del successo sono infinite, imperscrutabili e ultimamente anche un po' trash. 

CACAO PRODUCTION

In giro per la Rete ci sono format di musica live che sono diventati un culto, da Tiny Desk a Colors. Da questo punto di vista in Italia, con qualche lodevole eccezione soprattutto all'interno della scena rap, stiamo un po' di passi indietro. Da qualche tempo su YouTube si trovano le live session in Tuci di Cacao Prod., opera del videomaker (e batterista) Fabio Copeta. La produzione è minimale e di qualità, coerente con il set molto intimo. Il tutto avviene a casa di Fabio, che vive in un posto speciale e non abbastanza conosciuto di Milano: Tucidide, un luogo in cui da anni sbocciano creatività e nuove tendenze. Online si trovano le esibizioni di Bais, Post Nebbia, Giungla e tanti altri: dateci un'occhiata.

CAMILLAS ZAGOR

Mirko Bertuccioli è morto il 14 aprile a 46 anni, dopo aver contratto il Covid. Nel 2004 con il socio Toto Ondedei aka Ruben aveva fondato i Camillas, che con la propria scrittura ma soprattutto il proprio approccio alla musica (e al business musicale) sono stati tra i gruppi più influenti gruppi della musica italiana degli ultimi anni (motivo per cui abbiamo voluto premiare la loro La scuola tedesca come brano dell'anno). Come molti grandi, non hanno fatto i soldi, però hanno fatto sorridere e alzare birre al cielo un sacco di persone. 

CANALI GIORGIO

Proprio sul finire dell'anno è uscito il disco doppio 20 di Giorgio Canali con i Rossofuoco, autori del consueto rock essenziale e meraviglioso. Le canzoni – su tutte Inutili e irrilevanti, autentico anthem – sono bellissime, la determinazione che l'ex CSI mette nel cantarle è una lunga sorsata d'acqua fresca in questi tempi aridi di voci coraggiose. Tutti, però, si sono soffermati sui testi delle sue canzoni e sulla presunta natura "negazionista" di un disco che parla parecchio di Covid. Qualcuno ha biasimato Canali, qualcuno – cosa ben peggiore – lo ha scusato: come dire "è un grande artista, ma ha un po' sbroccato". Quello che stiamo vivendo è terrificante e la presenza di idioti e criminali che non lo ritengono reale è un'offesa all'evoluzione. Ma c'è una differenza notevole tra chi si sente libero di esercitare il conflitto anche in una situazione del genere e un Vittorio Feltri che la butta in caciara perché è il suo mestiere. I "cattivi maestri" come Giorgio Canali sono tutto il contrario che inutili e irrilevanti, sono un bene prezioso e sempre più raro. Chi non dice le cose che vuoi tu e come le vuoi tu insegna ad ascoltare, a non credere a un fato invincibile e a un mondo che fa ogni giorno un pelo più schifo. 

CASACCI MAX

Prima ha suonato la bicicletta del campione olimpico di mountain bike Marco Aurelio Fontana, poi ha dato vita a un intero disco "conceptronico", registrato con i suoni della Terra, Earthphonia, con la collaborazione di Vasco Brondi, Stefano Mancuso e del geologo Mario Tozzi, tra gli altri. Questo duemilaventi olistico del fondatore dei Subsonica – uno che alla ricerca sonora e ai progetti strani ed entusiasmanti ha dedicato tutta la sua vita – suona molto bene. 

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CAPPELLATO TOMMASO

Se c'è un genere che da tempo dà prova di vitalità, capacità di innovarsi e contaminarsi, è il jazz. Se pensate sia una specie di affermazione paradossale, è tempo di farsi un giro – Covid permettendo – a qualche serata o evento che spinge questo tipo di musica e cultura. Tra tanti nomi forti e anche in loro rappresentanza, menzioniamo questo super batterista e produttore, che passa parte del suo tempo negli Stati Uniti ma appena può porta in giro per l'Italia i suoi mille progetti, come quello visionario e arioso del trio Collettivo Immaginario. 

CARLITOS

Qualche settimana fa ha suscitato un certo (micro) dibattito l'uscita dell'Ep di un giovane rapper milanese (Zona 8 per la precisione), Carlitos, dal titolo Milano capitale della droga. Nell'album – che ha un feat. di Touché, già protagonista del pezzone Seba la Poute assieme a Barracano e Massimo Pericolo – Carlitos parla di soldi, ultraviolenza, crimini e assenza di valori. Il video di 2 Kili è tipo il bigino del gangsta rap del 2020, con pistole e fucili, scooteroni, amici in tuta e pitbull (che forse non ci sono, ma è come se ci fossero). Il testo è incazzato, esasperato e decisamente nichilista. La cosa non mi indigna per nulla, ma mi annoia parecchio. 

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C+C MAXIGROSS

Adoro la gente che non fa compromessi, sono tutto quello che vorrei essere. Quando ho sentito che la band veronese non avrebbe pubblicato il proprio ultimo disco, Sale, su Spotify, a cui preferisce per motivi pratici e "politici" Bandcamp, ho provato grande stima. Perché penso che staremmo tutti un po' meglio se non prendessimo le decisioni spinti dalla paura di perdere qualcosa, ma dalla curiosità di vedere se un altro modo di fare le cose, più simile a noi anche se meno "sicuro", è possibile. 

CONTESSA NICCOLÒ

Qualche giorno fa su Facebook, scritto da un contatto di cui non ho conoscenza diretta, appare un messaggio: "La pagina de I cani è tornata visibile dopo anni". C'era la finale di X Factor e avevo abbandonato da qualche parte il telefono, e nel momento in cui lo ho ripreso in mano su WhatsApp avevo quattro screen shot del post di Facebook. Ho così scritto alla persona più vicina a Niccolò Contessa che io conosca, che mi ha spiegato che quella è una pagina non ufficiale ed è attiva da sempre, aggiungendo che da un'ora stava rispondendo a messaggi e chiamate che gli chiedevano conto di quel post. Da questo scambio ho capito due cose: quanto il meccanismo delle fake news, una volta partito, sia difficile da arrestare e quanto nessuno possa dirsene immune, e quanto sia ancora un culto a distanza di anni l'esperienza musicale de I cani. 
Ps, poi il 28 dicembre è uscita nuova musica de I Cani e mi sono iscritto a QAnon.

CORRENTINI ALGERO

Qualche giorno dopo che il signor Algero Correntini aka 1727 wrldstar aka Ho preso il muro Fratellì era assurto all'onore delle cronache nazionali per aver sfondato la propria automobile in diretta su Instagram dalle parti di Ponte Galeria a Roma, Michele Serra su Repubblica scrisse uno dei suoi corsivi dal titolo Ma è un rapper certificato. "Considerando che ci spacciamo per una società meritocratica, dare del rapper o del boss a chiunque non è educativo, bisogna meritarselo sul campo", scriveva Serra, a cui rispondevamo su Rockit con un articolo di Simone Stefanini dal titolo La patente di rapper e il rapper senza più la patente. Il punto è più o meno questo e lo sottoscrivo su tutta la linea, per quanto costi fatica e sia più facile buttare lì provocazioni come quella di Michele Serra: che la "scena rap" si sia riempita di wrldstar, di Jordan Jeffrey Baby che piscia sull'auto della polizia o persino di tipi che combinano guai seri e brutti, tipo i due trapper lucani che avrebbero violentato delle quindicicenni, è qualcosa di fisiologico, perché quando una cosa funziona alla grande e non ha o quasi barriere all'accesso ci si imbarca sopra di tutto. Ma che simili elementi prendano la ribalta non è un problema del rap o della musica, è piuttosto qualcosa che dovrebbe interrogare il sistema mediatico. 

CORSI LUCIO

Dopo anni a portare in giro la sua musica con il solo ausilio delle proprie corde vocali, di una chitarra, un'armonica e quando il palco e il budget lo permettevano un piccolo piano, giunto al suo terzo bellissimo disco e al primo da uomo adulto – al di là di quel che dice il titolo –, Lucio Corsi non poteva tollerare l'idea di saltare un giro quest'estate, e nemmeno di fare le cose in piccolo, di salvare il salvabile nell'anno che ha ridefinito per molte generazioni il concetto di incertezza. E siccome non poteva tollerarlo, non lo ha fatto. Ha radunato la sua banda, cinque amici maremmani come lui, con cui suona da quando era poco più che un bimbo, ed è andato in giro (in sicurezza) per tutta l'estate. Con limitazioni, capienze ridotte, distanze e tutto quello che volete, ma (grazie anche a tutti coloro che lavorano con lui) a formazione completa e con tanto entusiasmo. Perché le difficoltà, come il vento di Trieste, sono una spinta e non un freno. 

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2020: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2020-12-29 15:31:00

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COMMENTI (4)

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  • morenoilbiondo 3 anni fa Rispondi

    È un onore fare parte di questa scelta artistica. Moreno il Biondo di EXTRALISCIO

  • mattyballe 3 anni fa Rispondi

    Ottime scelte, sopratutto quelle più coraggiose e - a loro modo - rivoluzionarie come Extraliscio. Grazie all’autore!

  • elisabetta.sgarbi 3 anni fa Rispondi

    Una vera Enciclopedia, scritta da chi conosce a fondo la musica.Bravo Dario.

  • elisabetta.sgarbi 3 anni fa Rispondi

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