2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 10)

Dagli Ada Oda a Yendry, passando per Verdena, Marracash e altri 96 nomi più o meno noti. Quelli che, nel bene e nel male, hanno segnato il 2022. Un'antologia completa e a tratti crudele di chi abbiamo ascoltato, e quindi in fondo di chi siamo stati, nei 12 mesi ormai in archivio

Artwork di Giulia Cortinovis
Artwork di Giulia Cortinovis

Thrucollected

Un anno fa Discomoneta, l'esordio del collettivo napoletano, era stato la rivelazione dell'anno, un album stupendo, freschissimo e allo stesso tempo caratterizzato da un approccio quasi atavico, artigianale. Clamoroso, per me. Quest'anno, com'è abitudine (una bella abitudine) oggi, il progetto è stato messo in stand by, per illuminare le diverse anime che lo compongono. E così sono usciti dischi diversi tra loro, ma tutti decisamente Thruco, e ognuno a suo modo interessante, capaci di rinnovare la tradizione di una città musicalmente unica. Sano, forse il più eclettico del clan, e Altea hanno fatto una specie di split ep, sfaccettato e intenso. Poi sono arrivati gli Specchiopaura, che con Napoli Undercore hanno fatto un pezzone manifesto. Intanto sta emergendo Tripolare, anche lui del giro, CBCR emerito, che ha firmato per Sugar e ha tutto per fare il salto. Insomma, dove c'è una visione e condivisione di saperi, passioni e creatività, poi sbocciano le cose belle. Belle e selvaggie il giusto. 

Touché vs Simba la Rue

Se prima, pur consapevole dei loro problemi, avevo fatto un'apologia dei ragazzi di Selinunte (e dintorni), qua mi fermo. Perché si è andati parecchio oltre. A inizio anno c'erano stati degli scazzi tra Simba, giovane rapper che vive a Merone nel Comasco, e Baby Touché, padovano, di cui avevamo parlato qua. Si parla di risse a Milano e poi in Veneto, con lanci di bottiglie e insulti via social e nei pezzi. Le cose erano degenerate a giugno, quando Baby Touché era stato aggredito da un gruppo di ragazzi – tra cui pare Simba La Rue –, era stato accerchiato, caricato su un'auto e picchiato, poi il tutto era stato messo su Instagram. Il 16 giugno quella che pare una vendetta: Simba La Rue veniva accoltellato a Treviolo, in provincia di Bergamo, mentre accompagnava a casa la fidanzata (il cui ruolo in questa vicenda è abbastanza assurdo). Per molti quell'aggressione sarebbe stata organizzata dai "seguaci" di Baby Touché. Simba ha rischiato che gli venisse amputata una gamba. Non c'è nemmeno bisogno di commentarla questa cosa, capite bene che piega folle abbia preso questo "wannabeismo" gangsta. Dal canto nostro abbiamo provato a rifletterne, con persone che hanno cose da dire in merito: quae qua. E speriamo che tutto questo non abbia nuovi capitoli in futuro. 

Treetops

E questi da dove saltano fuori? Presto detto: dalle aule del Saint Louis College of Music di Roma, dove Anna e Marcello si incontrano e decidono di voler fare un po’ di musica assieme. Uno dopo l’altro i ragazzi diventano sette, tutti attorno ai 20 anni, e in un tempo altrettanto rapido hanno già anche un disco all’attivo, quello che trovate ora nella nostra top ten. Magari Demetra non vedrà mai le vette delle chart, ma cose che suonano in questo modo in Italia oggi ce ne sono ben poche. Con i Treetops la riscoperta dell'anima più intimista della world music incontra la psichedelia dalla mano leggera di fine ’60, mentre curatissimi arrangiamenti sfociano nel jazz e nella fusion, una sorta di matrimonio proibito tra Snarky Puppy e Mogwai a cui vi consigliamo caldamente di autoinvitarvi.

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Tropea

Noi li avevamo portati a suonare a Tropea, all'interno di un tour didascalico e improbabile, in cui loro avevano dimostrato di trovarsi parecchio a loro agio. Per noi loro sono una delle band più fighe di Milano, e qualcuno doveva pur dirglielo. Lo hanno scoperto in maniera definitiva a X Factor, dove sono arrivati in finale dopo aver rischiato le chiappe svariate volte resistendo però fino all'ultimo atto. Vedere una realtà come loro a X Factor non è più una novità, ci sono un sacco di precedenti. Cosa bella, loro e di X Factor, è che tutto sommato, per quanto possa restituirci un montaggio di quel tipo, sono venuti fuori davvero i Tropea, almeno una parte di loro. Ora quelle poche settimane di popolarità, i numeri in aumento sulle piattaforme, il tour che cambia di location per sfruttare l'onda. Poi la risacca. Ma alla fine rimarranno i Tropea, e questa è un'ottima base di partenza. 

Truppi

A Sanremo lo hanno conosciuto tutti, con la sua canottiera, la sua faccia allungata e un brano bello e decisamente troppo complesso per quel contesto. Non è andata granché bene, Truppi è stato come rifiutato dal grande pubblico – che tendenzialmente si beve qualsiasi cosa, se somministrata con l'ombrellino giusto – e difeso dai suoi sostenitori, che però non avevano bisogno di Amadeus per sapere che lui è uno dei più bravi della sua generazione. Poi ha ricominciato a fare le cose che sa fare. E verso fine anno ha pubblicato due pezzi. Quello qua sotto è La felicità: sentite quanta classe e quanta umanità ci sono in questo pezzo, e sticazzi dei fiori. 

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Francesco Turrisi

Francesco Turrisi è un torinese che vive a Dublino, e quest'anno ha vinto in coppia con Rhiannon Giddens il Grammy per il miglior album folk del 2021. Il loro They’re Calling me Home è un disco magico, capace di rappresentare con canzoni tradizionali (anche in italiano) tutta la sofferenza del covid. "Alchimista e poliglotta musicale", come lo ha definito la stampa internazionale, Turrisi ha lasciato l'Italia, suo Paese d'origine, nel 1997 per studiare pianoforte jazz e musica antica al Royal Conservatory dell'Aia, dove ha conseguito una laurea e un master. Ha pubblicato cinque album acclamati dalla critica. A volte esportiamo davvero il meglio

Beatrice Venezi

Nel giro di poco tempo questa direttrice d'orchestra classe '90 molto reclamizzata ha usato il motto "Dio, Patria e Famiglia", che rimanda a tempi non proprio felici di questo Paese, ha detto di voler essere chiamata "direttore" e non "direttrice", e avuto la brillante idea di richiedere un albo dei critici musicali, un'elite in grado di parlare di musica possibilmente come piacerebbe a lei. Idee brillanti che meritavano un premio, per questo il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – uno che sta facendo rimpiangere Franceschini... – l'ha nominata consigliera per la musica del governo. Nell'ambito di tale incarico, Beatrice Venezi collaborerà con gli uffici di diretta collaborazione del ministro, con il segretariato generale e la direzione generale Spettacolo. La destra dice che è finito il tempo del pensiero unico di sinistra e della cultura aperta solo a chi proviene da quell'area politica, e per altro qualche ragione ce l'ha pure. Se però i loro pensatori – dopo i vari Barbareschi, Veneziani e affini – sono come Beatrice Venezi (la cui migliore dote è avere un ottimo ufficio stampa da 10 anni a questa parte), temo che avranno qualche problema a raggiungere la tanto agognata egemonia culturale.

Verdena

In questi giorni ho letto la classifica dei migliori dischi italiani di Rolling Stone. Mi permetto di citarla e criticarla perché voglio bene alla testata, mi piace e stimo tutti coloro che ci lavorano. Per RS il miglior album italiano dell'anno èVolevo magia dei Verdena. Così inizia il commento "e infine eccoci qui, in cima alla classifica, dove non potevano che esserci loro, quasi per diritto acquisito". Il problema, secondo me, sta tutto qua. In quel diritto acquisito che non bisogna mai riconoscere a nessuno, soprattutto a coloro che più si apprezza. Tutti sanno quanto sia stata lunga e complicata la genesi del loro settimo disco, quella stessa attesa ha generato un’aspettativa insostenibile, che probabilmente avrebbe creato malumori qualunque fosse stato l’esito finale. Sotto con le domande fondamentali, allora. È il migliore disco dei Verdena? Di certo no. È il peggiore? Diciamo che sta nella parte bassa di una discografia inarrivabile. È quindi un brutto disco? Neanche per il cazzo. Il punto è dunque questo: un disco non ispiratissimo dei Verdena se la gioca con la fascia altissima dei dischi italiani usciti negli ultimi cinque anni. Manca forse la canzone inno – ma ci sono pezzi meravigliosi come Nei rami, Chaise Longue, Crystal Ball, Pascolare e Certi magazine –, ma c’è sempre quel suono che da 25 anni a questa parte pare ancora irreale poter sentire in una band di casa nostra, soprattutto dal vivo

Leo Vertunni

Una volta, parlando con Mace, mi aveva anticipato che dopo il grande successo mainstream di Obe (lui sì, disco dell'anno, nel 2021) si sarebbe concesso un disco diverso, un ritorno all'origine e agli svarioni totali. Così è nato Oltre, lavorone ambient tanto diverso dal precedente e comunque tanto potente. Tra i temi centrali del disco, mi aveva anticipato lo stesso Mace, il sitar. E la persona che gli sta dietro, un giovane e bravo artista di nome Leo Vertunni. Che a 19 anni è andato in India per vivere col suo maestro, che ha gli insegnato lo strumento, che oggi lui suona come nessuno in Italia, tanto da essere apprezzato in tutto il mondo e suonare ovunque. Un personaggio unico, che abbiamo raccontatoqua

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Whitemary

Da quando era comparsa sulla scena, si era capito che Biancamaria “ce l’aveva”. Con il suo primo vero disco, Radio Whitemary, uscito attorno alla metà dell’anno, abbiamo la certezza: Whitemary è una di quelle fortissime. Il suo è un debutto studiato in ogni dettaglio, dove a colpirti in faccia non sono solo i bassi della sua technazza, ma anche la profondità cui può giungere con la sua lirica. O meglio, è il combinato disposto dei due elementi a dare vita a un grande lavoro, ricercato, fresco e massiccio. Credo che tra un po’ è un gran pezzo e non è affatto il solo di una tracklist in cui è vietato skippare. Tracce elettroniche raffinatissime si avvicendano con i momenti di dancefloor più godereccio, il tribalismo, i mantra e la cassa che si sbullona. Tutto quanto è elettronico eppure suona incredibilmente analogico, tutto quanto è dannatamente irregolare e dunque perfetto.

Yendry

Nel 2012 partecipa a X Factor ma non viene notata, poi fa parte della band torinese Materianera, fino a pochi anni fa, ma esplode solo quando decide di tornare alle origini dominicane e cantare in spagnolo. Barack Obama e il New York Times hanno messo la sua canzoneYa(Obama l'ha citata assieme a gente come Brandi Carlie, Lil Nas X, The War on Drugs, Courtney Barnett, Mitski, Lizzo ft. Cardi B) tra le loro preferite del 2021 e negli ultimi mesi è diventata una vera star. Una specie di novella Rosalìa che mischia electro, r&b e urban con bachata e salsa, a volte più vicina al reggaeon come il singolo Istinto con J Balvin o You con Damian Marley (il figlio di Bob). Yendry canta in spagnolo e inglese, ha milioni di follower, ha suonato il suo singolo El Barrio ai Latin American Music Awards of 2021. Il percorso di crescita di Yendry Fiorentino è esponenziale. Da Barriera di Milano a Santo Domingo è un attimo. 

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L'articolo 2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-12-30 09:03:00

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