Geolier
Geolier è lo pseudonimo di Emanuele Palumbo. È nato nel 2000, è giovanissimo. Viene da Secondigliano, Napoli, un quartiere che è un universo a sé in una città che è un universo a sè. Col rap ha iniziato presto, a 18 anni, ma è nel 2020, in tempo di pandemia, che il suo nome ha iniziato a girare sul serio. Poteva essere uno dei tanti rapper (o trapper, questo vedetelo un po' voi, conta molto poco) che godono del momento favorevole del genere. Poteva essere uno dei tanti artisti napoletani che si fanno notare, ma difficilmente (vuoi anche per la barriera linguistica) sfondano a livello nazionale. Niente di tutto ciò. Geolier non è uno dei tanti, è uno di quelli che spiccano e spaccano e il suo disco Il coraggio dei bambini è un gran prodotto. Ora Sanremo, dove tanti rapper e tanti artisti che cantano in napoletano non hanno fatto bene. Speriamo che il suo destino sia altro, perché lui è molto forte.
Ghali
Da dove cominciare? La vita di Ghali è sulle montagne russe, vuoi per questioni biografiche e familiari e vuoi perché il suo percorso artistico è stato tutt'altro che lineare. Gli inizi difficili da digerire con la Troupe d'Elite, i cambi di pseudonimo. Poi è arrivato il successo, prima con la trap e poi con i pezzi più "larghi", capaci di proiettarlo in un altro campionato, quello di un pop fresco e internazionale (lo Stromae italiano...) di cui effettivamente c'era bisogno eccome, e di farlo diventare un simbolo di integrazione celebrato dal NY Times (complimenti per le prese di posizione recenti pro Palestina, non scontate). La sensazione, però, è che già negli anni passati qualcosa si fosse inceppato. Nelle scorse settimane è arrivato il ritorno alle origini (una mossa che a trent'anni non promette nulla di buono) con il mixtape Pizza Kebab Vol.1, abbastanza inascoltabile. Nelle prossime settimane sarà a Sanremo, e per molti è giù un'ultima chiamata.
Giargo in arte
Non troverete un altro gruppo con un nome così brutto in questo listone. E però sticazzi, perché il suono è invece molto, molto interessante. Li abbiamo scoperti a fine novembre allo Zelig di Milano, dove hanno vinto l'ultima edizione di special stage, meritevolissima rassegna in cui suona chi si è esibito durante l'anno negli ospedali per progetti di solidarietà. Sono un ensamble che mette assieme Sergio Caputo e una ventata di tropicalismo, jazz, funky e canzone italiana. Lui, Giargo, è uno spilungone foggiano che canta anche nella lingua madre, tiene fantasticamente il palco ed è un mix tra Andrea Poggio ed Erlend dei Kings of Convenience. Loro sono dei musicisti di formazione prevalentemente jazz, bolognesi. Tra il foggiano e Bologna c'è una specie di osmosi musicale che va avanti da Lucio Dalla in poi, e che ha dato vita a tante situazioni interessanti. Ora ci sono anche loro.
Giuse the Lizia
Uno su mille ce la fa, ma il culo non c'entra nulla. E non è affatto un caso se, tra mille copie, ce la stia facendo questa "faccia da 2001" siciliana, che ha riempito i Magazzini Generali di Milano salendo un livello dopo l'altro grazie al lavoro sulla propria community di sostenitori. I pezzi ci sono (il nuovo disco ne è pieno), la presenza scenica e il talento anche. Bravo Giuse e bravi i guys di Maciste a trovare sempre roba nuova e accompagnarla nel proprio percorso senza saltare le tappe necessarie.
Gorelli Matteo
Pochi giorni fa ha vinto l'edizione 2023 del Premio Dubito, il più importante concorso dedicato alla poetry slam (e affini) che ci sia in Italia. I finalisti al Cox18 di Milano erano tutti di livello altissimo, secondo è arrivato quel Thybaud Monterisi che ritroveremo tra poco. Ma per la giuria nessuno ha performato, emozionato, scosso come questo 30enne toscano che vive a Milano e che ha una storia molto particolare. A 19 anni ha ucciso un carabiniere ed è stato condannato all’ergastolo, con pena poi ridotta a 20 anni in secondo grado. È stato nel carcere di Grosseto, poi a San Vittore e a Bollate, a Milano. Si è laureato, ha iniziato uno straordinario percorso di giustizia riparativa assieme alla famiglia della sua vittima, poi ha iniziato a lavorare come educatore in comunità, per quella Kayros da cui sono passati alcuni dei rapper più forti di nuova generazione. Al resto ha pensato la musica: insieme all’artista Patrick Yassine e a Antonio Bongi, ha fondato Attitude Recordsz, che già ha prodotto i suoi primi dischi rap "from perif", lavorando con artisti che hanno esperienze complicate alle spalle.
Graziani Ivan
Se non lo si sa, è un colpo al cuore sentire la voce di Ivan Graziani aprire I marinai, traccia dell’ottimo Lux Aeterna Beach di Colapesce Dimartino. Quella del duetto post-mortem è un’operazione che poteva finire malissimo, visto quanto è rischioso mettere mano sul materiale inedito di giganti di questo tipo, e che invece – merito anche la cura con cui la famiglia di Graziani ne gestisce l’eredità – ha portato a una canzone commovente (e a una notevole gaffe a X Factor, ma sorvoliamo). A gennaio uscirà un intero album di materiale inedito: se i brani fossero tutti così ci metteremo la firma subito.
Guccini Francesco
Non male questa infilata Graziani-Guccini, non parrebbe proprio che stiamo raccontando nel 2023. Invece, per fortuna, sono ancora due nomi rilevanti oggi. Guccini lo sarà per sempre, e ancora di più dopo il suo ritorno alla discografia con il secondo disco in dodici mesi, alla bellezza di 83 anni. La sua ultima fatica si chiama Canzoni da osteria, è il sequel del precedente Canzoni da intorto ed è un insieme di cover che stanno particolarmente a cuore al Maestrone. Se per ovvi motivi questi due dischi non entreranno nel novero dei suoi capolavori immortali, clamoroso è il modo in cui hanno svelato anni di isteria da numeri e annuncismi vari. Mentre i vari rapper si dannano l'anima per accumulare stream e autocelebrare riconoscimenti, Guccini, solo con i supporti fisici, ha vinto il disco d'oro in poche settimane con il vol. 1 ed esordito al secondo posto tra gli album con il 2. Ma s'io avessi previsto tutto questo...
Guinevere
L’abbiamo vista debuttare alla notte dei CBCR l’anno scorso, con la convinzione che stessimo assistendo a qualcosa di splendente che iniziava a prendere forma. Poi è arrivato il disco Running In Circles a confermarlo: Guinevere ha questo suo modo naturale di stare tra il pop acustico e la musica da camera, sfiorando appena jazz e prog con una voce che ricorda quella di Weyes Blood, artista americana che negli ultimi anni sta sfornando dischi uno più bello dell’altro. Noi siamo qua con le orecchie tese, sperando in una sorte simile.
Il mago del gelato
Vicini di casa dei Brucherò nei pascoli, Il mago del gelato – nome preso da un mitologico bar del loro quartiere – rappresenta l'anima più contaminata e multiculturale di via Padova a Milano, un luogo che sempre più rappresenta una via di fuga dalla metropoli. Afrobeat, funk, library music, elettronica insieme in un vortice di groove che si sta allargando sempre di più. E in cui siamo finiti dentro anche noi con tutte le scarpe.
i sordi
I fratelli Nicolin, in arte i sordi, vengono da Vicenza, e sono dei freak di quelli veri. Sono in due, ma girano con un armamentario di strumenti da farli sembrare un esercito: batteria, percussioni, chitarra acustica ed elettrica, basso (fretless), synth, distorsori vocali, strumenti etnici vari. E tutto questo a giudicare solo da un paio delle loro live version. "La musica sorda è elettronica, acustica, improvvisata e sa di mango", si può leggere nella loro bio: un mappazzone di generi – dall'art rock all'ambient – imprevedibile, talmente camaleontico da non permettere un secondo di distrazione. Lisergici e magnetici, date un'occhiata qua sotto.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo 2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini, Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-30 12:00:00
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