13esima Gara delle batterie elettroniche - Padova

(La locadina della serata - Disegno di Napo)

5 minuti a testa e puoi "suonare" qualsiasi cosa. Non è solo un ritrovo per nerd, tantomeno un freak show. E' un posto divertente, e quando il presentatore è Zagor dei Camillas - putroppo non in questa occasione - si toccano punti altissimi di comicità. Il prossimo 8 luglio a San Giovanni in Marignano (Rn) si terrà a quattordicesima edizione, Marco Verdi ci racconta la numero 13, lo scorso maggio a Padova.



La Gara delle Batterie Elettroniche non è un concerto anche se ci sono un fonico, un mixer e una coppia di casse. Non è un rave anche se ci sono le batterie elettroniche e i subwoofer. Non è un club anche se ci sono un bar, un barista e le ragazze. E' una competizione ma non è un evento sportivo. Non è un festival itinerante. Non è neppure un raduno di circuit bending né un corso di aggiornamento per i commessi del tuo rivenditore preferito di materiale informatico.

Napo degli Uochi Toki (iperbolicamente organizzatore, reclutatore, concorrente ma anche presidente di giuria della Gara delle Batterie Elettroniche –sarà legale una cosa del genere?–) dice che si tratta essenzialmente di una Situazione. Forse casuale. "Perché poi se stiamo troppo a definirla diventa una di quelle cose troppo definite e noi non riusciamo più a fare niente."
Per me è una metafora della vita a ruoli invertiti, un capovolgimento delle gerarchie sociali, dove il nerd è l'alpha-male e la puzza di stagno fuso delle saldature è la droga più esaltante. Forse esagero, Napo puntualizza: "E' una gag, è divertente. Però non vuole essere una situazione che punta a dare lustro a queste cose 'perché bisogna dare spazio a queste cose'. Qui lo spazio è quello che è, e se uno vuole venire, viene. Non ci sono grandi ideologie dietro, è solo la Situazione in sé. E io la trovo estremamente divertente."

(Foto di Zeno)

Il contesto: Padova, Stalker Reloaded, un ex-pub pizzeria dal sapore industriale riconvertito per l'occasione in arena elettronica, dove ciabatte e prese di corrente delimitano il campo di battaglia. In giro un sacco di gente. Gente da competizione. Gente che parla di relé e microfoni a contatto mentre ragazze inumidite scattano foto da red carpet. Gente venuta da ogni dove per mostrare al mondo che le ore passate ad avvelenarsi in garage sono in realtà servite a qualcosa. Difficile percepire altrove un'atmosfera così collettiva e umorale. Forse ai combattimenti illegali di cani. O ai robot wars. Un angolo dell'arena ospita due vecchi mini-tv risalenti al modernariato degli anni ottanta a 8-bit: si gioca a Tetris. Code per impugnare il joystick. Vecchio posa l'ombra che è il tuo turno.

(Il Rottamaio Del Suono - Foto di Marco Verdi)

5 minuti a testa, una ventina di situazioni improbabili a contendersi i favori del pubblico. Il palco è invaso da un lungo tavolo ricolmo di circuiti elettronici su basette millefori, due personal computer antidiluviani smarriti tra banchi oscillatori, selettori e potenziometri, radio hi-fi, walkman, motorini elettrici tenuti assieme con il fil di ferro… è il banco mitologico del Rottamaio del Suono, folle demiurgo di marchingegni per la distruzione acustica. Lui non gareggia perché ha già vinto troppe edizioni. Idolatrato da ovazioni e flash quando ci assorda con il suo artigianato elettronico.

(Il Rottamaio del Suono "il bis")

Il Rottamaio mi insegna che qui conta l'idea. Conta quanto sei capace di sovvertire il normale funzionamento di oggetti d'uso quotidiano. C'è chi percuote con estrema violenza un termosifone e una padella. Chi viene fischiato perché la sua sedia pieghevole non riesce a generare i suoni desiderati. C'è quello che fa beat-box in un didjeridoo autocostruito in vetroresina. Ci sono i rastafariani con le Korg Electribe valvolari e i nerds che si cimentano con la programmazione a oggetti violentando le schede audio dei propri computer. C'è Giorgio Gabber aka Rico degli Uochi Toki, che ha preso un virus e il suo computer ora genera "dei suoni pacco". Midi Minor è invece il cabarettista della batteria elettronica, campiona clap crash one-two-three-four del pubblico e poi spacca l'arena vincendo la Gara. Per Napo "ha vinto perché incarnava tutti i presenti". È vero. "…Ma alla fine a noi non ce ne frega niente di chi vince, l'importante qui è esibirsi!"

(Midi_Minor)

(Giorgio Gabber)

(IDidjetal Fuzz "il didjeridoo")

L'INTERVISTA

Napo, quando è nata l'idea della Gara?
Era il 2003, al Baraonda di Segrate (MI). A gente del giro Ronin e R.U.N.I. venne l'idea di fare una 'Giornata delle Batterie Elettroniche', con mostra pomeridiana e poi concerto. Ne siamo venuti a conoscenza tramite Bruno Dorella e Bugo, e abbiamo partecipato subito perché era una cosa curiosa. Ricordo che c'era anche Zagor dei Camillas, e io avevo un Rythm'n'Maker, uno di quegli accompagnatori da pianoforte, una roba veramente cazzona!

Perché le donne non partecipano alla gara delle batterie elettroniche?
Non oggi, ma ci sono state delle donne! Ricordo WJ Meatball, una tipa dell'etichetta Burp che fa dei dj-set paurosi, spezzettati e imballabili; aveva varie macchinette, pure molto spezzettate. Poi c'era una ragazza di Rimini che aveva partecipato con un theremin. Effettivamente mi ricordo solo loro due tra le concorrenti. Ma di solito ci sono molte ragazze, il che dimostra che la Gara non è una cosa prettamente nerd.

Meglio analogico o digitale?
È un dilemma, e ai dilemmi non si risponde. Bisogna provare entrambi. Tu provi l'analogico e dici 'caspita, caldo'… però vedi che il digitale è più ordinato, allora passi al digitale, ma poi ti manca l'analogico. Bisognerebbe fare un misto tra le due cose.

Secondo me invece… il digitale, in fondo, è una merda. Non ha approccio diretto alla materia. Il noise è noise: tutto si potrebbe fare con il digitale, ma non puoi toccare il suono, non riesci a sentirlo fisicamente sotto le dita.
Però il digitale va incontro a chi vuole organizzare una quantità di informazioni più ampia, e ti aiuta quando hai una mentalità più compositiva e meno esecutiva. Se vuoi fare le cose in analogico e ti tocca girare con sei synth, quelli di legno, no… non è possibile. Ma dipende sempre da quello che vuoi fare: Aphex Twin vuole farti sentire quel suono e si tarocca i pianofortini analogici, ma se invece tu vuoi far sentire una serie di tracce insieme, allora secondo me è meglio digitale. C'è chi riesce e comporre benissimo in analogico e chi riesce a farti sentire il suono su digitale: allora si tratta di due metodologie.

Prima o poi ci sarà una grossa svolta tecnologica, magari nel campo della bioelettronica. Come immagini la gara delle batterie elettroniche nel futuro?
Non so. Zemeckis immaginava il futuro del 2015 con le macchine volanti, e vedi che hanno solamente cambiato design e per il resto si tratta sempre di motori a scoppio orribili. Chi si presentasse con degli aggeggi biotecnologici potrebbe avere possibilità di vittoria, però non so se il pubblico riuscirebbe a capire. Perché come hai visto il pubblico a volte non capisce nemmeno una persona che sta dietro a un sequencer e lo suona coi tasti, perché vede che sta fermo: sono tutti più attratti dalla performance che dall'ascolto. Più che altro, se le persone non capiscono la tecnologia di adesso, figuriamoci in futuro. Ma poi, chissà se avremo ancora voglia di farle, le gare di batterie elettroniche!

LE FOTO E I VIDEO
Fantomatic Agency (Video)
Zeno (Foto)
Marco Verdi (Foto)



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L'articolo 13esima Gara delle batterie elettroniche - Padova di Marco Verdi è apparso su Rockit.it il 2009-05-07 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • postbong15 anni faRispondi

    Midi Minor in realtà è un nostro emissario del Post Bong, tale Gg Funcis.