Coca Puma
Facile con una così, si dice ora. E invece facile non era per nulla. Coca Puma – che ha un moniker reso ancora più pazzesco dal fatto che non sia un moniker: si chiama Costanza Puma – non è una raccomandata, una "industry plantata" come piace dire ora. È una che ha mandato in giro demo come fanno tutti prendendo decine di mancate risposte (e mancati ascolti, verosimilmente), non è una che viene dai giri giusti. Per fortuna, però, c'è chi ascolta ancora la musica, anche se non c'è un nome dietro. Costanza ha trovato nella label padovana Dischi Sotterranei chi ha fatto questo con lei (pubblicando il suo esordio,Panorama Olivia, per noi uno dei dischi dell'anno), ha trovato una regista, Carolina Pavone, che si è innamorato della sua musica e, da emergente totale, l'ha voluta per comporre il suono del suo film Domani Quasi a Casa. Tutto questo senza fare "la musica del momento", ma concedendosi non poca ricerca e calandosi un cappello sulla fronte per non farsi rubare l'anima.
Corsi Lucio
"Sanremo è una vetrina e in vetrina ci vanno i manichini". Lo ha detto Lucio Corsi poco prima che il suo nome venisse annunciato tra i concorrenti del Festival. Incoerenza? Possibile. Ma anche se fosse, ben venga se può portare la sua musica su un palco nazionalpopolare dove ultimamente la proposta artistica è stata omologata a livelli quasi asfissianti. Lucio è uno che non fa "le cose con i brand", che produce la propria musica in maniera più che artigianale con i suoi amici di una vita, che butta fuori roba quando ha qualcosa da dire e ha voglia di suonare in giro (è live che la sua musica esplode). Che uno così, un vero artista in un "lavoro" in cui ce ne sono sempre di meno, vada a Sanremo, è una benedizione. E che bellaTu sei mattino...
Co’ Sang
Altro giro, altra reunion (e ne abbiamo pure omesse alcune di questo 2024...). Luchè e ‘Ntò sono tornati insieme dopo 12 anni di scazzi davvero pesanti con un evento a settembre in Piazza del Plebiscito (problematico visto il cattivo tempo) e con un nuovo disco, per altro bello. Qua è dove vi spieghiamo, anzi il nostro uomo sotto il Vesuvio ci spiega perché per Napoli la loro esperienza è stata e sarà sempre fondamentale. Per chi non viene da lì non è semplice da capire ma provate a pensare a Milano e i Club Dogo e cambiate luogo e collettivo e potreste riuscire a farvene un'idea.
Cosmo
Con Le ali del cavallo bianco Cosmo ha fatto un nuovo disco che suona estremamente bene (anche grazie a Not Waving), con un paio di testi (ad esempio L'abbraccio) capaci di ritrovare quel tocco magico che agli esordi del suo progetto solista lo avevano reso qualcosa di davvero generazionale. Ora la sua generazione di anni ne ha compiuti o sta per compierne 40, ha altri problemi e altre esigenze. Ma ha più bisogno che mai di una voce come quella di Marco, in cui ci si possa immedesimare anche se suona in maniera diversa da tutto. Il suo percorso rimane una "testimonianza" di alterità, di come l'attitudine sia tutto al di là dei risultati che si possono raccogliere. Consigliamo, oltre all'ascolto della sua musica, la lettura di questo pezzo e questa intervista. Un bello scambio, che fa onore ai protagonisti.
Cotto Massimo
Non sono state poche le perdite di peso quest'anno, purtroppo ne incontreremo molte in questa lista. Ci sono gli artisti e gli organizzatori di eventi, la cui assenza sarà molto pesante per un settore che si affida troppo spesso alla forza di volontà di singoli e gruppi. Altrettanto dolorose le perdite nell'ambito editoriale (abbiamo già incontrato il nome di Assante), un settore tanto fondamentale quanto bistrattato. Il giornalista astigiano Massimo Cotto è morto all'età di 62 anni, dopo una lunghissima carriera passata a raccontare i più grandi musicisti del panorama mondiale e internazionale, in radio, tv, sui giornali e con un'enorme produzione di libri. Aveva sempre degli occhali incredibili e una passione tracimante per la musica, che non faceva per nascondere.
Cremonini Cesare
In Italia si ascolta solo rap. E Cremonini. Che è tornato con un nuovo disco dopo che quello di prima era andato bene, ma non benissimo (quello prima ancora, Possibili scenari, era stato un trionfo, meritatissimo), e ha messo assieme qualità e numeri. Il singolo Ora che non ho più te ha girato un sacco e portato nell'heavy rotation radiofonica suoni stratificati che non si sentivano da un pezzo su certe emittenti. Gli altri pezzi che compongono Alaska Baby, quali più e quali meno, sono la riprova che si può ancora fare pop e si può farlo ai massimi livelli.
David Damiano
Non è che ci tocca smentire subito la frase che abbiamo scritto qua sopra? Intendiamoci, le prime canzoni pubblicate dal frontman dei Maneskin sono ben scritte e prodotte, e l'insuccesso è fatto in tutt'altra maniera. Semplicemente, abbiamo il dubbio che il campionato a cui ha deciso ora di partecipare non sia quello che gli compete. Al di là del fatto che è bravissimo, molto figo e molto italiano (per come gli americani amano pensare che siamo fatti), di popstar di quel tipo ce n'è altre, e Harry Styles è inarrivabile. Rockstar, invece, ce n'è davvero poche, e probabilmente la sua popolarità planetaria era dovuta proprio alla capacità di parlare a un popolo rimasto orfano (o quasi) da decenni di nuovi nomi credibili (tutto quello che ha fatto con la band romana toccava una sfumatura di rock, anche nel caso delle ballad più stracciamutande).
De Simone Andrea Laszlo
Che noi si sia innamorati di questo artista è cosa risaputa (è una specie di monopolista delle nostre classifiche, e per fortuna per i colleghi che pubblica poco...) La sua musica è un dono – ne arriverà dell'altra?! speriamo presto! – di cui essere riconoscenti. Perciò siamo semplicemente entusiasti del fatto che ora questo amore sia affare condiviso, e pure senza confini. Negli scorsi mesi il cantautore torinese si è aggiudicato il premio César, prestigiosissima statuetta del cinema francese grazie alla colonna sonora del film Le Règne Animal (filmone, pazzo e molto bello). Un risultato straordinario per un musicista straordinario: il minimo che possiamo fare è accorgercene.
Diss Gacha
C'è un meme (lo trovate in fondo al pezzo linkato qua) che è girato un po' dopo il live di Diss Gacha a MI AMI. Si vedono dei carabinieri sotto il suo palco, che più che a sedare qualche situazione inopportuna (che non c'è stata) pensano a godersi il live. Anche se molti lo hanno pensato in un primo momento, Diss Gacha, però, non è affatto un meme. È una delle voci più interessanti di un rap che propone sempre meno contenuti originali, uno che pensa con la propria testa, che prende il bello che arriva dall'America senza aspettare di vedere se funzionerà o meno, che ha contenutioltre che stile. Uno che fa una cosa che la musica ha sempre fatto: influire sui propri tempi a cominciare dal linguaggio utilizzato. Qua è quando siamo andati con lui alla Scuola Holden e ci siamo divertiti a vederlo in cattedra invece che tra i ballas.
Eucaristia
È dalla mente di due argentini, Agustìn Sureda e Ignacio Hitters, e un brianzolo, Matteo Grizzi, che nasce lo spettrale trio degli Eucaristia, la band più decadente che possiate incontrare tra i vicoli della nuova scena emo punk italiana. La loro musica è fatta di una filigrana bianca e nera, lugubre come le notti londinesi di Jack lo Squartatore, per un goth rock incandescente e furibondo, velato e disperato come solo il post punk sa essere. Il loro primo ep si chiama An Image of a Sine ha un intro e due brani, tutti di durata inferiore ai due minuti. Poco? Nient'affatto, per toccare l'abisso non serve nemmeno un secondo di più.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo 2024: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di V. Comand, D. Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-12-30 10:28:00
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