2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 9)

100 nomi: altrettanti artisti, artiste, band, collettivi, etichette. Tutti assieme, chi nel bene, chi nel male, chi nel così così. Ma, ciascuno a modo proprio, rilevanti per questo piccolo mondo a cui teniamo tanto: la musica italiana

Grafica di Luca Dal Ben
Grafica di Luca Dal Ben

 SGA 

La copertina del pezzo è bruttissima, verde fosforescente che offende la retina (tutto voluto, sa lavorare con l'immagine il ragazzo). Ma la sua Tunnel carpale è una vera hit, l'inno di tutti quelli che detestano gli elementi che denotano quei milanesi molto benestanti: le feste con la coca, l'indole da imprenditori, l'interrail. Un brano eccezionale fatto con due euro e un programma craccato sul pc, da parte di questo classe 1993 dalla provincia lombarda che ha iniziato a fare musica per scherzo e per sfottere il "poseraggio" meneghino. SGA è la nostra salvezza, la valvola di sfogo di tutti noi che vorremmo inneggiare sottovoce: "Fanculo l'arrampicata". 

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Shiva

Questa è una storia pesa, di cui avremmo di certo preferito non scrivere. Lo scorso 11 luglio Andrea Arrigoni, in arte Shiva, si trovava nella sede della sua casa discografica Milano Ovest, a Settimo Milanese, quando è stato aggredito da due ragazzi a volto coperto. Il rapper estrae una pistola e apre il fuoco verso i due ormai in fuga, ferendoli alle gambe. Per questo è stato arrestato con l'accusa di porto abusivo di arma da fuoco e quella, pesantissima, di tentato omicidio. Shiva è uno dei rapper più noti degli ultimi tempi. Uno che ha chiamato una canzone Bossoli, ma tutti possono tranquillamente parlare di quel che vogliono fin che non fanno cazzate reali. Dopo l'arresto la comunità rap si è stretta attorno a lui, tanti hanno solidarizzato sul palco e via social. E va benissimo "Free Shiva": la solidarietà è una cosa meravigliosa e giusta, e il carcere non si augura a nessuno, tanto meno quello preventivo. Ci permettiamo però, un po' fuori dal coro, di dire attenzione, che c'è gente che si è fatta male. E che certi messaggi sull'autodifesa sono roba da Salvini. 

Siamo Magazine

Siamo è una webzine di un gruppo di ventenni sparsi per l’Italia, amanti della musica che non passa in radio. Sono sbucati fuori in questi anni, si sono fatti notare online e dal vivo, visto che sono sempre presenti agli eventi della scena, soprattutto a Milano e Torino, per fare banchetti, serigrafare t-shirt, organizzare showcase. Hanno pure fatto la cosa meno Gen Z del mondo: stampare un numero cartaceo, pieno di contenuti e passione. Certo, c'è ancora un sacco da lavorare, ma che bello sapere che questa cosa, che sia un mestiere o un semplice hobby, passa di mano in mano con la fotta di un tempo. 

Silverio Massimo

Dalla Sardegna di Daniela Pes ci spostiamo in Carnia, sulle montagne friulane, terra che ha più punti in comune con l’isola di quel che si direbbe. A cominciare dall’attaccamento alla lingua locale (e non dialetto, come precisa la gente del posto), qualcosa di così diverso dall’italiano da sembrare magica. È da qua che proviene Massimo Silverio, che canta le sue canzoni di un alt folk spigoloso con voce soave – qualcosa di molto vicino a Thom Yorke – nella variante carnica del friulano. Ha fatto scalpore il fatto che pure Iggy Pop, nel suo programma della BBC, ne abbia parlato, eppure non dovremmo sorprenderci: l’album è una bomba.

Simba La Rue

Mohamed Lamine Saida, in arte Simba La Rue, è nato nel 1999 nel comasco e di tarantelle ne ha fatte parecchie, e pesanti. Si è da poco preso una condanna a 4 anni di carcere per una storiaccia, cui potrebbero sommarsene altre. Mentre continua a finire sulle pagine di cronaca – spesso zeppe di cliché e moralismi d'accatto – ha intensificato la sua produzione musicale e così dopo l'ep Crimi (2022) e una serie di singoli con vari altri artisti della nuova scena rap, a inizio 2024 pubblicherà il suo primo vero disco, Tunnel, descritto come "un album denso di significato che si muove nel labirinto della sua anima, e che spingerà a fondo nel racconto delle esperienze personali e nel percorso musicale di Simba La Rue". Chiaramente ci affascina da morire, e nella sua musica troviamo materiale molto interessante (assieme a cose un po' facilone e teenageriali). Lo avevamo detto: siamo passati dalla fase in cui i rapper giocano a fare i gangster, a quella in cui i "gangster" giocano a fare i rapper. Speriamo che continui a fare questa seconda attività, che gli riesce bene. 

Spada Elisabetta

Ha aperto i concerti a Sinead O'Connor, girato per i teatri d'Europa, si è fatta un nome in Belgio. Poi il black out, lo stop con la musica. 10 anni dopo la luce si è riaccesa questa artista romana classe 1977 ha pubblicato il suo primo vero disco, Home Again, un album che è folk e pop assieme, pieno di energia, il cui ascolto fa stare bene sin da subito. Perché la musica vale sempre la pena, e di permette di affrontare tutto quello che da dentro ti tormenta, sia il cosiddetto "ageism" o la sindrome dell'impostore.

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Spera Vincenzo

Vincenzo Spera è morto a marzo in seguito a un incidente stradale. È stato promoter, manager e imprenditore, dal 2012 a capo di Assomusica,  associazione di categorie dei promoter italiani. Aveva 70 anni, si era trasferito dalla provincia di Salerno a Genova a poco più di vent'anni, dove ha iniziato a lavorare come organizzatore di eventi. Così si è trovato a lavorare con alcuni degli artisti nazionali e internazionali più importanti: da Fabrizio De André – di cui era grande amico e per cui organizzo un grande evento tributo nel giugno del '99, pochi mesi dopo la sua scomparsa – a Franco Battiato, da Francesco Guccini a Bob Dylan, fino a Frank Sinatra, Miles Davis e tantissimi altri. Lo salutiamo con le parole della "sua" Assomusica: "Non tradiremo la tua voglia di 'coltivare emozioni' con il sorriso sulle labbra, l’allegria e il coraggio di chi ha voglia di entusiasmarsi. Che la tua, la nostra musica ti accompagni sempre".

Stegosauro

Gli Stegosauro vengono da Vicenza e sono una delle cose più fighe uscite dalla scena emo degli ultimi anni. Sono parecchio giovani e hanno appena un disco di sei tracce omonimo fuori, però si sono già fatti notare in lungo e in largo per l’Italia, suonando anche nei due festival imprescindbili per gli appassionati del genere: il Venezia Hardcore e l’Italian Party di Umbertide. Uniscono screamo, midwest emo, math rock e punk in uno sfogo incandescente da cui lasciarsi prendere in faccia. Una bella scoperta (e non archeologica).

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Tananai

Ritorniamo a quel fatidico primo ascolto delle canzoni di Sanremo, qualche settimana prima del Festival. "Non male questa", abbiamo pensato in molti ascoltando Tango, il brano di Tananai firmato con fior d'autori. Una bella ballatona dal sapore itpop, forse un po' fuori tempo massimo ma comunque ben scritta. "Ma è questa la rec, live si schianterà", proseguiva l'elucubrazione, visto che il ragazzo dalla periferia milanese non è esattamente famoso per il bel canto e questo brano è decisamente più complicato dei divertissment precedenti. E invece dal vivo ha fatto ogni volta un gran bene, e quando è venuta fuori la "spiegazione" di Tango, il suo riferimento alla guerra in Ucraina, non abbiamo potuto fare a meno di commuoverci. Veramente una gran bella cosa, in un momento in cui è davvero difficile stupire. La storia di questo ragazzo, passato un po' per caso dall'irrilevanza a diventare un meme e da meme a diventare un re mida del pop con hit su hit e palazzetti pieni, è semplicemente incredibile. Ma a questo punto il culo non c'entra più.

Tedua

Il suo è stato uno dei dischi più venduti del 2023, tra i più discussi e premiati anche dalla critica (per Rolling Stone è il disco dell'anno). Viene considerato il nuovo "poeta" del rap e di certo si è inventato un concept album ambiziosissimo (pure troppo) che nell'hip hop di qualche anno fa gli avrebbe fruttato anni di prese per il culo. Poi è arrivato il momento del tour, e i suoi show sono stati altrettanto grandiosi nelle scelte, salvo avere ancora parecchie cose che secondo noi non funzionano. Non sappiamo se questo disco, per molti considerati un nuovo turning point nel rap italiano, sarà ascoltato ancora tra dieci anni. Ci sono cose che ci piacciono molto nella sua scrittura e soprattutto nella sua attitudine e cose che continuano a sembrarci un po' facili e appiccicate lì. Ma vedere il tipo di alchimia e immedesimazione che ha creato con il suo pubblico è veramente qualcosa di impressionante. 

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini, Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-30 12:00:00

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