The Kolors
Alla fine, con tutte le corazzate (alcune spompate, a dire il vero) in campo, la guerra dei tormentoni l'hanno vinta loro, i più inaspettati. Ed è una bella notizia, perchè con tutti i limiti dei tormentoni pensati per essere tali, la loro Italo disco è una delle canzoni dell'estate meglio scritte e suonate, con un bel video e un'idea dietro. D'altra parte, anche tre anni fa, con Non è vero, avevano fatto un "tormentone buono", che richiamava a Pino Daniele alle sue sonorità. La carriera dei The Kolors – che suonano bene e sono super simpatici – è da ottovolante: il gruppo nato attorno a due cugini di Cardito, paese campano, l'approdo a Milano, le infinite serate come resident band a Le Scimmie, Amici, i pezzi in inglese e il successo, il riflusso, il passaggio in italiano, qualche pezzo a vuoto e poche hit e ora Italo Disco, che li riporterà anche a Sanremo. Forse non sarà Ibiza, ma fin qui è comunque andata di lusso.
Thru Collected
Disco dell'anno, dopo che il loro esordio, un paio d'anni fa, era stato per noi il secondo migliore dei 12 mesi. Può bastare per far capire quanto ci abbia preso il "fenomeno Thruco"? Il fatto è che questi ragazzi from Napoli sono gli unici capaci di aprire uno squarcio nella matrice per afferrare un pezzo di futuro e lanciarcelo addosso. Il Thru Collected è la boccata d’aria migliore che la musica italiana degli ultimi anni potesse desiderare, e l’ambizione di Il grande fulmine lo dimostra: un disco di 30 tracce che tiene insieme una decina di teste e qualche centinaia di migliaia di pensieri che sfrecciano verso il domani. Un album schizofrenico per tempi schizofrenici, che attacca frontalmente la Musica di merda dalla prima traccia e offre l’alternativa nell’urgenza di un pop disordinato e scombinato dall’elettronica. Non c’è niente di altrettanto creativo e vulcanico da queste parti, per questo non potevamo che trovarli ">in cima a tutto.
Tones on the Stones
Che ci fa Richie Hawtin, uno dei dj più quotati (e pagati) al mondo, in una cava di granito in disuso, tra coltivatori di lumache e meccanici d'auto? È la magia di Nextones, festival che fa parte di Tones on the Stones, e che da anni porta in Val d'Ossola, a pochi passi dalla Svizzera, il meglio della musica elettronica. L'evento è talmente cresciuto con il tempo, e con un suo business model creativo e intelligente, che si sono addirittura "comprati" una cava, che ora è il loro teatro di pietra. Qua ci raccontano una storia di imprenditorialità della cultura che può essere un modello.
Tricca Emma
"Nella vita e nella musica Emma Tricca è una esploratrice. Così come Davey Graham partì per il Marocco e Vashti Bunyan per le Ebridi in cerca delle loro muse, la musicista nata e cresciuta a Roma ha viaggiato per il mondo, vivendo a Londra, New York e nel Texas per trovare il cuore della sua musica". La bio su Rockit di questa bravissima artista da sola fa capire tutto, e immaginare la sua musica. Che da expat – oggi sta in UK – continua a fluire raffinata e corroborante. Il suo quarto disco, uscito quest'anno, si chiama Aspirin Sun, è fuori per Bella Union, l’etichetta dell’ex Cocteau Twins Simon Raymonde, e sul palco (si è vista anche in Italia, per fortuna) l'affianca una band internazionale di cui fanno parte Jason Victor dei Dream Syndicate alla chitarra e Steve Shelley dei Sonic Youth alla batteria. Certe volte esportiamo il meglio.
Truppi Giovanni
Intimo ma teatrale. Sereno eppure mai pacificato. Ci sono Infinite possibilità per esseri finiti e Giovanni Truppi le ha mostrate tutte, prima in un disco che segna un nuovo passaggio di una carriera sempre coerente e fedele alla musica, poi in un podcast e infine in una serie di live teatrali e ricchi d'anima.
Umbaca Thomas
Lui è un pianista classe 1997, già membro di Addict Ameba, superband di capi incontrastati dell'afromilanbeat. Ha appena pubblicato il primo disco con Ponderosa. Di origini inglesi e calabresi ma di nascita milanese (per la precisione sui Navigli), Thomas è uno che sa volare altissimo ma anche "sporcare" la sua musica. Oltre al piano canta, suona le percussioni e il berimbao. Nei prossimi mesi butterà fuori nuova musica, abbiamo già un promemoria pronto per non scordarci di ascoltarla.
Veronese Grazia Letizia
Chi è? Semplice, è stata la moglie di Lucio Battisti dal 1976 al 1998, anno della morte del cantautore, di cui quest'anno si sono celebrati (con alcune cose belle e tanta retorica a vuoto in tv) gli 80 anni. Si erano incontrati a Sanremo nel 1968, quando lei aveva 25 anni. Con il nickname di Velezia ha scritto alcune canzoni del marito, dopo la rottura di Mogol. E il motivo per cui sta in questa lista è proprio il rapporto con il paroliere storico (assieme a Panella, of course) di Battisti. Quest'anno, a 25 anni dalla morte, i due hanno avuto un nuovo "round". Semplificando molto Rapetti aka Mogol lamenta di aver "perso delle chance" per via del fatto che la musica di Battisti (di cui è autore) in questi anni non è stata concessa in uso per usi commerciali e nemmeno sulle piattaforme. Veronese dice, altrettanto semplificando, che a Mogol interessano solo i soldi e la fama e non l'arte e il ricordo dell'ex amico. Al di là del gossip, è una vicenda interessantissima che coinvolge molti temi centrali, per la musica e non solo: il diritto d'autore e la proprietà intellettuale, il diritto all'oblio, le eredità immateriali.
Villotti Jimmy
Lui non aveva suonato con Battisti, ma con Dalla, l'altro grande Lucio di cui si sono "celebrati" gli 80 anni in questi mesi. E non solo. Perché Jimmy Villotti, from Budrio, morto a inizio dicembre dopo una lunga malattia, è stato un punto di riferimento per generazioni di chitarristi, jazz, swing e non solo. Oltre che di Dalla, è stato la chitarra storica di Paolo Conte, che gli ha anche dedicato una canzone, Jimmy ballando (mannaggia, che onore!). Ha suonato in studio e dal vivo con Francesco Guccini, Gianni Morandi, Ornella Vanoni, Vinicio Capossela, Luca Carboni. Un'istituzione a Bologna e non solo. È stato anche a fianco degli Skiantos: i grandi riconoscono i grandi, qualsiasi genere e follia essi facciano.
Zucchero
Ora, è davvero offensivo sostenere che Salmo abbia fatto riscoprire Zucchero, uno con un cv internazionale che ne basterebbe un quindicesimo. Ma senz'altro il rapper – che si esibirà non a caso con il bluesman a capodanno a Olbia, la sua città – ha dato a livello più mainstream una nuova giovinezza all'artista, avvicinandolo alle nuove generazioni "rap-dipendenti". Lo ha fatto coverizzandolo due volte a Sanremo, citandolo in ogni artista, veicolando in ogni modo possibile la propria passione per questo artista. Ora farà San Siro, impensabile fino a poco fa per uno come lui, uno popolarissimo, ma più da teatri che da grandi arene. Ci auguriamo un bel duetto.
808 ballin
La TR-808 è una drum machine progettata dalla Roland nel 1980 e cambiò per sempre il modo di fare musica grazie alla sua programmabilità, che dà la possibilità a chi la utilizza di creare i propri ritmi senza limitarsi a quelli predefiniti. Oggi identifica soprattutto un suono, quello della trap (e dintorni) che della 808 fa ampio uso. Da qui sono partiti quasi tutti i producer di nuova generazione. E pure quelli di nuovissima. Come questo gruppo di ragazzi, che ha dato vita a un collettivo capace di creare suono per gente come Young Thug, Gunna, NBA YoungBoy, Nav, Trippie Redd, MoneyMan oltre a molti dei big italiani. Magari i loro nomi vi dicono poco, perchè vivete in tutt'altra bolla rispetto alla loro. Ma quando qualcuno raggiunge i massimi livelli nel proprio campionato, è giusto riconoscerlo.
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L'articolo 2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini, Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-30 12:00:00
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