2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 8)

Dagli Ada Oda a Yendry, passando per Verdena, Marracash e altri 96 nomi più o meno noti. Quelli che, nel bene e nel male, hanno segnato il 2022. Un'antologia completa e a tratti crudele di chi abbiamo ascoltato, e quindi in fondo di chi siamo stati, nei 12 mesi ormai in archivio

Artwork di Giulia Cortinovis
Artwork di Giulia Cortinovis

Paky

Una volta sono venuti a prendermi sotto casa con un NCC con i vetri oscurati e mi hanno portato in un posto che in realtà era vicinissimo a casa mia, Rozzano, popoloso comune dell'hinterland Sud di Milano. Sembrava la scena di un rapimento o un incontro per gestire degli affari loschi, in realtà andavo a conoscere Paky e ad ascoltare il suo disco Salvatore. La sua faccia – così diversa da quelle di quasi tutti i suoi colleghi, anche di quelli che millantano origini di strada – era stata per mesi sulla pensilina di fronte a casa, per pubblicizzare il suo nuovo singolo Blauer, una specie di inno degli spaccini. Nonostante fosse a pochi isolati da casa mia, la Rozzi di Paky sembrava un pianeta diverso da quello su cui abito io. Diverse le geometrie e gli spazi, i luoghi, ma soprattutto le persone, le fisionomie, i look e gli sguardi. È stato fondamentale quel giro sotto la Torre Telecom, uno dei "monumenti" più alti d'Italia (senza però alcuna mitologia a disposizione), per capire meglio un artista che sta portando qualcosa di diverso nel rap nostrano. E che, è giusto dirlo, ha fatto un gran bel disco, Salvatore, anche se in pochi tra "quelli come me" ci avrebbero scommesso. 

Eccola, la Torre Telecom
Eccola, la Torre Telecom

Niko Pandetta

Non userò parole di elogio, invece, per Niko Pandetta, che qualche tratto in comune con Paky in fondo ce l'ha. Ma nemmeno ci tengo granché a unirmi al coro di condanna, che è molto ampio e altrettanto superficiale. Vincenzo Pandetta, in arte Niko, ha 31 anni, prima faceva pezzi in stile neomelodico, successivamente si è avvicinato alla trap. È nipote di un boss catanese, cui aveva anche dedicato una canzone, poi tolta dal suo repertorio. È stato arrestato a Milano per una condanna a 4 anni per spaccio ed evasione, al momento è recluso. Lui dice di essere cambiato, di non essere mai stato un mafioso ma di essere stato un criminale "comune", mentre ora la musica è la sua vita. La galera, ha spiegato, non è che lo preoccupi granché. Probabilmente, dopo Baby Gang, avremo altre canzoni in cima alle classifiche uscite direttamente da un penitenziario. Già perché nel frattempo, mentre i talk show lo additano a nemico dei nostri ragazzi e dei valori sociali, Niko Pandetta si è fatto i dischi d'oro con Pistole nella Fendi e poi con Bella vita

Paola e Chiara

La prova generale era stata la data zero a Bibione del tour trionfale di Max Pezzali, di cui erano state coriste negli anni '90. In un attimo l'hype – che in realtà non si era mai spento – è ripartito e da lì a fare Furore al prossimo Sanremo è un attimo. Perché Amadeus è una faina e sa che tira più un po' di nostalgia che il famoso carro bovino. E nel prossimo Festival quella quota, visto anche il potenziale di "memabilità", l'ha affidata volentieri alle sorelle Iezzi. Che proprio all'Ariston erano diventate un cult, nel 1997 nella sezione Nuove Proposte con Amici come prima, cantata ad unisono. Il primo album Ci chiamano bambine seguiva quella scia e le due scrissero il mito di loro stesse aprendo al Michael Jackson dell'History World Tour 1997. Poi vennero Vamos a Bailar, il tentativo di diventare nuove icone sexy dance, riuscito fino in parte, e ancora gli scazzi, i lunghi silenzi, gli insuccessi solisti, molteplici riavvicinamenti e una reunion quasi inevitabile. In fondo, sono gli Oasis che ci siamo potuti permettere

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Dario Parisini

Per anni i Disciplinatha sono stati una delle band che dovevo sentire se volevo diventare il buon compagno che ambivo a essere. Erano emiliani, erano del giro dei CCCP e CSI, c'erano un loro pezzi su Materiale Resistente, compilation che divoravo e mica solo il 25 aprile. Ci ho messo un po' – erano altri tempi e vivevo alla periferia dell'impero – a essere raggiunto da altre informazioni, l'iconografia fascista della band, la voce di Mussolini su un loro disco. Ero interdetto, troppo giovane per sottilizzare e trovare il bandolo della matassa. Quell'impossibilità di comprenderli non mi ha mai abbandonato, e credo sia stato il loro vero successo. Mi è dispiaciuto quando ho scoperto della morte, a 56 anni, di Dario Parisini, chitarrista e fondatore dei Disciplinatha nel 1987, oltre che dei Dish-Is-Nein e per un periodo dei Massimo Volume, ma anche attore e personaggio fuori da ogni schema e spesso logica. In fondo, se la sua band era una delle preferite di Jello Biafra, qualcosa di buono avranno pur fatto. 

Max Pezzali

Lo strano percorso Di ognuno di noi Che neanche un grande libro un grande film Potrebbero descrivere mai è quello che ti porta in una manciata di anni da mettere su un "super" gruppo con Nek e Renga per tirare assieme un ultimo disco e un tour, a riempire stadi e palazzetti come fossero teatrini per i saggi di fine anno. Quello che è successo a Max Pezzali – di cui sono un po' più che un fanatico, sia messo agli atti – ha dell'incredibile e non si spiega, al di là di quel discorso sulla nostalgia così centrale nel racconto di questo 2022 di musica. Ma una cosa è certa: chi a San Siro è andato per il suo karaoke collettivo Max30, non avrà "nessun rimpianto". Perché sotto quei 240mila piedi è come se si fosse aperto un varco temporale in cui Mauro Repetto ballava tarantolato e tutti stavano senza pensieri, felici. Pure i metallari svedesi

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Pablito el Drito

Durante la Milano Music Week ho fatto una domanda a California dei Coma Cose sul cosiddetto "decreto anti rave", una delle prime brillanti uscite del governo Meloni, e lei mi ha dato una risposta grandiosa nella sua semplicità: "Ma cosa vuol dire rendere illegale una cosa che è illegale per definizione?". Dà perfettamente l'idea di quanto sia strumentale e ridicola (ma non per questo meno pericolosa) l'iniziativa del governo. L'unica cosa buona – oltre a togliere subito eventuali dubbi su che tipo di robaccia ci propineranno nei prossimi mesi e anni coloro che ci comandano – è stata quella di farmi venire la voglia di approfondire la cultura rave. E per fortuna oggi, anche in Italia, abbiamo dei bei libri che ci permettono di farlo. Qua una lista. Molti di quei volumi (ma ci sono anche Vanni Santoni e tanti altri) li ha pubblicati la benemerita Agenzia X, casa editrice milanese che sulle controculture è da sempre avanti. E mi fa super piacere invitarvi ad andare a recuperare Rave in Italy e gli altri libri di Pablito el Drito, dj, produttore e scrittore, una vera autorità in materia. 

Pier Paolo Pasolini

"In libreria solo libri sul duce, a teatro solo spettacoli su Pasolini. Questo il ricordo che porterò con me di questo duemilaevventidue". Così ha twittato Valerio Lundini qualche tempo fa, e come sempre mi ha fatto ridere. Spettacoli, e musiche, su Pasolini in effetti ce ne sono state molte. Ma va bene così perché in questo centenario dalla nascita non si è andati con il pilota automatico: la figura del poeta è stata riletta e proiettata sull'oggi, che poi era la cosa che a Pasolini riusciva meglio. Come Canzonette, album in cui Bomba Dischi ha fatto reinterpretare l'intellettuale e le sue idee e pubblicazioni ai propri artisti, come Ariete, Giorgio Poi, Franco126, Clavdio e PopX. Qualcosa di sacro e profano assieme, come lo è stato lo spettacolo dedicato a PPP messo su dai Tre Allegri, conterranei friulani. Un concerto disegnato, davvero magico. 

Pinguini Tattici Nucleari

Quando ho letto la notizia sono rimasto scosso. Non solo i PTN sarebbero andati a San Siro, ma avevano venduto tutti i biglietti in 12 ore. A San Siro. Una band di provincia formata da sei ragazzi con le facce sbagliate per stare sui grandi palcoscenici che riesce a passare in pochi anni dai club e dai viaggi "in un Ducato con le chitarre in mano", come dicono in Dentista Croazia, ai palasport prima e oggi allo stadio. È qualcosa di incredibile, e che se ne facciano una ragione i loro (tanti) hater. Anche perché i ragazzi suonano bene e Riccardo sa scrivere. È paraculo? Certo, ma fa pop e non sarebbe bravo a farlo se non fosse paraculo. Personalmente sono super contento di questo risultato e spero che avanti vada sempre più spesso la gente come loro. Che magari non saranno i Queers e nemeno i Mogwai, ma i loro pezzi nell'airplay radiofonico italiano sono decisamente una delle cose più accettabili che si possa sentire

Post Nebbia

Il miglior disco del 2022 per noi è il secondo dei padovani Post Nebbia, che, benché giovanissimi, sono stati protagonisti di un percorso di crescita esaltante. Non era affatto semplice per Carlo Corbellini e soci trovare il proprio posto nel mondo dopo un esordio come Canale Paesaggi, invece la conferma che arriva da questa messa allucinogena è assordante. La miglior risposta possibile, quella basata sulle idee e sulla musica: il resto non esiste. Entropia Padrepio è un concept album stratificato e ipnotico: il lo fi e lo psych rock del debutto di due anni fa viene qua superato da un’architettura complessa, delicata e solidissima al contempo, in cui convivono funk, synth in abbondanza, visioni cosmiche beatlesiane, qualche svarione prog. Mentre ci si muove tra le spire sonore di un disco pieno di riferimenti bellissimi, ci si addentra anche tra le profondità delle riflessioni sull’uomo, la fede, l’universo e la salvezza. Fino all’agognato approdo Oltre la soglia e in cima alla nostra classifica. Che bellezza!

Red Bull 64 Bars Live

Il cartello “piazza Ciro Esposito”, la sagoma inconfondibile delle Vele, 8mila persone a saltare e scandire barre all'unisono. Lo show a Scampia di Red Bull con Madame, Fibra, Guè, Marra, Ernia e il meglio della scena napoletana è stato qualcosa di irripetibile. In un posto che ha un bisogno supremo di musica e di un domani, nel quartiere più difficile di una città meravigliosa e difficile, è stato portato un evento potentissimo, del tutto "sintonizzato" con quei ragazzi sotto il palco, che per una volta hanno avuto a disposizione il meglio. Dovrebbe accadere molto più spesso di così.

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2022: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-12-30 09:03:00

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