Alberto Dubito
In Italia, a Milano, abbiamo un'eccellenza assoluta. Fa un po' sorridere usare quest'espressione per definire una realtà che più fieramente underground non si potrebbe, ma tant'è. A dicembre si è tenuta al Conchetta di Milano, all'interno di Slam X, la decima edizione del premio dedicato ad Alberto "Dubito" Feltrin, poeta e rapper trevigiano morto nel 2012. È stata una due giorni molto partecipata e creativa, come sempre, che ha visto "sfidarsi" poeti, scrittori, rapper ma anche musicisti e performer. L'obiettivo del premio è incentivare la voglia di esprimersi in libertà e sostenere l'antica arte della poesia ad alta voce (spoken word, poetry slam) e della poesia con musica (spoken music, rap). Da qui negli anni sono uscite figate assolute, di alcune delle quali leggete abitualmente su Rockit (un esempio recente è questo). Alla fine ha vinto Kyotolp, davanti a Irene Buselli, ORA e A.L.D.E..
Edda
L'accoppiata Edda/Maroccolo lo ha rifatto, tirando fuori un disco a tratti commovente, essenziale e variegato al tempo stesso: Illusion brilla dell'infinita grazia del quotidiano, con canzoni che sono corpi vivi e scarni allo stesso tempo, dissonanti, animati da violenta poesia e acceso dolore. Come nel caso di Lia, il brano più potente degli 11, dedicato alla madre (cui l'artista deve il suo nom de plume). Edda dice una cosa bellissima a proposito: "Le madri prima di essere madri sono state ragazze, bambine, figlie a loro volta. Noi le conosciamo solo come madri e così perdiamo una parte della loro vita. Lia parla di questa parte della vita delle nostre madri che a noi figli manca ed è forse anche stata la parte migliore della loro esistenza". Ancora la famiglia, e in particolare i genitori dunque, al centro della poetica dell'ex Ritmo Tribale, dopo un disco intenso e lacerante come Stavolta come mi ammazzerai?, in cui la presenza del padre diventa motore di rabbia e violenza. Qui i toni sono del tutto diversi, la dolcezza è sussurrata eppure suprema, perché di un'intera gamma di sfumature siamo fatti noi umani. Ed Edda è tra i pochi ad avere la sincerità e la bravura per raccontarle tutte.
Egreen
“Il fatto che la categoria degli artisti venga senza sosta sottoposta pubblicamente al confronto numerico e degli apparenti risultati è frustrante, svilente, offensivo”. Un mese fa, a commento dei Wrapped di Spotify, e della conseguente (e mortificante) slavina di autocelebrazioni degli artisti e dei propri presunti trionfi, Egreen ha scritto così. Mentre Sfera – per dirne uno – postava una foto di sé stesso intento a mangiare 43 kg ci costata a bordo piscina e scriveva l’immane troiata per cui i numeri non mentirebbero mai, lui esprimeva quest'altra visione, magari residuale, ma corroborante. La "dottrina del successo" è la grande bugia dei nostri tempi, a cui chi resiste merita la menzione d’onore. E Egreen lo ha fatto non solo a stories e parole, ma con un disco autoprodotto come rivendicazione d’alterità (eccola, la rivendicazione), Nicolàs, dopo un periodo complicatissimo a livello personale. Un disco di rap vero, crudo, potente, ben scritto e che suona alla grande e che contiene una traccia monstre (in ogni senso) come Incubi, dieci minuti di strofe senza ritornelli per ripercorrere la propria vita, gli errori, la resistenza. Una rarità che tale non dovrebbe essere, ma che vogliamo celebrare al di là di ogni idiota numero da ripostare.
Esseho
Il suono di Roma continua a rinnovarsi, adeguarsi ai tempi e spingerli più avanti. Trovando nuovi interpreti capaci di dargli una direzione. Uno di loro è Esseho, artista di Bomba Dischi, che la musica della capitale – i suoi luoghi, le sue anime – la frequenta da tempo. È di qualche settimana fa il suo nuovo ep, SANGUE//SALIVA, un viaggio nel tempo e negli stili, con tracce più urban, altre cantautorali e quasi folk, fino all'elettronica e a un rock più classico. Esseho canta i sentimenti, che da giovani ti esplodono in faccia, canta quello che ci dice il cuore e di altri organi, di corpi, morsi e carezze. Consigliato.
Fedez
A ogni anno di vita di Fedez corrispondono dieci anni di vita degli altri esseri umani. Almeno questa è la sensazione vertigionosa e ansiogena che trapela dalla compulsazione dei suoi social, spesso per tramite dei media che ne riprendono ogni passaggio. In dodici mesi il rapper ha avuto una terribile malattia ed è guarito. Ha fatto la pace con quasi tutti coloro a cui stava sul cazzo, fino alla clamorosa (e tremenda) reunion con J Ax e al pezzo (tremendo) assieme a Salmo. Da quasi ex musicista salito sul carro degli influencer è tornato a condizionare gli airplay e diventare il nuovo re dei tormentoni, da paria del rap italiano è diventato l'amico di tutti dentro e fuori il "game". Poi è tornato a X Factor, dove tutto sommato ha contribuito a "portare a casa" una stagione complicatissima. Fedez ha una capacità unica, e i numeri dalla sua, per imporre la propria agenda a tutti. Anche a chi ne farebbe volentierissimo a meno.
Alessandro Fiori
Se il tuo valore si giudica da chi te ne riconosce, come Alessandro Fiori ce ne sono davvero pochi. All'indomani dell'uscita di Amami meglio – suo primo singolo dopo 6 anni e primo assaggio dell'album poi uscito ad aprile, Mi sono perso nel bosco, prodotto da Giovanni Ferrario e da Alessandro "Asso" Stefana –, i social di tantissimi artisti tra i più bravi e innovativi del nostro panorama nazionale si sono riempiti di immagini di un cavallo bianco che saltava un tavolo da cucina, l'artwork del pezzo. Fiori, d'altra parte, è un pezzo di storia della nostra musica "altra", come solista, come membro di band seminali come i Mariposa e collaboratore di grandi interpreti, più in generale come agitatore culturale e portatore di una visione altra. Che si ritrova a pieno anche nel nuovo disco, suonatissimo, pieno di suggestioni di ogni tipo, di sogni e a volte deliri in cui smarrirsi.
FN MEKA
Questa storia non è italiana, ma è troppo bella e quindi uno spazio glielo devo trovare. È la storia del primo artista licenziato senza nemmeno esistere, e mi pare dica tantissimo (anche se non capisco cosa) dei nostri tempi. Lui è FN Meka, rapper nato in seno a Factory New, potenza americana della realtà virtuale. Che si è inventata un avatar con treccine colorate e tatuaggi in faccia, che in poco tempo con la sua musica creata con l'AI diventava una star di Tik Tok. Fino all'interessamento di Capitol Music Group e la firma del contratto con la major, quella di sir Paul McCartney per intenderci. FN Meka funziona così, secondo il ceo dell'azienda che lo ha "assemblato": "Abbiamo creato un algoritmo che analizza le canzoni popolari di generi specifici. Sulla base di ciò, la tecnologia genera suggerimenti per gli elementi costitutivi di nuovi pezzi come il contenuto dei testi, gli accordi e le top line”. Cosa può andare storto? Che nei suoi pezzi, "scippati" un po' di qua e un po' di là, c'erano parecchie espressioni razziste. Bandite, pure per i robot. Perché la potenza è nulla, senza il contesto. E quello spesso manca ai rapper veri, figuriamoci a quelli artificiali.
Fuck Pop
Fuck Pop è una factory nata negli scorsi mesi da un progetto di scouting targato Pluggers. L'obiettivo era trovare nuovi talenti in vari ambiti: rapper, producer, grafici, videomaker. Una chiamata alle arti, in tempi in cui farsi notare è semplice ma emergere davvero quasi impossibile. Da questa idea di Olly e dei ragazzi di Pluggers – l'etichetta di Massimo Pericolo – doveva poi nascere un brano, invece è arrivato un ep di tre tracce, tutte fighe. In particolare quella che trovate qua sotto: napoletana per idioma e attitudine, incalzante nel beat, strafottente e irresistibile con le sue barre. Nel frattempo il lavoro prosegue: un nucleo di una ventina di ragazzi che prima non si conosceva si è scoperta collettivo e disegna ogni giorno il proprio universo artistico. La sfida è già vinta.
Funky Lemonade
Sono vestiti da dentisti, senza che io riesca ad afferrarne il perché. Suonano alla grande e, nonostante siano giovanissimi, hanno già un pubblico con loro. Che canta come inni le loro canzoni (anche a cappella) e non si fa alcun problema a spostarsi, visto che per tre volte dalla natìa Bergamo sono giunti a Milano Sud, per spingere i loro ragazzi fino alla vittoria di Palchi Belli, il contest che abbiamo realizzato assieme a Ostello Bello. La band è in giro da un po' ormai, in Lombardia si sono fatti apprezzare e ballare su diversi dancefloor, ancora di più da quando hanno aggiunto al loro roster come cantante Francesco Spinelli, in arte Spinozo. Nei prossimi mesi andranno a suonare a Barcellona, meritato premio per la vittoria del concorso, cui si erano iscritti in 500 e grazie a cui una cinquantina di band si sono esibite in tutta la penisola. Chissà l'igiene orale catalana come va?
Marco Fusinato
L'edizione 2022 della Biennale Arte di Venezia è stata bellissima, con un'infinità di cose da vedere e di cui stupirsi. Uno dei padiglioni che maggiormente mi ha colpito è stato quello dell'Australia, ai Giardini. Avvicinandosi alla struttura si poteva sentire un suono fortissimo, che penetrava le orecchie fino quasi a provocare dolore. Una volta entrati, autolesionisticamente senza cuffie nel mio caso, si capiva il motivo. L'installazione chiamata DESASTRES era molto semplice, minimale. Su una parete LED che andava dal pavimento al soffitto scorreva un caos di immagini disparate e disconnesse generate casualmente, che venivano "sincronizzate" al suono assordante che, dietro a un muro di casse impressionante, l'artista Marco Fusinato creava dal vivo (lo ha fatto per 200 giorni!) con la sua chitarra elettrica. Noise terrificante, satura di feedback, a volumi spaventosi. Uscito di lì, sono rimasto disorientato per una mezz'ora abbondante, con mal di testa e qualche difficoltà a camminare.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo 2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-12-30 09:03:00
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