Lazza
Il 23 dicembre il rapper si è ripreso la prima posizione nella classifica FIMI degli album più venduti in Italia con Sirio. È stata la 18esima settimana al primo posto per lui, qualcosa di clamoroso, soprattutto in un'epoca in cui gli album si bruciano presto e sotto con il prossimo. Quello che sta capitando al ragazzo cresciuto sotto l'egida di Salmo e degli altri di Machete ricalca quasi alla perfezione quanto accaduto un anno fa a Rkomi, che curiosamente proviene dal suo stesso quartiere milanese. In comune hanno anche la direzione che stanno imprimendo al loro stile, un tempo "molto trap", soprattuto Lazza, e ora quasi del tutto pop. Il genere con cui sono arrivati al grande pubblico ha decisamente esaurito la sua spinta propulsiva, e loro fanno bene a guardare da altre parti. Terza circostanza in comune con Rkomi, il fatto che sarà a Sanremo. Mi ha molto colpito, e credo abbia abbastanza infastidito lui, il continuo ripetere da parte di Amadeus che la sua è la musica che piace ai bimbi e ai ragazzini. "Da ora spero di piacere anche ai genitori", ha detto lui, con garbo, ma privo di ogni entusiasmo. Vedremo che sarà, di certo con simili numeri dalla sua può tollerare il fatto di non incontrare il mio gradimento, di Rocco Tanica o altri boomerissimi come noi.
Lick the Witch
Ecco, loro ai dischi di platino difficilmente arriveranno. Ma a smuovere la scena della propria città sono riusciti eccome. Sono i 20 artisti beneventani che hanno dato vita agli altrettanti brani di Lick The Witch - Beneventowave Vol.1 (il richiamo è alle streghe di Benevento), il primo capitolo della raccolta di Bulbless! Records che riunisce la scena elettronica sannita dagli anni ’90 ad oggi. Un progetto di ricerca (e permessi) enorme, che ha preso forma in 10 anni per iniziativa di Dylan Iulano, artista del territorio che si è messo a studiare e selezionare quanto di buono prodotto in questo ambito nel tempo, spesso senza alcun tipo di risonanza. Nella compila ci sono chicche inedite del passato come un brano di Caesar (produttore house già in consolle a partire dalla fine degli anni '80), un altro reworkato da Massimo Ben (cantautore di San Salvatore Telesino attivo tra gli '80 e i '90), un estratto della soundtrack di Chris Kamara's Street Soccer (videogioco la cui colonna sonora è stata composta dal beneventano Vanni Miele nel 1999). Assieme a loro roba super contemporanea come il pezzo dell’artista "hyperfunk" Miami Mais aka Mauro Mattei, il synth-pop e lo-fi di John Mausiano dei Forever Alien, l’inedito di The Delay In The Universal Loop (Gruesome). Oltre al calcio (e a Mastella) c'è di più a Benevento.
Litfiba
La scorsa settimana, già abbandonata Milano per il consueto esodo natalizio pugliese da bollino nerissimo, sono stato sommerso di foto, audio e video dal Forum d'Assago, che prima di concedersi un po' di meritato riposo in una stagione zeppissima per i recuperi post Covid, ha celebrato la fine di un'epopea, quella dei Litfiba. Ora, il mio rapporto con la nostalgia l'ho già espresso e non lo ripeterò. Ma mi trovo a ripensare a questa band e al suo ruolo nella storia della musica italiana, underground e mainstream. Alla fase pionieristica, alla new wave, alla Trilogia del Potere che ne ha sancito il mito, ma anche ai dischi degli anni '90, al successo larghissimo, alle tv e i "tormentoni rock". Penso a quanto quei dischi e quella fase siano stati criticati e derisi (un po' anche da me) e quanto invece fossero coraggiosi e inediti, rispetto a cose oggi considerate quasi avanguardia nonostante ripropongano eterni cliché rimasticati. Penso alla fotta che hanno ancora di palco, hanno fatto la storia e come tali bisogna tributarli.
Kiko Loiacono
Quando ho chiesto a un amico musicista che ha vissuto per tanti anni a Londra, bazzicando la scena shoegaze, se avesse conosciuto il Dr. Kiko, mi ha detto di no. "Ma dicevano tutti che era il capo", ha aggiunto. Lo pensavano in tanti, tutti quelli che lo avevano incrociato lungo il cammino e sapevano stare sulla lunghezza d'onda di una persona che era indubbiamente molta, a volte probabilmente troppa pure per sé stesso. Quando se n'è andato, a novembre, abbiamo pubblicato un saluto davvero bello di Carlo Pastore, che gli voleva bene e lo stimava. Sono rimasto affascinato dalla sua storia e pure dalla sua "filosofia", dalla figura di Daniela e dal tributo che i suoi amici Mogwai avevano voluto riservare a una donna così importante per lui. Stay Free.
Maciste
Loro sono un power duo chitarra e batteria, sono emiliani, si chiamano Giusy e Riccado. Sono partiti come amici "e sono sfociati nel punk". Musicalmente sono nati a ridosso della pandemia, nell’ottobre del 2021 hanno pubblicato un EP da sei brani che si chiama Balera MonAmour, ma la vera botta è stata nel 2022, quando è uscita Las Vegas, che abbiamo deciso di inserire nella top ten dei nostri pezzi per i 12 mesi che vanno a spegnersi. È un pezzo che ci ha convinti ed emozionati, una scombinata ballata di quelle che piacciono a noi, un racconto di disagio notturno cantato con voce delicata, che diventa un'atipica canzone d'amore da cantare quando si è ubriachi alle 4 di mattina e non c'è più nulla da perdere nemmeno la dignità. Vera hit punk in cui una somma di imprecisioni rende tutto bellissimo, uno dei brani che più si avvicina a un anthem per questi tempi infami.
Margini
Rimaniamo sul punk, rimaniamo su latitudini abbastanza simili ma andiamo indietro nel tempo e sull'altra sponda appenninica. Margini è stato uno dei film più apprezzati al Festival del Cinema di Venezia (ha vinto il Premio del Pubblico), non esattamente lo stretto pubblico di chi ha vissuto e frequentato solo sottoculture. Poi è andato in sala, e lì lo abbiamo apprezzato tutti. Creato da Niccolò Falsetti (scuola Manetti Bros.) e Francesco Turbanti, è una pellicola di formazione, capace di raccontare in maniera tenera, credibile e in cui è difficile non immedesimarsi la storia a tratti surreale di tre ragazzi con diversa cultura ed estrazione sociale e un sogno comune: vivere di punk, non nel senso remunerativo del termine. È un atto d'amore verso uno stile musicale – dai Negazione ai Klaxon, la colonna sonora è fighissima – e ciò che culturalmente e socialmente ha contribuito a creare. Oltre che un atto d'amore per la provincia italiana, eterno polo di attrazione e repulsione per tantissimi di noi. Già perché teatro di questa epopea punk sono Grosseto e la Maremma, con le sue band, i suoi locali e il suo negozio di dischi, che scopro esistere ancora: il Rudeness, dove il regista è cresciuto. Un tempo ce n'era uno in ogni città di posto così, e forse ognuno di loro meritebbe un film in concorso a Venezia.
Marracash
Quando l'altra sera in radio, da Wad a Deejay, ho sentito Marra condurre un dibattito tra Ornella Vanoni e Sacky, rapper della Seven 7oo, sul ruolo della musica nella società di oggi e la necessità di "tifare rivolta", sostenendo le nuove generazioni che vogliono cambiare le cose, ho capito in via definitiva che Fabio Rizzo è diventato la figura di cui il rap italiano aveva bisogno. Tanti ne avrebbero avuto la possibilità in questi anni, mentre il genere diventava egemone sul pubblico giovane e commercialmente dominante, ma uno dopo l'altro si sono chiamati fuori, per fare scelte più facili. Invece dopo gli ultimi due dischi, dieci spanne sopra tutti, Marra pare pronto a portare le rime di casa nostra in una fase adulta (Tenco o non Tenco). Non è più una questione di essere il king – anche se sei Forum sold out e spettacolari di fila, qualcosa significheranno –, anzi forse il punto è proprio togliersi la corona e mettersi in gioco su un altro livello. Che non è più un game da mo'.
Gigi Masin
Gigi Masin l'ho scoperto da poco. Colpevolmente, certo, ma in buona compagnia. Perché la sua è una storia di rivincita pazzesca, che conferma come i tempi e le modalità del riconoscimento dell'arte siano insondabili. Veneziano, autodidatta come musicista e poi come produttore, sogna di riuscire a fare il musicista a tempo pieno, ma per lungo tempo questo non accade. A trent’anni, nel 1986, pubblica il suo primo lavoro Wind, un gran disco ambient, la cui eco rimane circoscritta. Lo scopre tempo dopo la Music From Memory, un’etichetta di Amsterdam specializzata nel recupero e nella ripubblicazione di materiale "dimenticato". Viene riproposto, assieme a nuovo materiale, e questa volta arriva a un pubblico più largo. Nel 2002 Björk campiona un suo pezzo per il singolo It’s in Our Hands. Il nome ora comincia a girare, ovviamente non in Italia, e Gigi gira il mondo a performare live la sua musica. Gli Stati Uniti, il Giappone, posti che fino a quel momento si era solo sognato. Oggi ha 67 anni, una visione sempre molto personale della musica e ancora meno voglia di scendere a compromessi. Di recente ha pubblicato sei tracce sotto il titolo di Vahiné e ora non ci sono più scuse per non ascoltarlo.
Madame
Ci piacerebbe qua tanto parlare di L'eccezione, pezzo pop clamoroso, di livello altissimo. Ci ritroviamo invece a parlare dell'indagine, con relativa polemica di fine anno: il nome di Madame è comparso nei giorni scorsi in un'inchiesta su false vaccinazioni anti-Covid al fine di ottenere il Green Pass. È cosa di pochissimi giorni fa, ma il processo, fuori dai luoghi opportuni, è già cominciato. Anzi le sentenze sono già arrivate: non può suonare al concerto di fine anno a Roma, non può andare a Sanremo, dicono. È un cattivo esempio, sarebbe uno smacco per chi ha lottato contro il covid. Ora, a me i no vax fanno orrore. Sono mortificato dal fatto che esistano, dall'evenienza di scoprirne qualcosa (è già successo, succederà ancora) tra le persone che stimo. Ma il moralismo da quattro soldi e lo scempio del valore fondamentale del garantismo non è che siano molto meglio. Madame pare che sia indagata, ma che in Italia ci siano tre gradi di giudizio è cosa che ormai dovrebbe essere nota. Non è colpevole, lo sarà magari un giorno. E anche quando lo sarà, a meno che non sia previsto dalla sentenza, dove starebbe il suo divieto ad esibirsi? Djokovic e gli Australian Open non c'entrano, qua non c'è nessun regolamento o legge dello Stato a fermarla, anzi al momento non vige più alcun tipo di controllo o "patente" per fare nulla. Qual è la paura, che la gente si "svaccini" dopo averla sentita cantare Voce? Dove sarebbe l'incompatibilità? Per quanto deve durare la gogna: sarà per sempre estromessa dai circuiti della musica leggera oppure arriverà un momento in cui il suo presunto falso vaccino potrà essere perdonato? Chiedo per un'amica, la democrazia.
Massimo Pericolo
Forse è passato un po' in sordina, ma quest'anno Vane ha pubblicato uno dei singoli più belli della sua carriera. Si chiama Signore del bosco, lo ha prodotto Dardust e ha pure un bellissimo video ambientato nelle montagne della Val d'Ossola, il che per me è un valore aggiunto notevolissimo. Dopo Solo tutto, non era del tutto chiaro cosa aspettarsi da Massimo Pericolo (cui abbiamo dedicato la prima puntata di Venticinque, riportandolo per la prima volta davanti al carcere di Varese). Poi arriva questo pezzo e le cose appaiono molto più nitide. Perché Signore del bosco – omonimo del bel libro in cui MP si racconta – è il fratello maggiore di Totoro, ma un po' anche di Amici, parente stretta di quei brani delle origini più intimi e devastanti emotivamente. Un pezzo in cui risuonano le viscere, che rimanda alle radici e alla filosofia zen, mette in fila i valori della vita e manda a fanculo tutto il resto. E lo fa in maniera matura, artistica, perché nella vita di Alessandro tutto è cambiato e lui è troppo sincero per far finta di niente e continuare con il marcio che piace. Ma la disperazione e la poesia sono ancora tutte lì, e dubito che se ne andranno mai.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo 2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-12-30 09:03:00
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