2024: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 2)

Nel bene e nel male, con grandi dischi e capodanni rinviati, dissing, feat. internazionali e – ahinoi – pure lutti, ecco le donne, gli uomini e le band che hanno segnato questo 2024 della musica italiana

Grafiche di Beatrice Arrate
Grafiche di Beatrice Arrate

Brondi Vasco

Un segno di vita è uno degli album più belli degli ultimi tempi, persino un passo avanti rispetto a Paesaggio dopo la battaglia che pur era un bellissimo disco (ma uscito in un periodo complesso, la pandemia, in cui i dischi sono stati "metabolizzati" in un altro modo). Ci sono dentro degli inni memorabili come quelli di un tempo, come Un segno di vita, Fuoco dentro e soprattutto Illumina tutto, meravigliosa. Che Vasco sarebbe diventato un uomo e un artista del tutto risolto, per chi lo conosce, non era questione su cui avere dei dubbi. Che potesse vivere un momento di simile splendore e serenità – un gran disco, arrivato anche a un pubblico più "mainstream" di quello abituale, una colonna sonora, un tour pieno di gente e la grande festa di Costellazioni – non era invece scontato per chi la vita e l'arte l'affronta con l'intensità che ci mette lui. Tutto giusto, tutto meritato. 

Brucherò nei pascoli

Potevano essere "solo" un duo live divertente e dissacratorio, e già non sarebbe stata affatto poca cosa. Ma Davide, Stefano e Nic sono molto di più. Sono una band che suona alla grande e si pone l'ambizione di fare cose belle per sé stesse e la propria gente. Sono agitatori culturali, tra i pochi che non hanno posizioni di rendita da difendere o "giri" da proteggere. Qua è quando siamo andati in gita con loro tra via Padova e viale Monza, la zona in cui sono nati e che ora li sta "espellendo". Abbiamo fatto una cosa che non si fa più: abbiamo parlato di politica. Ci siamo confrontati con la gente del quartiere più cool di Milano, attaccato adesivi, lanciato qualche "Nolotov" immaginaria. E capito che ci siamo fottuti con le nostre stesse mani.

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Brunori

"Abbiamo una certa età, a mezzanotte si dorme". Con il suo stile, senza mai prendersi troppo sul serio anche quando è serio eccome, Brunori ha detto una cosa semplice: non c'è alcun motivo, se non il conformismo e la mancanza di coraggio di "opporsi" a decisioni imposte dal mercato, come quella per cui tutti i dischi debbano uscire il venerdì a mezzanotte (ma ce ne sono di molto più impattanti). Quindi le cose si possono fare anche diversamente. E così i due pezzi che hanno concluso il suo 2024, La ghigliottina e Il morso di Tyson, sono uscite un po' quando gli pareva (e la questione dell'orario e del suo pubblico, per come l'ha posta, è pure molto sensata). A questo si aggiunga, ma c'erano pochi dubbi, che sono brani meravigliosi, soprattutto il primo. Ora andrà a Sanremo, una realtà con cui ha scelto di "non confrontarsi" per anni. Tra tanti "imbucati" ha perfettamente senso che lui su quel palco ci sia, e in questa fase della carriera. Siamo molto curiosi. 

Ca7riel e Paco Amoroso

Sono un duo argentino, che suona davvero alla grande. Fanno un mix di elettronica, trap e pop (queer pop?), molti li hanno conosciuti per uno dei Tiny Desk più apprezzati e condivisi degli ultimi tempi. Un set davvero magnetico, colorato e irresistibile, sbalorditivo (se non lo avete visto, regalatevelo). E cosa c'entrano i due con l'Italia? È colpa, o merito, di questa canzone dal titolo Pirlo. No, non c'entrano insulti mal traslitterati e nemmeno aperitivi bresciani, è proprio quel Pirlo, l'ex calciatore, visto che nel ritornello il pezzo dice Que yo sin ti soy como Italia sin Pirlo. Un altro pezzo internazionale dedicato a un grande del nostro calcio dopo il riferimento al compianto Schillaci nel pezzoTemperature di Sean Paul, Baggio di Miles Kane (Baggio, mostrami la strada da percorrere, canta) e Numero Uno, pezzo tedesco in salsa trash dedicato a Luca Toni. 

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Cadio

A un certo punto mi arriva una mail dal titolo "Il divano di Robert Pattinson". In caso non lo conosciate è un'ex teen star (che oggi ha quasi quarant'anni, come d'altra parte io, senza nemmeno essere stato una teen star), che tra il 2008 e il 2012 è stato il protagonista di 5 episodi della saga vampiresca di Twilight, per influenza culturale una specie di versione vagamente pruriginosa di Harry Potter. Il motivo per cui c'è chi ha ritenuto che l'informazione potesse essere rilevante per Rockit è legata al nome dell’architetto e designer Andrea Cadioli, che si è adoperato per "costruire una struttura in legno ricoperta di mussola e hanno iniziato a modificare e modellare la forma". Insomma, quel divano l'ha fatto Cadio. Cadio dei Dari, un piccolo pezzo di storia emo all'italiana (anzi all'aostana). E così, in piena epoca "revival" siamo andati in cerca della nuova vita di Cadio.

Carboni Luca 

"Sono rimasto senza parole, quella malattia sta nella nostra vita, ma pensi che a te non toccherà mai. Improvvisamente tutto è cambiato. Stavo registrando un album nuovo, avevo già definito dieci pezzi. In pochi minuti, tutto è cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere". Queste cose le ha raccontate pochi mesi fa Luca Carboni al Corriere della Sera, spiegando così la sua sparizione totale dalla scena negli ultimi due anni (non che sia mai stato uno tanto presenzialista, ma questa volta è stato molto diverso). L'intervista ha creato molta commozione e in tempi di sovraesposizione costante di tutto e tutti, a colpire è stato anche il suo riserbo. Ora sta meglio, ha fatto un bellissimo pezzo, San Luca, nel disco di Cremonini e c'è una mostra di sue opere. Che gioia. 

Carol

Alias di Carolina Faraoni, Carol è nata a Brescia, ha una formazione in canto e composizione musicale portata avanti tra la Berklee University of Music di Chicago e la Civica Scuola di Musica Jazz di Milano. È uscita con un Ep a luglio per Oyez,Horse. Ha un bel team di persone con cui collabora: il batterista Elia Pastori, un giovane autore come Leonardo Tosti e il produttore Davide Tarragoni dei Barkee Bay. Scrive sia in italiano che in inglese, sta trovando il suo centro di gravità tra il jazz, il folk e l'indie-rock più chitarristico. La sua musica sa di "riscoperta", l’ep celebra temi come la perdita e l’amore. Da tenere d'occhio. 

Castello Marco

All'ultimo MI AMI sembrava una one man resident band. Marco Castello è generoso e innamorato della musica, motivo per cui tirarlo giù dal palco non è facile. Ne avranno presto un'altra prova coloro che se lo gusteranno il prossimo 11 gennaio all'Arci Bellezza, per una tripla data in meno di dieci ore organizzata proprio dal "festival dei baci". La sua crescita è stata tanto organica quanto impressionante, un artista indipendente fino in fondo che fa i sold out in poche ore. Senza le barre e le pose su IG. Ma con tante belle canzoni: se lo scorso anno la sua Melo era stata per noi il pezzo dell'anno, in questo 2024 senza dischi ha comunque piazzato due singoloni diversissimi e bellissimi come Muro con RBSN e la traccia con Ele A nel disco di Mace. Non tirate mai più Re Mida giù dal palco. 

CCCP

"I CCCP sono tornati insieme (ma non si capisce a fare cosa)". Un anno e mezzo fa titolavamo così, comunque esaltati per la prospettiva di rivedere assieme in qualunque modo e forma avessero deciso i fondatori della band più importante dell'alternative rock italiano. Ora che tutto è finito lo abbiamo capito eccome, e non potevamo nemmeno sognare che il risveglio della cellula dormiente potesse significare tanta meraviglia. Gli spettacoli a teatro, una mostra meravigliosa, ma soprattutto un tour che ci ha torto le budella. Il loro live al Carroponteè stato qualcosa di mistico, capace di andare oltre alla musica. Completamente senza parole (in compenso ci sono i bootleg per recuperarle). 

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Club Dogo

Ordine alfabetico e amor di eresia tengono vicini Lindo Ferretti e compagni e Jake la Furia e soci (compagni in effetti pare un po' troppo). Un'altra reunion, la stessa accusa di essere passati all'incasso per via della propria storia e del buon momento dei maxi live. Anche fosse stato solo questo, sarebbe andata benissimo così perché la loro "residenza" al Forum d'Assago è stata una roba da mitologia, uno show live di un livello troppo superiore alla media di quel che gira oggi in ambito rap. Tutto questo davanti a un popolo che si "riconosce" nei Dogo, secondo una dinamica di "affiliazione alla musica" che oggi in Italia davvero pochi possono dire di aver scatenato come hanno fatto i re degli zanza milanesi. E poi, anzi soprattutto, c'è un disco che è un grande disco rap, persino migliore di alcune cose che i Dogo hanno fatto nel loro presunto "prime". C'era una volta in Italia...

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2024: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di V. Comand, D. Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-12-30 10:28:00

Tag: 100nomi

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