5 cover italiane dei Nirvana che vale la pena ascoltare

Il grunge muore il 5 aprile del 1994, con quel colpo di fucile che mette fine alla vita di Kurt Cobain. Abbiamo raccolto le 5 cover dei Nirvana più belle fatte dagli artisti italiani, per stare un po' più male, per stare un po' più bene

Kurt Cobain in un frame dall'Unplugged in New York
Kurt Cobain in un frame dall'Unplugged in New York

Il 5 aprile del 1994 Kurt Cobain si è suicidato, mettendo fine alla generazione de grunge, quella dei  vecchi-di-quarant’anni che indossano ancora le cicatrici degli anni Novanta: la stempiatura per aver portato i capelli lunghi con la divisa nel mezzo per troppo tempo, il primo tatuaggetto che ormai sembra un livido, un orecchio da cui sentono meno, il mal di schiena ereditato dai tanti concerti sudati, l’avversione per la camicia abbottonata e la passione per le magliette dei gruppi e le felpe col cappuccio.

Quelli che hanno provato a suonare in una band che faceva pezzi originali che sembravano sempre quelli dei Nirvana e che hanno fatto sesso la prima volta grazie al nuovo trend che rendeva scopabile il brutto ma tanto sensibile.

Tanto per contestualizzare: aridosso degli anni ’90 i ragazzi non ci capiscono più un cazzo di niente. Sono depositari di un disagio talmente diffuso da non aver avuto riscontro oggettivo nel loro giovane immaginario. I loro genitori nel decennio precedente sono riusciti a comprare casa ed elettrodomestici e auto e le gite fuori porta e le vacanze d’estate e il voto alla DC senza andare in chiesa e il voto dinamico e moderno al PSI e il voto tutto cuore al PCI (alcuni al MSI, per lo stesso motivo) e per i bambini degli Ottanta, la vita è disposta su un tapis roulant che va in una sola direzione, verso la serenità.

Quando è arrivata la crisi, ed è arrivata bella pesante, i genitori dei futuri grunge sono abbastanza preparati, perché hanno avuto a loro volta genitori che hanno visto la guerra, quella vera che storpia, distrugge, uccide. Allora si rimboccano le maniche e si ripetono andrà tutto bene fino a crederci.

I ragazzi no, perché l’unica guerra che hanno visto da piccoli è quella tra Daitarn 3 e i Meganoidi, tra He Man e Skeletor e quando nei primi ’90 arrivano le notizie dai Balcani sul conflitto del Golfo, fin troppo vicino, quando le ideologie crollano e i soldi iniziano a finire prima del previsto, quando il passaggio dalle medie alle superiori significa prendere un bel po’ di schiaffi e stare zitti, quando i molti che abitano in provincia hanno il primo sentore che non se ne andranno mai via da lì, allora implodono dentro il fischio degli amplificatori e delle urla al microfono.

La storia la sapete, sarebbe ridondante solo starla a ripetere. Qui sotto trovate cinque canzoni dei Nirvana rifatte da alcuni artisti italiani, due delle quali prese dal mitico tributo When I Was An Alien di Inconsapevole Records, in cui c'era anche una versione sghemba e homemade di Pennyroyal Tea cantata da uno dei vostri idoli di sempre

Appino - Smells Like Teen Spirit

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Andrea Appino, cantante degli Zen Circus e grande fan dei Nirvana della prima ora, riesce nella cosa vietatissima, che non si dovrebbe mai fare: prendere la canzone più famosa e abusata dei Nirvana e farne una copia praticamente identica all'originale. Un coraggio che nemmeno Braveheart,  ma il risultato è molto buono. 

Manuel Agnelli - You Know You'Re Right

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Manuel Agnelli parla dell'influenza della morte di Kurt Cobain nella sua vita, del cambiamento che i Nirvana hanno rappresentato e di quel colpo di fucile che ha messo fine al cambiamento. Poi si lancia in una cover del singolo dei Nirvana uscito postumo, con la chitarra acustica e il violino del fido Rodrigo D'Erasmo. L'esecuzione non perfetta la rende ancora più bella.

Rockin' 1000 - Smells Like Teen Spirit

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Di nuovo quella canzone lì, che conoscono anche i muri, le nonne, gli animali domestici. Un brano che può far morire di noia, nonostante sia stato il simbolo di una generazione. Eppure  sentirlo cantare e suonare da 1000 persone lo rivitalizza al punto da farlo diventare spirituale, il canto popolare all'epoca del disagio.

LeFragole - Lithium

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Di cover dei Nirvana ce ne sono tante da non sapere quale scegliere, ci si sono cimentate band famosissime e progetti super indipendenti, come questo. Una cover lo-fi, che sovverte lo stile "strofa piano - ritornello forte" diventato Bibbia grazie a band come Pixies e riutilizzato nel grunge fino allo sfinimento.

Albedo - Something in the Way

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Concludiamo con un'altra band degli anni appena precedenti al tracimare dell'itpop, quando far parte della scena indie significava farsi i km in furgone per suonare nei club a poco più del rimborso spese, tutto per passione. Something in the Way è diventata famosa dopo essere stata associata all'ultimo Batman, ma questa versione gli rende giustizia, con le viscere sul tavolo.

BONUS: Nirvana live al Palaghiaccio, Roma il 22 febbraio 1994

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L'articolo 5 cover italiane dei Nirvana che vale la pena ascoltare di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2024-04-05 09:41:00

COMMENTI (1)

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  • iosonopony8 mesi faRispondi

    Madonna mia quanta orripilanza tutta assieme